Un album di consapevolezze e trasformazione: ‘Risorgimento’ di Mille tra estasi e suoni ambientali. L’intervista.
Il Risorgimento di Mille è ciò che resta di un campo di battaglia, tra macerie e speranza. Si presenta subito tuttavia con l’immagine di un godimento supremo – vera e propria «estasi» – racchiuso nell’immagine di copertina, in cui la cantautrice appare con la testa all’indietro e il volto abbandonato ad un senso di ebbrezza. È la stessa immagine – coniugata in maniera diversa – della copertina di UMPM (un maledettissimo posto migliore), l’ultimo singolo rilasciato prima dell’album in ordine cronologico.
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«A un certo punto – racconta Mille – mi sono trovata in un campo di battaglia con le cose che stavo vivendo. I temi sono ribellione, liberazione, l’erotismo. E l’amore. In copertina, ispirata in parte a Teresa D’Avila, c’è l’estasi e dall’estasi nasce la vita». Il riferimento è chiaramente a L’Estasi (più propriamente la Transverberazione di santa Teresa d’Avila), scultura in marmo e bronzo dorato di Gian Lorenzo Bernini, realizzata tra il 1647 e il 1652. La potete ammirare nella cappella Cornaro, presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma. «La vita mi è tanto cara. – aggiunge la cantautrice – In un mondo in cui spesso si va veloce, c’è la necessità di fermarsi a guardare con occhi vergini. Anche lo stupore è un super potere, se ci pensi».

Con Bernini siamo nel periodo artistico del Barocco romano, ma per la cantautrice quell’espressione di totale abbandono fa da ponte proprio al titolo dell’album. «Risorgimento – dice – va a semplificare e riassumere tutto quello che ho scritto nei testi. Vale a dire che voglio vivere e voglio che la mia vita sia migliore rispetto a ciò che posso aver vissuto prima. C’è un prima e un dopo: Risorgimento indica il cambiamento. Il bisogno di vivere in modo degno e piacevole è alla base di tutto, è il motore di tutto».
Risorgimento è dunque un viaggio tra consapevolezze e nuove libertà, tradotto in musica grazie all’aiuto di Unbertoprimo. «Ho la fortuna di lavorare con le persone che più stimo e a cui più voglio bene al mondo. – dice Mille – Tra questi c’è Unbertoprimo, produttore, autore e batterista con cui lavoro da sempre. Vive nel mio stesso palazzo ed è del segno della Vergine: i dettagli non se li fa sfuggire, o almeno così dice sempre».
«Abbiamo lavorato molto – continua – e poi c’è tanto di me. Non posso prescindere dallo scrivere quello che vivo. Ho vissuto tanto e ho avuto tante cose da dire. Secondo me i dischi rappresentano l’opportunità di immortalare dei periodi storici e dei cicli della vita che ti porti dietro. E che possono insegnarti cose per il futuro».
Sarà anche questo sodalizio ormai consolidato ad aver regalato una maggiore libertà espressiva. In studio – racconta Mille – «era tutto suonato e quindi registravamo anche suoni ambientali». «È un’opportunità – precisa – cade una penna e dici Che bella la penna che cade!. È da nerd, lo so, ma abbiamo registrato tutto. Senz’altro l’opportunità di suonare veramente con qualcuno ti fa toccare con mano anche i suoni. Ci siamo poi presi spazio e tempo per questo disco e questo mi ha permesso di ri-registrare alcuni pezzi».
«In alcuni brani – aggiunge – ci sono le primissime voci che ho registrato quando ho scritto la canzone. In altri ci sono le voci cantate e ri-cantate. Anche perché per la voce è il corpo che canta, non le corde vocali. Il lavoro non è tanto sull’intonazione. La differenza la fa come canti una frase. Le parole si cantano, non le note». C’è un unico featuring con Rachele Bastreghi su Tour Eiffel, di cui Mille si dichiara «fan devota».

«Quando l’ho conosciuta, avevo anche riverenza. – ricorda – Abbiamo subito preso confidenza, affrontando anche temi profondi. Ho scritto Tour Eiffel e parlando con Unbertoprimo gli ho detto Sarebbe bellissimo se sulla seconda strofa imboccasse Rachele. Mi ha risposto Chiamala, fagliela sentire. L’ho invitata in studio e il resto è storia. Ho voluto chiudere il disco con questo regalo che lei ha fatto a me».
Le tracce precedenti si muovono intorno a metafore, tempi sbagliati, rinascite. «Saremo completi, precisi e risolti completamente quando saremo orizzontali nella cassa da morto, non prima. – riflette Mille – La vita che facciamo e il contesto ci mettono davanti nuove cose da affrontare. Sarà sempre tutto inedito e ben venga. Mi piace pensare di poter abbracciare le cose inedite che arrivano».
Eppure, queste riflessioni sulla vita diventano qualcosa di altro: uno specchio della società che viviamo, dei tempi frettolosi che rincorriamo e di mezze verità. È il caso di brani come C’est fantastique o Artiglieria Pesante, ispirato in parte ai fatti avvenuti alla Diaz.
«Parte da lì perché il giorno prima di scrivere Artiglieria Pesante ne parlavo con alcuni amici. – racconta Mille – Però la metafora è più ampia, perché oggi spesso l’amore viene strumentalizzato. C’è una vera e propria manomissione delle parole e della gestione di esse. C’è un paradosso e mi colpiva che, proprio nel caso della Diaz, si fa violenza in nome di una cosa giusta: l’amore. Non si può sentire perché non ci sarà mai un buon motivo. Tutto però viene schiacciato per l’amore».
«Io mi discosto da questo concetto per dire anche che è una stronzata dire che l’amore non è bello se non è litigarello. – continua – Manipolare le parole e i fatti è un esercizio che oggi viene fatto molto spesso e che a me sta sul cazzo. Ho imparato che, se vuoi agganciarti a qualcuno, devi empatizzare con quella persona. Se vuoi che arrivi al tuo pensiero indicarla come omofoba e razzista non serve a niente. Ho imparato che un pizzico di ironia, la grazia, l’empatia probabilmente sono il mezzo attraverso il quale raggiungere chi non la pensa come te».
E ora? «Una canzone mi tormenta per giorni, giorno e notte. – ci risponde Mille – Quell’entusiasmo lo sento in quel momento. Ora è il momento in cui mi sento serena. Sto mettendo un altro mattoncino ad un edificio che voglio creare. Non mi sento svuotata, anzi con le spalle belle aperte e il petto in avanti e felice di quello che sto facendo. Con i piedi per terra. Cerco di considerare tutto ciò che mi succede nella giusta ottica e questo mi rende serena e felice».