A Bienno Borgo degli Artisti 2.0 incontriamo Giulia Mezza, la cui arte fonde principi di chimica e scienza con l’estetica.
A Bienno Borgo degli Artisti 2.0 incontriamo Giulia Mezza, artista che fonde scienza ed estetica portando avanti la sua ricerca sperimentale. «Sono arrivata a Bienno un mesetto fa. – ci racconta – Avevo visto il bando e mi aveva interessato subito, perché mi piaceva tantissimo il tema dello Spazio Vuoto. Ho fatto domanda e sono stata contattata dalla curatrice Cinzia Bontempi, che mi ha accolto in questo bellissimo borgo e me l’ha mostrato in tutti i suoi dettagli. Mi sono subito innamorata. A giugno ho quindi fatto una piccola lecture e poi sono tornata in residenza a luglio».
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La bottega di Giulia, nella via principale di Bienno, è ricca di disegni e di strumenti scientifici. Un’arte unica nel suo genere che – come sottolinea l’artista – richiede tempo e precisione. «Ho iniziato a lavorare sull’arte scientifica perché sono laureata in chimica e tecnologia farmaceutica. In seguito, mi sono iscritta in Accademia. Ho quindi cercato di combinare questi due mondi con lavori con inchiostri termocromici e indicatori di Ph».

«Sono lavori un po’ interattivi – prosegue – opere che possono comparire o scomparire. O addirittura cambiare colore. Anche a livello concettuale volevo captare alcuni aspetti della farmaceutica che entrano sempre nelle nostre vite, ma che spesso sono un po’ nascosti». In questo, i paesaggi «naturali incredibili» di Bienno sono stati un aiuto enorme per Giulia. «Soprattutto il torrente Grigna – dice – lavoro quasi sempre lì. C’è una grande quantità di rocce magmatiche ed esteticamente è un misto di colori e forme. Anche dal punto di vista scientifico è di ispirazione per me».
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A proposito di Spazio Vuoto, l’opera che Giulia Mezza sta creando a Bienno fonde proprio tutti questi elementi. «Tratto questo tema in maniera letterale con la sound art. – ci spiega – Nel vuoto il suono non si trasmette, perché è un’onda che ha bisogno di un mezzo. È interessante: noi sentiamo il suono tramite l’aria, ma è uno dei mezzi più sconvenienti per sentirlo. Il suono viaggia infatti più velocemente nei solidi e nei liquidi. Sapete dove non viaggia? Nello spazio vuoto. Ho creato un’opera in cui il suono è il silenzio».
Infine, Giulia Mezza ci parla della bellezza del confronto. «Questa residenza – commenta – vanta una selezione di artisti, ma c’è anche un piccolo collegamento dall’uno all’altro: pensieri concettuali che ci legano, tecniche in comune… questo rende più facile la collaborazione e la socializzazione, è piacevole parlare di questi temi».
«Per questo per me Bienno è prezioso. – conclude Giulia – Purtroppo e per fortuna la mia pratica è sperimentale. Prima dello sviluppo dell’opera, devo sviluppare una tecnica. Come se prima di dipingere dovessi inventare il pennello. Serve tempo e, in questo, mi sento supportata sia a livello curatoriale che dagli artisti. Mi ha permesso di sperimentare in tutta libertà e raggiungere risultati materiali nelle opere che ho prodotto».
Foto di Elisa Ciarniello