Da Bob Moog alle chitarre di Washburn, un ritorno di fiamma raccontato da Midiware, distributore di strumenti musicali

La musica è l’arte che maggiormente riesce ad esprimere lo stato d’animo delle nuove generazioni. Sono loro che cambiano il linguaggio delle parole, delle note e che spostano l’attenzione da melodia a armonia e da questa al ritmo. Le produzioni che ascoltiamo sui vari streaming service non fanno altro che proporci questa dinamica di narrazione. Protagonisti sono anche gli strumenti che entrano in trend e ne escono a cicli di cinque anni. E così dopo la saga di midi controller e di musica ed interfacce mute ricominciamo a vedere le nuove generazioni affascinate da strumenti a corda reintrodotti dai protagonisti delle chart mondiali. Parliamo di tutto questo e di molto altro con chi distribuisce questo prodotto culturale, lo strumento musicale, in una intervista con il responsabile marketing di uno dei marchi più importanti del mercato, Midiware, lui è Andrea Pozzi.

Ciao Andrea, più di trentacinque anni di esperienza nel mondo della distribuzione di strumenti musicali, da cosa nasce MidiWare ci racconti la sua storia?

MidiWare nasce nel 1986 a Roma e da oltre 36 anni rappresenta in esclusiva per l’Italia alcuni dei principali marchi internazionali legati alla produzione musicale. Dai primi software per computer Commodore e Atari, alle attuali distribuzioni di marchi che hanno fatto la storia della registrazione moderna e della musica elettronica, come Universal Audio, Moog, Rupert Neve Designs e Solid State Logic. Come ogni storia di successo che contraddistingue molte aziende della new economy, il tutto prende il via in un garage della capitale grazie allo spirito di iniziativa ed alla lungimiranza del fondatore dell’azienda Francesco Borsotti che, in concomitanza con la nascita del protocollo MIDI, riesce a preconizzare un lungo futuro per questo sistema in grado di far comunicare tra loro gli strumenti elettronici. In un mondo iperconnesso di tecnologie ad obsolescenza programmata, il protocollo MIDI è rimasto pressoché invariato per molti decenni ed è ancora fondamentale per tutto il binomio musica e nuove tecnologie, così come il fondatore e tuttora attuale amministratore unico dell’azienda, riconosciuto a livello internazionale come uno dei pionieri della Music Industry.

Siete diventati un punto di riferimento trattando marchi che hanno fatto cultura a 360 gradi da Moog ad Universal Audio. Secondo te quali sono le caratteristiche che consentono ad un brand di entrare nella storia? 

I nostri due ambiti principali di riferimento sono da sempre l’audio professionale e la musica elettronica. Esistono al mondo pochi illuminati geni che hanno fatto la storia di questi due ambiti. Tra questi ci sono sicuramente Bob Moog, Bill Putnam e Rupert Neve, ideatori e sviluppatori nello scorso secolo di molte delle tecnologie ancora oggi in uso sui palchi e negli studi di registrazione di tutto il mondo.

Bob Moog e Francesco Borsotti Ceo Midiware, Credits Midiware

Poter rappresentare in esclusiva per l’Italia i prodotti dei loro marchi, che per decenni hanno caratterizzato gran parte della discografia mondiale, è per noi un grande onore (ed onere). Il nostro compito è quello di cercare di diffondere il più possibile questo patrimonio culturale, organizzando occasioni di incontro e condivisione, seminari, workshop, eventi in presenza e online, lavorando a stretto contatto con le principali strutture didattiche nazionali, pubbliche e private, cercando di avere come principale obiettivo quello di formare e supportare musicisti, produttori e professionisti dell’audio in tutte le fasi della loro crescita. Per questo negli anni abbiamo realizzato importanti progetti nell’ambito del programma Leonardo da Vinci, in collaborazione con il MIUR e con altri prestigiosi partner europei di settore, per lo sviluppo di piattaforme digitali per la condivisione di materiali didattici legati alla musica e alle nuove tecnologie. Abbiamo creato il format di eventi Synth Day & Night che da anni coinvolge migliaia di musicisti e producer in tutta Italia, così come partnership prestigiose con l’Accademia Nazionale e il Conservatorio di Santa Cecilia per Master di formazione e concerti trasmessi dai più importanti media nazionali. Naturalmente siamo anche (e soprattutto) un’azienda commerciale, per questo cerchiamo di diffondere un po’ di cultura anche in funzione dell’esperienza d’acquisto, con campagne mirate ed importanti testimonial come nel caso della recente #buylocal campaign (NDR della quale abbiamo già parlato su questa testata  https://bit.ly/3ch4ilw )

La pandemia ha cambiato totalmente la nostra realtà quotidiana, mesi di isolamento. Chi ha potuto attingere alla creatività forse si è sentito meno solo. Come è cambiata la domanda in questi due anni e mezzo di Covid? 

Nel Regno Unito una ricerca condotta da Yamaha ha rivelato che il 75% dei cittadini britannici si è affidato a uno strumento musicale per affrontare il lungo periodo di isolamento; dallo studio è emerso che suonare uno strumento li ha aiutati a superare psicologicamente le limitazioni imposte dal lockdown. A giudicare dalle nostre statistiche di vendita, anche in Italia le cose non sono andate tanto diversamente: chi già suonava per hobby o per professione ne ha approfittato per migliorare ed estendere il proprio setup, e sono tantissimi gli altri appassionati che, con più tempo a disposizione, hanno avuto modo di avvicinarsi per la prima volta ad uno strumento musicale. Naturalmente il segmento che ha sofferto di più è stato quello delle produzioni live, dove artisti e tecnici hanno dovuto patire un lungo e doloroso stop. Ora vedere finalmente ripartire anche questo settore ci fa pensare con una buona dose di ottimismo che il peggio sia passato. 

Dall’Italia esce una realtà esplosiva come i Maneskin protagonisti in questo momento della chart mondiali, il classico quartetto rock. Pensi che ci sia un ritorno delle produzioni con strumenti tradizionali? Parlaci del recente ingresso di MidiWare anche in questo settore.

Per 36 anni abbiamo rappresentato in Italia il binomio musica e nuove tecnologie. Ora, da pochi mesi, ci siamo avvicinati anche al segmento degli strumenti tradizionali con la distribuzione di un altro storico marchio statunitense – Washburn – che dal 1883 realizza chitarre di ottimo livello, al quale faranno seguito altri importanti brand legati al mondo delle sei corde. Forse non è un caso che questo step sia avvenuto in concomitanza con la consacrazione di una band della nostra città, che dalle esibizioni in strada è passata ai più importanti palcoscenici internazionali. A poche settimane dal successo del loro concerto del Circo Massimo, non possiamo che vedere di buon occhio un fenomeno come questo, considerando tutti gli aspetti positivi evidenti che può portare all’intero settore a 360 gradi.