‘Bridgerton 2’, slow burn e tanti sguardi: la recensione in anteprima

Il 25 marzo arriva su Netflix la seconda stagione di Bridgerton, che – dalle anticipazioni e teaser già trapelati – avrà come protagonista il diffidente Lord Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey). La serie continua dunque a seguire il filo narrativo dei romanzi di Julia Quinn, che – dopo Il duca e io – prosegue nel narrare le avventure romantiche della famiglia Bridgerton ne Il visconte che mi amava.

La prima stagione si era conclusa con l’happy ending tra Daphne e il Duca di Hastings, ma anche con il proposito di Lord Anthony di convolare a nozze. Senza amore si intende, perché il visconte – lo abbiamo capito – ha un po’ di problemi a gestire le responsabilità derivategli dalla morte prematura del padre. E va anche detto che la storia con Siena Rosso – il soprano in cerca di un uomo ricco che la mantenesse – non aveva aiutato nel renderlo un po’ più sciolto con il gentil sesso. In tutti i suoi difetti, Anthony Bridgerton è di fatto la perfetta incarnazione di tutti i tormenti regalatici da Jane Austen grazie a personaggi come Mr. Darcy (grazie Jane), ricchi di orgoglio e in parte anche di pregiudizio. Che però noi donne sogniamo la notte e finiamo per cercare per tutta la vita e per motivi tuttora sconosciuti al 90% degli psicoterapeuti.

L’arrivo delle sorelle Sharma

Questo preambolo solo per dire che la seconda stagione di Bridgerton sarà la gioia di quanti sono cresciuti proprio a pane e Jane Austen. E anche di quelli che non ne potevano più di tutte quelle scene di sesso tra Daphne e il Duca su ogni superficie piana del palazzo degli Hastings. La storia d’amore della seconda stagione di Bridgerton si giocherà infatti tutta sul piano di sguardi fugaci e leggere carezze di mano. Insomma, tutta quella tensione accennata e raramente esplicitata che in fondo ci piace e ci fa aspettare per mesi che quelle maledette spunte di WhatsApp diventino blu.

A conquistare il visconte e a fargli cambiare idea su nozze d’affari e senza amore sarà Kate Sharma (interpretata da Simone Ashley). Un personaggio femminile che già sulla carta per me annienta totalmente la povera e ingenua Daphne. Kate ha infatti 26 anni e, nella società altolocata dell’epoca, già sa che ormai è destinata alla solitudine e «ai margini della società» (come dice ad Eloise in una scena). Per non spoilerare troppo, mi atterrò alla sinossi ufficiale.

Kate Sharma (Simone Ashley) e la sua sorella più giovane Edwina (Charithra Chandran) arrivano dall’India. Quando Anthony inizia a corteggiare Edwina, Kate scopre la vera natura delle sue intenzioni – il vero amore non è in cima alle sue priorità – e decide di fare qualunque cosa in suo potere per impedire la loro unione. Ma, facendo questo, le schermaglie verbali tra Kate e Anthony non fanno altro che avvicinarli sempre di più, complicando le cose per entrambi.

Bridgerton 2, un po’ di sano slow burn

Ah, le gioie che ci regala la classica dinamica enemies to lovers! In parte l’avevamo già intravista con Simon e Daphne, che però ci avevano messo poco a diventare friends e poi lovers. Stavolta la narrazione si concentra invece più sull’impossibilità del Visconte e Kate di diventare anche soltanto conoscenti che si stanno un po’ simpatici. E in un dovuto approfondimento sui due personaggi e sui loro traumi, in fondo molto simili.

Ma a risaltare in questa seconda stagione di Bridgerton è soprattutto la raffigurazione delle figure femminili. Se nella prima stagione la molesta ostinazione di Daphne a voler sfornare marmocchi mi aveva più volte destabilizzato, qui – non solo Kate – ma anche sua sorella Edwina, per non parlare di Penelope e Eloise, prendono sempre forma come donne che a certi stigmi sociali in un certo senso si oppongono. La ribellione di Daphne era caratteriale, quella di Kate e delle sue colleghe è sociale. Pur continuando a rispettare i dettami che fanno di loro donne costrette a maritarsi, pretendono di avere voce in capitolo nel gioco delle coppie. E se le giovani protagoniste iniziano a dubitare del loro ruolo sociale, quelle un po’ più agè agiscono dietro le quinte con sagacia e astuzia. Dirò solo che ho finito per amare Lady Featherington in questi episodi.

L’unico problema di Bridgerton è quello di essere obbligato a concentrarsi anche sullo sviluppo delle storie e di personaggi che tra un po’ saranno i nuovi protagonisti. E così la storyline di Anthony e Kate ogni tanto perde energia per lasciare spazio a gente che fa cose a caso. Vi chiederete il perché e la risposta è che lo capirete nella quarta stagione. Se come me non amate le sorprese, comunque, ci sono i libri. Per il resto, però, Bridgerton 2 vi terrà attaccati allo schermo come è giusto che sia. Non spaventatevi se vi ritroverete a sospirare davanti all’immagine di due mignoli che si sfiorano e, se quando finiranno anche questi otto episodi, maledirete di essere nati nel secolo di Tinder. Poi passa. Dicono. Spero.