Quando si parla di biblioteche, l’immaginario collettivo continua spesso a fermarsi a un’idea rassicurante ma statica: scaffali ordinati, silenzio, libri da prendere in prestito. Il progetto The Future of Libraries, all’interno del Progetto Chamges, nasce proprio per scardinare questa visione e interrogarsi su cosa significhi oggi produrre e trasmettere conoscenza nell’era dell’accesso illimitato alle informazioni.
Protagonisti del dialogo sono Federica Pascucci, delegata del Rettore per il coordinamento delle biblioteche dell’Università Roma Tre, e Angelo Bianchi, bibliotecario del Sistema Bibliotecario di Ateneo. Insieme tracciano un percorso che attraversa trasformazioni tecnologiche, nuove competenze professionali e una ridefinizione profonda del ruolo sociale delle biblioteche.
Biblioteca come ecosistema culturale
Il punto di partenza è una distinzione cruciale: informazione e conoscenza non coincidono. Se la prima è oggi disponibile ovunque, spesso in forma non verificata, la seconda richiede mediazione, competenze critiche e responsabilità. È qui che la biblioteca riafferma la propria funzione pubblica, non come deposito di contenuti, ma come luogo abitato da persone capaci di orientare, accompagnare, interpretare.
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Nel progetto sviluppato all’interno di CHANGES, la biblioteca emerge come spazio di socialità e di cura, oltre che di studio. Eventi culturali, gruppi di lettura, attività ludiche, gare di robotica con le scuole, sperimentazioni con la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale: pratiche diverse che concorrono a costruire un ambiente aperto, inclusivo, attraversabile da pubblici eterogenei. Non un semplice servizio, ma un ecosistema culturale.
Un ruolo centrale lo assume la figura del bibliotecario, sempre più distante dallo stereotipo del custode silenzioso dei libri. Accanto alle competenze tecniche, diventano fondamentali le soft skill: comunicazione, empatia, capacità di ascolto. Chi entra in biblioteca spesso non sa esattamente cosa sta cercando. Il lavoro del bibliotecario consiste proprio nel trasformare una domanda vaga in un percorso di conoscenza strutturato, aiutando l’utente a orientarsi tra fonti, strumenti e linguaggi.
Tecnologia in biblioteca, uno strumento di cura
La tecnologia, in questo scenario, non sostituisce la mediazione umana ma la rafforza. Il “robottino bibliotecario”, i cataloghi evoluti, i visori per esplorare il patrimonio digitale, le piattaforme di discovery diventano strumenti per ampliare l’accesso e migliorare l’esperienza, senza perdere il valore della relazione. La sfida non è resistere al digitale, ma governarlo.
La ricerca ha coinvolto anche un ampio questionario rivolto non solo agli utenti universitari, ma alla cittadinanza, in dialogo con altri sistemi bibliotecari romani e nazionali. Ne emerge una visione condivisa: la biblioteca del futuro è chiamata a diventare un hub culturale, capace di tenere insieme studio, benessere, formazione permanente e partecipazione. Un luogo dove generazioni diverse possono incontrarsi, rallentare, costruire legami e conoscenze in un tempo dominato dalla velocità e dalla frammentazione.
Un altro nodo centrale del progetto è l’interdisciplinarietà. L’incontro tra biblioteconomia, ingegneria, robotica, comunicazione e scienze sociali mostra come le soluzioni più efficaci nascano dal dialogo tra saperi differenti. Un messaggio forte soprattutto per gli studenti: imparare a collaborare, riconoscere i propri limiti e affidarsi alle competenze altrui è oggi una condizione necessaria per affrontare la complessità.
All’interno del Progetto Changes, la biblioteca smette così di essere solo una casa dei libri e si rivela per ciò che è diventata: uno spazio vivo, poroso, in continua trasformazione. Un luogo dove la conoscenza si costruisce insieme.