Un ritrovamento di straordinaria importanza per lo studio dell’antico Egitto arriva da Abu Ghurab, a pochi chilometri dal Cairo. Una missione archeologica dell’Università di Torino, condotta in collaborazione con l’Università di Napoli L’Orientale, ha individuato il tempio a valle meglio conservato mai scoperto all’interno di un complesso solare dedicato al dio Ra, risalente all’epoca delle grandi piramidi.
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Il tempio fa parte del complesso cultuale del faraone Nyuserra, uno dei sovrani più significativi della V dinastia (metà del III millennio a.C.), e rappresenta uno dei rarissimi esempi noti di questo tipo di struttura legata ai templi solari dell’Antico Regno.
Il ruolo del tempio a valle nell’antico Egitto
Nell’architettura sacra egizia, il tempio a valle aveva una funzione fondamentale: costituiva il punto di accesso al santuario superiore, collegando simbolicamente e fisicamente il deserto alla valle del Nilo. Da qui transitavano le offerte quotidiane, il personale di servizio e tutto ciò che garantiva la vita rituale del tempio.
Il tempio solare di Nyuserra è considerato il più antico edificio di culto esplicitamente dedicato al dio sole Ra, divinità centrale del pantheon egizio. Il sito era stato individuato già alla fine dell’Ottocento dall’archeologo tedesco Ludwig Borchardt, che però non poté scavare l’area del tempio a valle a causa dell’elevato livello della falda freatica.
Oggi, grazie ai cambiamenti ambientali – dallo spostamento del corso del Nilo agli effetti della Diga di Assuan – il livello delle acque sotterranee si è abbassato, rendendo finalmente possibile l’esplorazione archeologica.
Gli scavi e i risultati della missione italiana
Le campagne di scavo del 2024 e 2025, dirette dall’egittologo Massimiliano Nuzzolo (Università di Torino) in collaborazione con Rosanna Pirelli (Università di Napoli L’Orientale), si sono concentrate nell’area prossima all’antico corso del Nilo, punto di accesso al santuario solare.
I risultati, annunciati ufficialmente dal Ministero Egiziano delle Antichità e del Turismo, documentano uno dei pochissimi templi a valle di complessi solari mai rinvenuti, offrendo nuove informazioni sull’architettura, i rituali e la vita religiosa dell’Antico Regno.
Un edificio monumentale e una lunga storia di riuso
Le strutture portate alla luce delineano un edificio monumentale: l’area scavata supera i 1.000 metri quadrati, pari a circa la metà dell’intero santuario, e il tempio doveva raggiungere un’altezza superiore ai 5,5 metri. La decorazione architettonica era particolarmente ricca, con l’uso di granito rosa, calcare bianco fine e quarzite rossa.
Numerosi blocchi conservano iscrizioni geroglifiche con il nome di Nyuserra e riferimenti a festività religiose, probabilmente parte di un calendario rituale esposto all’esterno dell’edificio. Le analisi hanno inoltre rivelato che il santuario, dopo circa un secolo di utilizzo cultuale, fu abbandonato e successivamente rioccupato come insediamento abitativo per oltre 300 anni.
«L’importanza cruciale di questa scoperta – spiega Massimiliano Nuzzolo – risiede nel fatto che questo tempio è uno dei soli due esempi noti di templi a valle appartenenti a complessi solari. Ci offre una nuova prospettiva sull’architettura sacra dell’epoca delle grandi piramidi e rappresenta il caso meglio conservato e più longevo di riutilizzo di una struttura cultuale in area menfita».
La missione, finanziata dalle università coinvolte e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il supporto delle autorità egiziane e delle istituzioni culturali italiane al Cairo, proseguirà nei prossimi mesi con l’obiettivo di portare alla luce nuovi elementi capaci di chiarire l’origine e lo sviluppo dei templi solari nell’antico Egitto.