Tra i progetti culturali più significativi legati ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026, Mountain Echoes si distingue per la sua natura profondamente artistica e relazionale. Ideato dall’artista multidisciplinare Yuval Avital, il progetto trasforma la Valtellina in una grande mappa sonora vivente, dando forma a un’opera che intreccia suono, identità e memoria collettiva.
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Avital ha attraversato il territorio valtellinese per mesi, dotato di microfoni, macchina fotografica e videocamera, raccogliendo centinaia di registrazioni: suoni della natura, del lavoro artigiano e della produzione, voci degli abitanti di ogni età e professione. Non una semplice documentazione, ma un processo di ascolto profondo, in cui il suono diventa traccia culturale e strumento di relazione. «Più si conosce la Valtellina e più ci si rende conto dell’unicità di questo luogo in quanto territorio di dualismo, connubio e confine. – racconta l’artista – Qui ho trovato un rapporto con la montagna che è quasi un patto silenzioso, fatto di rispetto, lavoro, storie familiari e memoria condivisa. Le persone che ho incontrato mi hanno donato suoni che non sono solo paesaggio acustico, ma identità».
Dal suono alla forma: le sculture sonore totemiche
Il risultato di questa immersione prende forma in tre grandi sculture sonore antropomorfe, figure totemiche che evocano al tempo stesso il corpo umano e le vette alpine. Realizzate in tessuti locali resinati, le opere uniscono arte, tecnologia e tradizione, ospitando al loro interno sistemi di diffusione che restituiscono composizioni sonore stratificate e polifoniche. Le sculture non si limitano a contenere i suoni: li trasformano in esperienza fisica, invitando il pubblico a un ascolto attivo, quasi rituale.
L’inaugurazione di Mountain Echoes, prevista il 23 e 24 gennaio 2026, si configurerà come un percorso diffuso tra Sondrio, Tirano e Bormio. Un viaggio che dal fondovalle conduce verso l’alta montagna, valorizzando la pluralità della Valtellina e permettendo a ciascun luogo di diventare parte integrante dell’opera. Le sculture entreranno così nel patrimonio culturale dei Giochi, lasciando un segno duraturo nella percezione pubblica delle Alpi lombarde. In primavera, poi, l’intero progetto sarà ricomposto a Milano, portando nel cuore urbano l’eco della montagna e creando un ponte simbolico tra territori apparentemente lontani.
Un percorso diffuso tra Sondrio, Tirano e Bormio
Il progetto è stato selezionato da Regione Lombardia nell’ambito dei Giochi della Cultura ed è parte della Cultural Olympiad di Fondazione Milano Cortina 2026. A sostenerlo, una rete articolata di soggetti pubblici e privati, coordinata dal Comitato CULTURA + IMPRESA. «Mountain Echoes rappresenta un ottimo esempio di collaborazione pubblico-privata nel contesto dei Giochi della Cultura. – sottolinea Francesco Moneta, presidente del Comitato – Grazie alla visione comune di istituzioni, associazioni e imprese, si è creata una vera rete che abbiamo il piacere di coordinare per realizzare e promuovere questo progetto identitario del territorio della Valtellina».
Al centro dell’opera resta però la dimensione umana. Durante la residenza, Avital ha registrato custodi della memoria, artigiani, pastori, scuole, associazioni e cittadini di diverse generazioni, raccogliendo racconti della tradizione orale – dall’uomo senza sangue della Valmalenco al Gigiàt della Val Masino – insieme ai suoni del vento, dell’acqua, degli animali autoctoni e alle voci multietniche del presente. Le sculture diventano così archivi viventi di identità, luoghi in cui passato e contemporaneità si incontrano.
Un approccio che convince anche i partner istituzionali. «Con Mountain Echoes la Valtellina si racconta attraverso una forma culturale innovativa, capace di unire arte contemporanea, identità locale e partecipazione delle comunità», afferma Davide Menegola, presidente della Provincia di Sondrio. Mentre Serena Morgagni di BPER sottolinea come il progetto riesca a trasformare la ricchezza culturale del territorio «in un’esperienza condivisa, capace di unire persone, linguaggi e generazioni diverse».
Mountain Echoes si propone così non solo come opera d’arte, ma come luogo di ascolto e contemplazione, in cui la montagna non è sfondo, ma voce. Un progetto che restituisce al suono il suo potere originario: raccontare chi siamo e da dove veniamo.