L’isola di Montecristo e Life Sea.Net tra tutela ambientale, biodiversità e un museo immerso nella natura.

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Arrivare sull’isola di Montecristo è un po’ come visitare un luogo sacro: è mettere piede in un posto che di norma ti sarebbe vietato e, forse anche per questo, lo si visita con una sorta di reverenza e di venerabilità. L’isola di per sé è infatti uno scrigno (quasi del tutto) precluso all’uomo: fino al 2018 il suo accesso era assolutamente vietato e solo dal 2019 il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di aprire Montecristo alle visite guidate (25 escursioni annuali con un massimo di 75 persone cadauna). 

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Cala Maestra e il Casotto dei Pescatori

È una sorta di scambio, di iniziativa di condivisione: un modo anche per mostrare all’esterno, al resto del mondo, ciò che in realtà si sta facendo sull’isola. Il progetto Life Sea.Net – che vede come capofila Legambiente, con ISPRA come principale partner scientifico  – punta proprio a «fare rete per proteggere il mare». Avviato nel gennaio 2022 e attivo fino a dicembre 2025, il progetto agisce su 12 siti marini pilota in Toscana, Campania e Sicilia. Montecristo, in quest’ottica, è tanto un esempio virtuoso quanto un unicum.

Life Sea.Net: una rete per proteggere il mare

L’isola di Montecristo è, di fatto, un vero e proprio santuario della natura: riconosciuta Riserva Naturale Statale con D.M. del 4 marzo 1971 e Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal Consiglio d’Europa nel 1988, è presidiata dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica ed è inserita nel perimetro sia del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, sia della Riserva della Biosfera Isole di Toscana nell’ambito del Programma MAB dell’UNESCO, nonché nel Santuario Internazionale per la protezione dei Mammiferi Marini Pelagos. È altresì inserita nella Rete Natura 2000 per la tutela di habitat e specie secondo le due direttive europee, la Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli. 

Ad oggi l’isola è gestita in modo congiunto dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano e dal Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica. A Montecristo, nello specifico, sono in corso alcuni progetti per la tutela della biodiversità che puntano al contenimento delle specie aliene invasive, al monitoraggio dell’avifauna marina, al monitoraggio delle biocenosi marine costiere e al monitoraggio della vegetazione. I ricercatori collaborano con il personale di vigilanza dei Carabinieri per raccogliere dati importanti ad incrementare le conoscenze sulla natura dell’isola. 

Per Life Sea.Net – Urgent actions for the implementation of marine Natura 2000 Network – oltre a Legambiente e ISPRA, bene citare Aree Marine Protette (Isole Egadi, Regno di Nettuno, Punta Campanella), Parchi Nazionali (Arcipelago Toscano, Cilento), Regioni (Basilicata e Campania), Federpesca e il Ministero dell’Ambiente – è un ottimo punto di partenza. L’obiettivo del team di Life Sea.Net è infatti sia quello di migliorare la governance e la gestione dei siti marini della rete Natura 2000 in Italia che quello di aumentare la conoscenza sul loro valore ecologico e socioeconomico.

Montecristo: il paesaggio come esposizione vivente

C’è una particolarità che rende l’isola di Montecristo ancora più unica: è il museo più esclusivo al mondo. Un museo naturale, all’aria aperta, vivente che ti inonda con i suoi secoli di storia e con la sua unica biodiversità. Lo si capisce subito, appena si sbarca a Cala Maestra. L’Infopoint sulla spiaggia altro non è, infatti, che un antico casotto dei pescatori restaurato nel 2018 nell’ambito del Progetto RESTO CON LIFE. Fu la Regina Elena a costruirlo e oggi, oltre a cartelloni informativi, contiene anfore romane trovate al largo dell’isola e una riproduzione stessa di Montecristo.

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Anfore nel casotto dei Pescatori

Il casotto fa parte però di un complesso più ampio, che accoglie i visitatori accorsi sull’isola: la Villa di George Watson-Taylor. Nato in Giamaica, George sposò la figlia di Sir John Taylor, diventando così un uomo ricchissimo. Si narra che a conquistarlo dell’isola fu il romanzo di Alexandre Dumas Il conte di Montecristo, al punto che – nel 1852 – acquistò dal Granduca di Toscana l’isola (al prezzo di 50.000 lire).

Appassionato di botanica, la sua villa divenne in men che non si dica un’area verde terrazzata, dove Sir Watson-Taylor catalogava anche piante aliene e endemiche. Nel 1860, tuttavia, subì un saccheggio da parte del piroscafo Orwell, capitanato da Raffaele Settembrini, e fu costretto a vendere l’isola al nascente Regno d’Italia. Dal 1889 affittata al marchese fiorentino Carlo Ginori Lisci, nel 1899 Montecristo fu concessa dal marchese a Vittorio Emanuele III: da qui il nome odierno di Villa Reale, con cui oggi è noto l’edificio costruito da Watson-Taylor.

La Villa, che ancora oggi si staglia semi-nascosta sopra Cala Maestra, ospita sia l’orto botanico che un piccolo museo. L’orto botanico continua, in parte, la missione di Watson-Taylor: raccoglie le specie dell’isola, comprese quelle nuove che continuano ad essere scoperte. Il piccolo Museo di storia naturale ripercorre invece la storia dell’isola mostrandone le caratteristiche: l’influenza che ha avuto sulla letteratura, l’origine e l’evoluzione della capra di Montecristo, video esplicativi. Quasi nascosto nella Villa, il Museo raccoglie fossili, anfore romane, mappe e testimonianze della fauna endemica dell’isola. Non è lì tanto per essere visitato, quanto per restituire senso e contesto a ciò che l’isola protegge fuori da sé.

Interno del Museo di Storia Naturale

Da qui partono infatti i sentieri percorribili di Montecristo, quasi come se la Villa stessa e i suoi contenuti fossero un preambolo alla vera immersione nella natura che attende chi sceglie di arrivare qui. Sparsi sulle rocce di granito, nella parte che l’isola nasconde, resistono ruderi e schegge di storia: il Monastero di San Mamiliano, la Fortezza di Montecristo, ciò che resta della Chiesa di Santa Maria.

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La berta minore sull’Isola di Montecristo

E, sempre all’ombra dell’inviolabilità dell’isola, c’è la vita: come quella della berta minore, che grazie a un’operazione di derattizzazione è tornata a sentirsi al sicuro in questo luogo che secoli fa scelse per la riproduzione. E insetti, lumache mai visti altrove: un ecosistema indipendente che si nega all’uomo, ma che l’uomo – almeno da qualche anno – prova a proteggere. Un esempio virtuoso per chi verrà: un’immagine di mondo possibile, dove la bellezza non si espone, ma si custodisce.

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