Nel 2025 l’esperienza museale italiana si conferma sempre più globale, digitale e multilingue. A raccontarlo è il primo report di amuseapp, piattaforma che utilizza l’intelligenza artificiale per rendere musei, mostre e luoghi della cultura più accessibili e coinvolgenti. I dati raccolti su circa 70 istituzioni italiane – dal Palazzo Ducale di Venezia ai musei d’impresa, dai luoghi di culto ai percorsi naturalistici – delineano infatti un profilo preciso. Ovvero, gli spazi culturali italiani parlano a un pubblico internazionale, con esigenze sempre più diversificate.
Secondo la ricerca, 1 visitatore su 2 arriva dall’estero. Il 42% del pubblico proviene da 144 Paesi, con Madrid, Parigi, Londra, Barcellona e Amsterdam come principali città d’origine. Seguono Vienna, Dublino, Varsavia e Valencia, mentre non mancano presenze da New York, Los Angeles e Buenos Aires. Un segnale chiaro: l’Italia non è solo meta culturale, ma vero hub globale per chi cerca contenuti accessibili, chiari e disponibili nella propria lingua.
E infatti proprio le lingue raccontano un cambiamento profondo. Oltre all’italiano (38%) e all’inglese (26%), cresce l’utilizzo di spagnolo (10%), francese (8%) e tedesco (6%). Ma la sorpresa sono le “lingue long tail”: olandese, portoghese, polacco e altre oltre l’1,5%, confermando un turismo culturale sempre più sfaccettato.
Oltre la visita: cosa cercano davvero i visitatori
I dati di amuseapp consentono per la prima volta di osservare ciò che accade durante la visita, non soltanto all’ingresso. Un elemento decisivo, considerando che – secondo una ricerca CECA (ICOM) – oltre il 70% delle informazioni trasmesse durante una visita viene dimenticato entro poche ore. Spesso a causa di linguaggio troppo specialistico e contenuti poco accessibili.
Quando invece le informazioni sono chiare, multilingue e adattate ai diversi profili, la soddisfazione si impenna. Il voto medio registrato da amuseapp è 9,08 su 10, con un gradimento del 97,2% per le traduzioni e i contenuti in lingua straniera.
Cosa apprezzano di più?
- audioguida (19,6%)
- architettura e percorso del museo (12,4%)
- qualità dei contenuti (12,3%)
- staff (12,2%)
- mostre (9,9%)
Un pubblico che non vuole soltanto osservare, ma comprendere. Gli interessi dichiarati ruotano infatti attorno a approfondimento culturale, viaggi, cinema, sport e cucina. Un mix tra lifestyle e conoscenza che ridisegna il modo di vivere la cultura.
Il report mostra un pubblico variegato ma con tratti comuni:
- età prevalente 25–54 anni (63%)
- forte presenza di giovani 18–24 (15%)
- visitatori principalmente donne (58%)
- utenti curiosi, digitali e internazionali
Più che un’unica categoria, un mosaico di identità che richiedono contenuti personalizzati, ritmi diversi e linguaggi più contemporanei.
Il caso Palazzo Ducale di Venezia
Tra i casi studio più significativi c’è il Palazzo Ducale di Venezia, uno dei musei più visitati d’Italia. Ha scelto amuseapp come audioguida ufficiale, offrendo percorsi in più lingue e contenuti generati da fonti scientifiche trasformate dall’AI in narrazioni accessibili.
«Con amuseapp il visitatore è il vero protagonista. Può scegliere il proprio percorso, porre domande, scoprire dettagli o curiosità che in una visita tradizionale resterebbero nascosti», spiega Marco Da Rin Zanco, co-founder e CEO della piattaforma. «Portiamo nei musei una metrica che mancava: la comprensione. Sapere cosa funziona – lingua, durata, livello di approfondimento – permette di migliorare ogni giorno senza snaturare il progetto scientifico».
Accanto al Palazzo Ducale, spiccano nelle statistiche anche musei d’impresa come MUMAC, il Museo Ferruccio Lamborghini, il Museo della Calzatura Villa Foscarini Rossi. E luoghi di culto come la Cattedrale di Salerno, il Museo Diocesano di Cremona e la Sinagoga di Gorizia. A questi si aggiungono castelli e spazi storici come Palazzo Branciforte, il Castello di Acquafredda e le Mura di Cittadella.
Tecnologia e cultura: come funziona amuseapp
La piattaforma funziona a partire da un gesto semplice: un QR code. Da lì si accede a un percorso personalizzato, generato in tempo reale da un agente AI – amuseagent – capace di trasformare testi, ricerche e materiali d’archivio in esperienze narrative su misura per età, capacità ed esigenze specifiche, comprese quelle delle persone con disabilità sensoriali.
I contenuti vengono poi verificati dai musei e resi disponibili in 47 lingue, senza bisogno di scaricare app. Parallelamente, i musei ricevono dati aggiornati sul comportamento dei visitatori. Dal tempo di permanenza alla provenienza geografica, lingue scelte, interesse per le opere. Un set di metriche che permette finalmente di misurare la comprensione, non solo gli ingressi.
Il risultato è un quadro limpido: nel 2025 il pubblico dei musei italiani è globale, esigente, altamente connesso. E pronto a premiare chi sa parlare la sua lingua – in tutti i sensi.
Immagini da Ufficio Stampa