Incontriamo la Direttrice della GNAMC, Renata Cristina Mazzantini, in una intervista dedicata alla nuova acquisizione, alle iniziative di galleria distribuita della GNAMC e al concetto di arte come specchio del tempo.
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Sono due le opere dell’artista Andrea Lelario da ieri entrate a far parte della collezione permanente della GNAMC: due taccuini recentemente esposti proprio alla Galleria Nazionale nell’ambito della mostra personale Un racconto Lungo un Viaggio.
Intervista a Renata Cristina Mazzantini
La Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (GNAMC) acquisisce due opere di Andrea Lelario, uno dei più grandi incisori viventi del nostro tempo.
«Innanzitutto è bello che gli artisti che espongono in galleria documentino poi la loro presenza con un segno che rimane permanente all’interno del Museo. Inoltre questi sono due lavori molto significativi, perché c’è il taccuino originale, che rimane un oggetto prezioso di uno scrigno quasi chiuso. Però all’interno del quadro vengono invece esposti tutti i vari momenti che descrivono questo viaggio, appunto il pensiero di Andrea Lelario.
Vediamo che ci sono tantissimi episodi e questo ci permette anche di vederli da vicino e di capire meglio di cosa tratta davvero l’evoluzione di un viaggio immaginario, ma anche l’espressione di un mareggiare sommerso interiore di Lelario, che prende corpo attraverso la penna. Sono due lavori molto preziosi che vanno visti da vicino e speriamo che i visitatori possano continuare ad ammirare anche dopo la fine dell’esposizione».
Anche lei è una grandissima viaggiatrice. Nella sua gestione si sono rotte le barriere di questo meraviglioso palazzo e lei ha iniziato a portare le bellezze in giro per l’Italia.
«Sì, in questo momento abbiamo due mostre, una a Catania con i capolavori delle acquisizioni più recenti e poi l’intera collezione di Balla che si trova a Parma. Apriamo proprio dopodomani a Milano: inauguriamo un’installazione che invece poi arriverà in galleria di arte partecipata. Quindi, in questo momento, la galleria sarà presente in tre città: Milano, Parma e anche Catania».
Roma e l’arte contemporanea
La Galleria Nazionale di Arte Moderna è contemporanea. Secondo lei Roma in questo momento sta riscattando un ruolo di città anche contemporanea e non solo legata all’heritage della nostra cultura?
«Deve esserlo perché il concetto di patrimonio implica anche una responsabilità. Il patrimonio deve essere visto in modo dinamico, per cui ogni generazione ha il compito di lasciare, di aggiungere qualcosa alla pre-esistenza che un giorno sia degno di diventare antico, esattamente come ogni direttore di un museo che ha il compito di accrescere il patrimonio. Quindi solo le città morte non proseguono, quelli sono gli interessi degli archeologi e non di chi vive. Per cui è compito di tutti, avendo un patrimonio così importante, continuare ad arricchirlo di giorno in giorno.
È una costante. Se noi vediamo Roma proprio perché si tratta di una città che ha più di 2000 anni di storia, vediamo una stratificazione continua, densissima di epoche, di interventi, di miglioramenti, di cambiamenti anche, perché di questo è fatta la storia, ma questo crea il patrimonio. Il patrimonio non è mai qualcosa di statico e questa città lo insegna meglio di qualunque altra, quindi bisogna essere sempre contemporanei. La parola arte contemporanea fu aggiunta al nome della Galleria già nel 1939. Prima si chiamava Moderna perché era il museo del presente.
Se lei legge lo statuto di quando è stata costituita, era il museo del presente. Quindi oggi si usa la parola contemporanea per dire che vogliamo rappresentare l’arte come specchio del tempo. Forse domani si userà ancora un’altra parola. L’importante è rimanere sempre ancorati all’oggi».