La collezione di Leonard A. Lauder arriva in asta: Klimt, Matisse e un secolo di sguardi che hanno fatto la modernità

Questo autunno a New York, Sotheby’s porta in asta la Leonard A. Lauder Collection, una di quelle occasioni che capitano una volta per generazione. Non è soltanto una vendita di capolavori del Novecento: è il ritratto, coerente e vertiginoso, di un gusto collezionistico che ha inciso in profondità sul volto dell’arte moderna americana. E non a caso segna anche l’inaugurazione della nuova sede globale di Sotheby’s nel Breuer Building su Madison Avenue, edificio-simbolo del modernismo museale newyorkese: un passaggio di consegne tra architettura, mercato e istituzioni.

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Leonard A. Lauder Collection Sotheby’s: capolavori in asta a New York

L’asta serale del 18 novembre: 24 lotti, oltre 400 milioni attesi

Il cuore dell’operazione è una evening sale stand-alone di 24 lotti fissata per il 18 novembre, con stime complessive oltre i 400 milioni di dollari. A guidarla, uno dei ritratti a figura intera più elaborati dell’Età d’oro viennese: il Portrait of Elisabeth Lederer di Gustav Klimt, mai apparso sul mercato, con una stima superiore ai 150 milioni. Siamo nel nucleo più desiderato della produzione di Klimt: i grandi ritratti femminili del periodo 1912–1917, perlopiù custoditi in musei. Qui, la giovane Elisabeth — figlia dei grandi mecenati August e Serena Lederer — emerge in un equilibrio di eleganza viennese e suggestioni orientali, tra pattern, tessuti e cromie che raccontano la passione dell’artista per le arti dell’Estremo Oriente.

Gustav Klimt, Porträt der Elisabeth Lederer (Portrait of Elisabeth Lederer)

La tela non è solo un apice stilistico: attraversa la storia del Novecento. Dalla lunga gestazione (Elisabeth ricordava i mesi di pose e i borbottii dello zio Klimt) alle vicende della confisca nazista del 1939, fino alla restituzione agli eredi nel 1946 e all’acquisizione, negli anni Ottanta, da parte di Leonard A. Lauder attraverso il gallerista Serge Sabarsky. È un quadro che incarna in sé la bellezza e le ferite d’Europa.

Il trittico Klimt: due paesaggi dell’Attersee mai offerti in pubblico

A fare da contrappunto al ritratto, due paesaggi square format dell’Attersee, il rifugio estivo di Klimt: Blumenwiese (1908) (stima > 80 milioni) e Waldhag bei Unterach am Attersee (1916) (stima > 70 milioni). Entrambi mai presentati in asta, raccontano due momenti differenti della ricerca di Klimt sul paesaggio e sul formato quadrato.

Blumenwiese è un mosaico di fioriture: un tappeto brulicante in cui colore e materia annullano l’orizzonte e l’aria prospettica. È il paesaggio come campo vibrante di pittura, in parallelo — per intuizione di formato e libertà — alle sperimentazioni coeve di Monet. L’opera fu con ogni probabilità esposta nel padiglione austriaco della Biennale di Venezia del 1910, entrò poi nelle collezioni Koller e, più tardi, in quelle di Sabarsky prima di approdare a Lauder nel 1985. La sua storia include anche un caso di restituzione errata nel 2007 (poi risolto), indice di quanto il tema provenienza sia cruciale per la pittura viennese di primo Novecento.

Gustav Klimt, Waldhag bei Unterach am Attersee (Forest Slope in Unterach on the Attersee)

Diverso il passo di Waldhag bei Unterach am Attersee: primo Klimt acquistato da Lauder e, con ogni probabilità, ultimo paesaggio dipinto dall’artista. Nasce nell’ultima estate sul lago, in un contesto di quiete sospesa: un idillio che rifugge il mondo in guerra. Il formato quadrato, caro a Klimt fino a dotarsi di un vero mirino quadrato per selezionare i soggetti, organizza alberi e case in ritmi ornamentali che sono già astrazione. L’opera ha avuto ampia storia espositiva, fino alla mostra celebrativa alla Neue Galerie del 2012 per i 150 anni dell’artista.

Sei sculture manifesto di Matisse: un nucleo museale in asta

Accanto al capitolo viennese, la collezione schiera un nucleo senza precedenti in asta: sei bronzi di Henri Matisse, il gruppo più importante a comparire sul mercato da una generazione, con aspettative complessive intorno ai 30 milioni. Spiccano Figure décorative (concepite nel 1908, fusione nel 1950), La Serpentine (1909/1951) e Nu couché I (Aurore) (1907/1948): tre tappe che mostrano come la scultura, per Matisse, sia stata laboratorio formale e cerniera tra tradizione classica, modernismo e libertà costruttiva del corpo.

Figure décorative concentra quella tensione tra idealità e modernità che Matisse affina dopo i viaggi in Algeria e in Italia, guardando ai pattern islamici, alle semplificazioni africane e ai volumi del primo Rinascimento. La Serpentine, nata mentre l’artista concepisce per Ščukin La Danse e La Musique, fu inizialmente accolta con scetticismo (New York, 1915) e oggi è considerata tra le sculture più audaci del maestro. Nu couché I (Aurore), invece, reinventa il tema del nudo sdraiato: non imitazione anatomica, ma risposta emotiva plasmata nella materia, in dialogo con Rodin e con la grande tradizione (da Arianna dormiente a Michelangelo).

Henri Matisse, Figure décorative

Completa il quadro la serie delle Henriette I–III (1925–1929), tre busti nati dalla lunga collaborazione con Henriette Darricarrère, musa delle odalische. Ogni versione distilla la precedente: un ritratto del pensiero scultoreo che rarefà il naturalismo in forme essenziali. È la prima volta che l’intera triade appare in asta come set completo, finora patrimonio di musei come il Musée Matisse di Nizza e il Centre Pompidou.

Munch, Martin e gli altri: il respiro largo di un occhio americano

La selezione non si ferma a Vienna e Parigi. Tra gli highlight, un Edvard Munch, Sankthansnatt (Midsummer Night) (> 20 milioni): la luce sospesa del solstizio nordico ad Åsgårdstrand, luogo biografico e creativo dell’artista, diventa palcoscenico di desideri e tensioni taciute. È il Munch atmosferico e sentimentale, capace di fare della natura una scena psicologica.

E poi Agnes Martin, con The Garden (1964): bande sottili d’avorio, giallo e verde su griglia a grafite, un’astrazione radicale e umanissima, dove titolo e ritmo cromatico convocano l’idea di natura senza illustrarla. L’opera, già nella collezione del curatore e collezionista Samuel Wagstaff, è nelle mani di Lauder dal 1979 e ha attraversato mostre chiave, inclusa la retrospettiva 1992–94 al Whitney. Segnalate anche presenze come Picasso, Kenneth Noland, Robert Rauschenberg, Claes Oldenburg & Coosje van Bruggen, Alexander Calder: nomi che ribadiscono la centralità del secondo Novecento americano nella visione del collezionista.

Chi è Leonard A. Lauder: mecenate, collezionista, costruttore di istituzioni

Leonard A. Lauder, Chairman Emeritus di Estée Lauder Companies, è molto più di un nome della business community. È il collezionista che, dal 1966 (il suo primo acquisto significativo fu un collage tardo di Kurt Schwitters), ha costruito la più importante collezione privata di arte cubista. È il mecenate che – con la donazione di 89 opere cubiste al Metropolitan Museum of Art – ha cambiato la fisionomia del moderno al Met. Al Whitney Museum of American Art, di cui è stato chairman, è considerato un campione: nel 2008 la sua donazione record da 131 milioni di dollari ha sostenuto il trasferimento del museo nella sede downtown. A ciò si sommano centinaia di opere donate o facilitate per l’acquisizione. La vendita che arriva ora sul mercato è quindi anche un ritratto di un’eredità pubblica, costruita nell’arco di mezzo secolo tra gusto personale e responsabilità civica.

Tra record e aspettative: il barometro del mercato

Nel giugno 2023, Sotheby’s ha stabilito il record d’asta per Klimt con Dame mit Fächer (Lady with Fan), venduto per 108,8 milioni di dollari a Londra. Con una stima in area 150 milioni, il ritratto di Elisabeth Lederer ha le carte in regola per alzare l’asticella e ridefinire i valori del maestro viennese. Se dovesse centrare (o superare) le attese, il trittico Klimt — sostenuto da provenienze solide e inedita offerta pubblica — potrebbe imprimere una spinta di fiducia sul segmento high-end dell’Impressionismo e del Moderno, mentre il nucleo di Matisse scultore offre al collezionismo una occasione difficilmente ripetibile per acquisire un gruppo coerente e museale.

Il day sale e l’appuntamento con il Breuer

A completare il quadro, il 19 novembre 2025 è prevista una day sale dedicata con ulteriori opere della collezione. Ma il palcoscenico è soprattutto il Breuer Building, che con questa asta inaugura la nuova stagione di Sotheby’s: il rientro di un’architettura-icona nell’orbita del mercato internazionale, come a chiudere un cerchio tra luoghi, opere e storie istituzionali che Lauder ha contribuito a tessere per decenni.

La Leonard A. Lauder Collection in asta non è solo un’agenda di capolavori: è la mappa di un pensiero collezionistico che ha coniugato raffinatezza e impatto pubblico. Dai Klimt mai visti sul mercato al corpus scultoreo di Matisse, dal lirismo nordico di Munch alla quieta grandezza di Agnes Martin, la vendita promette di essere una cartina di tornasole per gusti, valori e traiettorie della modernità nel XXI secolo. E, come ogni grande asta, anche un banco di prova: per i musei, chiamati a ribadire la propria centralità e per i collezionisti, invitati a misurarsi con la qualità. Infine, per New York, che ritrova nel Breuer un luogo dove la storia dell’arte continua — ancora una volta — a farsi presente.

Foto Preview: Edvard Munch, Sankthansnatt Johannisnacht (Mittsommernacht) (St. John’s Night) (Midsummer Night)