In un’azione senza precedenti, sette arrampicatori di Greenpeace hanno installato una nuova opera monumentale di Anish Kapoor su una piattaforma di estrazione gas di Shell nel Mare del Nord. BUTCHERED – questo il titolo dell’installazione – diventa, così, la prima opera d’arte mai collocata su un impianto offshore attivo. L’intervento è avvenuto mentre ondate di calore, incendi e alluvioni, alimentati dai combustibili fossili, stanno colpendo le comunità in tutto il mondo.
L’azione si è svolta sulla piattaforma Skiff, a 45 miglia nautiche dalla costa di Norfolk. Gli attivisti hanno fissato a 16 metri sopra il livello del mare un’enorme tela di 12×8 metri. Quindi, hanno pompato 1.000 litri di liquido rosso sangue, realizzato con acqua di mare, polvere di barbabietola e colorante alimentare atossico, creando una grande macchia cremisi.
Il significato è facilmente intuibile: l’opera vuole essere una potente metafora della “ferita” inflitta all’umanità e al pianeta dall’industria fossile, un “grido visivo” perché si provveda a una riparazione.
Kapoor ha spiegato: “La CO₂ prodotta dai combustibili fossili è invisibile, ma le devastazioni della sua estrazione sono sotto gli occhi di tutti. Ciò che resta nascosto è la responsabilità di giganti come Shell, che traggono profitto dalla sofferenza globale. BUTCHERED è un urlo visivo che riflette la macelleria inflitta al pianeta. Un’azione nel luogo stesso in cui la violazione inizia: una piattaforma in mezzo al mare. È anche un tributo agli attivisti che scelgono di interrompere, dissentire e disobbedire”.
L’urgenza di un intervento e l’impegno di Greenpeace
L’azione arriva in un’estate record. Nel Regno Unito è, infatti, in corso la quarta ondata di calore, in Europa incendi e temperature estreme battono ogni primato, mentre in Asia inondazioni lampo hanno colpito milioni di persone.
A sostegno della sua protesta, Greenpeace evidenzia che Shell ha incassato 54 miliardi di sterline nei due anni successivi all’invasione dell’Ucraina, pagando nel Regno Unito solo 1,2 miliardi di sterline di tasse (circa il 2% degli utili globali). Secondo le stime, inoltre, l’inquinamento prodotto dall’azienda in 30 anni avrebbe già causato danni climatici per 1,42 trilioni di dollari.
“Il settore fossile guadagna miliardi dalla distruzione del clima – ha sottolineato Philip Evans, Senior Campaigner di Greenpeace UK. – mentre i cittadini pagano i costi di alluvioni, siccità e incendi. I governi devono far pagare i responsabili”. Kapoor è l’ultimo firmatario del Polluters Pay Pact, iniziativa globale di Greenpeace che chiede nuove tasse ai giganti fossili per finanziare comunità colpite dalla crisi climatica.
Immagini © Andrew McConnell e © Kristian Buus / Greenpeace – Riprese video di Alice Russell e Fionn Guilfoyle (drone)