L’associazione ambientalista, alla vigilia della manifestazione per il clima, denuncia perdite di gas metano in 13 sui 25 impianti italiani

Nei giorni in cui si svolge a Sharm el-Sheikh la Cop27, Legambiente denuncia un fatto molto grave che si sta verificando lungo lo Stivale: secondo la nota stampa diffusa dall’associazione ambientalista, sono diversi gli impianti lungo l’intera filiera del gas fossile e del petrolio in cui si verificano emissioni di metano in atmosfera. 

Su 25 impianti monitorati tra Sicilia e Basilicata, in ben 13 sono state individuate delle emissioni di metano significative: 15 casi di rilasci diretti (venting) e 68 perdite, per un totale di circa 80 punti di emissione individuati. Emissioni silenziose e non visibili a occhio nudo, causate da una scarsa manutenzione degli impianti, da possibili guasti, ma anche alla pratica del venting (ossia il rilascio volontario e controllato di gas in atmosfera) e che, oltre a rappresentare uno spreco di risorse, costituiscono una minaccia per il clima. Il metano è, infatti, un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera”

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Questa denuncia arriva alla vigilia della manifestazione per la COP27 già prevista a Roma e in altre città italiane il 12 novembre, in seguito al monitoraggio realizzato lo scorso ottobre nell’ambito della campagna di informazione e sensibilizzazione “C’è Puzza di Gas”, con termocamera a infrarossi “FLIR GF320”.

Di fronte a questo quadro preoccupante, Legambiente torna a chiedere domani in piazza più impegni concreti per il clima – con un accordo COP27 ambizioso e giusto in grado di mantenere vivo l’obiettivo di 1.5°C ed aiutare i paesi più poveri e vulnerabili a fronteggiare l’emergenza climatica – ed interventi concreti da parte dell’Italia per monitorare, controllare e ridurre le emissioni di metano. Ad oggi nella Penisola non esistono adeguati strumenti normativi che impongano un monitoraggio costante di quanto avviene nelle diverse infrastrutture e ciò rende complesso identificare e quantificare le fughe, ostacolando un’analisi dettagliata sull’entità reale del problema.

“In un contesto globale di lotta alla crisi climatica – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – una rapida riduzione del metano in atmosfera può portare ad una frenata del cambiamento climatico. Per questa ragione oggi è più che mai urgente intervenire per contenere le emissioni di metano fossile, ovunque queste si verifichino. Lungo l’intera filiera del gas fossile e del petrolio, infatti, sono presenti perdite di metano stimate tra l’1 e il 3% del totale trattato, che oltre a rappresentare un nemico per il clima sono un enorme spreco, anche alla luce dell’attuale crisi energetica che viviamo. Sul fronte della politica energetica l’Italia, inoltre, deve abbandonare la strada delle fonti fossili rafforzata dalla ripartenza delle estrazioni di idrocarburi dai fondali marini tra le 9 e le 12 miglia dalla costa varata dal Governo Meloni, e accelerare su rinnovabili, efficienza, reti, accumuli e sulla legge per eliminare i sussidi alle fonti inquinanti che ancora manca all’appello”. 

Proposte per frenare le perdite di metano: l’associazione rilancia oggi anche le sue proposte legate alla campagna itinerante C’è Puzza di Gas, che il 19 novembre continuerà il suo viaggio per informare i cittadini facendo tappa in Liguria. In particolare, oltre a chiedere un sistema di monitoraggio, comunicazione, verifica e norme concrete, per Legambiente è fondamentale che venga fatto un rilevamento e una riparazione delle fuoriuscite di metano (LDAR): compagnie e gestori energetici dovrebbero essere obbligati a condurre delle attività di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano mensilmente, intervenendo immediatamente ed in maniera efficace su ogni perdita. Il regolamento europeo invece propone di intervenire solo sulle perdite di una certa grandezza, lasciando che il resto del gas metano venga sprecato. Solo così si aiuterebbe ad evitare il 42% delle emissioni dirette che si verificano oggi in Italia. Che venga vietato il rilascio e la combustione in torcia, dato che le attuali norme affrontano parzialmente il problema. Che vengano monitorati, chiusi e bonificati i pozzi inattivi nel più breve tempo possibile. Infine, che vengano avviati programmi di cooperazione internazionale applicando gli standard proposti per le compagnie e gli stati europei lungo l’intera filiera, anche al di fuori dei confini comunitari, per limitare, fino ad azzerare, le emissioni al di fuori dell’Unione Europea considerando che la maggior parte delle emissioni arriva proprio fuori dai confini visto che importiamo più del 90% di gas.

In piazza per il clima

Domani sabato 12 novembre Legambiente sarà in piazza a Roma, Milano, Firenze e in altre città della Penisola insieme ai Fridays For Future Italia per riportare all’attenzione il tema della giustizia climatica e dei diritti umani ed esprimere solidarietà con gli attivisti e le attiviste che sono state arrestate in Egitto nelle settimane precedenti alla COP27. In particolare, a Roma l’associazione ambientalista ha organizzato per sabato mattina, un presidio a Villa Ada (ingresso via salaria 273); mentre a Milano (ore 16.30 in via Timavo n. 17) e a Firenze (dalle ore 19.00 alle ore 20.30, in Piazza Santa Maria Novella) appuntamento nel pomeriggio.