Abbiamo visto in anteprima ‘Yann Tiersen: Kerber – The Film’, il lungometraggio in cui Yann Tiersen presenta il suo nuovo album.
L’isola di Ouessant (in inglese Ushant) è lunga 8 km e larga appena 4. Si trova nel nord della Francia, nella regione della Bretagna e – come sottolineato all’inizio del lungometraggio di Yann Tiersen – conta 834 abitanti. In questa landa pianeggiante ma sferzata dai venti, le scogliere sono alte e frastagliate. Il mare – spesso gonfio – è guardato a vista da cinque fari, a cui nel 1982 si è aggiunto un radar che controlla il traffico marittimo.
È qui che Yann Tiersen ha raccolto le suggestioni visive che riempiono Yann Tiersen: Kerber – The Film, il suo primo lungometraggio. Prodotto da Up The Game e diretto da Kit Monteith, il film è in realtà una presentazione completa di Kerber, il prossimo album del compositore, totalmente eseguito nei 63 minuti del film, che giovedì 26 agosto alle ore 20.00 arriverà su LIVENow. Potremmo definirlo un concerto, in cui il palco lascia però il testimone allo studio di Tiersen e il pubblico è muto, perché le immagini che si intervallano ai brani sono quelle dei deserti di Ouessant, dei suoi animali, dei suoi paesaggi infiniti.
Del resto, Kerber – l’album – è una testimonianza dello spirito sempre più atto alla sperimentazione di Tiersen. Nel film – un’ode all’isola, senza dubbio – ad emergere è proprio una musica che va dall’apertamente elettronico a strumenti vivissimi ma opportunamente contaminati. La visione musicale di Yann Tiersen vola verso nuovi orizzonti, non necessariamente definibili, e le immagini della selvaggia Ouessant aiutano a contestualizzarla. Natura e musica, paesaggi e contaminazioni forniscono – nell’insieme – una nuova matrice che guida lo spettatore e lo sprona a bearsi dei silenzi e delle melodie.
Yann Tiersen, sperimentazione e tradizione
«Volevamo documentare il sound completamente nuovo che Tiersen sta sviluppando, utilizzando sistemi elettronici analogici, ridefinendo le composizioni per pianoforte attraverso il campionamento e la sintesi sperimentali. – dichiara il regista, Kit Monteith – Speravamo di catturare lo spirito delle sue nuove composizioni all’interno di un film dinamico performativo. Attraverso l’utilizzo di nuovi e familiari materiali ho usato la fotocamera 35 mm come strumento analogico per esplorare e riprendere gli spazi naturali dell’isola. La miscela di questi elementi cinematografici digitali e analogici rispecchia l’approccio creativo di Yann Tiersen. Il film abbraccia le loro differenze mentre cerca di trovare una nuova e strana armonia tra loro».
L’artista ha del resto trascorso gran parte del 2020 impegnato nella produzione dell’album, componendo prima le melodie al pianoforte per poi trasformarle ed elaborarle con suoni elettronici e creare paesaggi sonori coinvolgenti. Proprio come l’album Kerber, il film è stato realizzato fondendo formati tradizionali e moderni.
Se l’unione dei formati – analogico e digitale – riassumono l’arte di Yann Tiersen e quella di Kit Monteith, ad emergere nel film è tuttavia una coerenza di fondo più che un gioco di contasti. Music is the art of sounds in the movement of time, recita una citazione di Busoni all’inizio del lungometraggio. Ed è un po’ questo il concept probabilmente dell’opera nella sua interezza. L’idea che l’arte del suono serva a riempire i movimenti del tempo, come il ticchettio iniziale dell’orologio che diventa musica. O il rumore delle onde che si infrangono sulle pareti rocciose delle scogliere.
Ogni cosa ha un suono, in fondo. Anche l’isola di Oeussant in apparenza così desolata. Trasformare il suono in musica è un’arte dalle mille declinazioni che Yann Tiersen sembra aver fatto propria, riempiendosi di suggestioni e sfide.