Le recenti vittorie elettorali di partiti nazionalisti e populisti si devono all’uso spesso spregiudicato, ma efficace, dei social network. Eppure l’utilizzo non autorizzato di dati sensibili potrebbe colpire anche loro.


di Federico Sconocchia Pisoni

Il tema della cybersecurity è, senza dubbio, diventato prioritario nell’agenda politica di ogni governo. Con l’avvento delle ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) la difesa dei dati personali desta crescenti preoccupazioni nelle aziende e fra i singoli cittadini.

Le autorità nazionali e sovranazionali – vedi Unione Europea – sono sempre molto attente nel far sì che vengano rispettate le norme a difesa della privacy. Ultimamente il garante europeo per la protezione dei dati ha messo sotto la lente di ingrandimento “Face App”, l’applicazione che permette di invecchiare le persone modificando i lineamenti di un volto in fotografia. Secondo il garante UE, infatti, la casa produttrice – Wireless Lab – nel momento del download dell’applicazione farebbe firmare un consenso sul trattamento dei dati precedente al nuovo regolamento GdPr approvato un anno fa dal parlamento europeo. Ciò comporterebbe seri rischi per la privacy degli utenti online, con conseguente utilizzo di dati sensibili, i quali finiscono spesso fuori dai confini nazionali.

Ancor più di recente il Guardian ha rivelato come gli utenti Iphone siano spiati dalla casa madre, la quale registra le conversazioni che essi avviano con Siri. Anche in questo caso sembra palese l’uso poco ortodosso di dati sensibili, tanto che la stessa Apple ha confessato di ascoltare alcune conversazioni, ma solo per migliorare il sistema di dettatura.

Come si è potuto constatare nelle elezioni presidenziali americane del 2016 e con la Brexit, il tema della sicurezza informatica non pone rischi solo per il mero uso di dati personali, ma soprattutto per l’utilizzo che ne viene fatto in chiave politica. In un mondo in cui la comunicazione sui social network è diventata a tutti gli effetti la chiave di volta per la vittoria elettorale – vedi il fenomeno Salvini in Italia – è curioso constatare come alcuni leader, che fanno continuo perno su sentimenti nazionalisti, siano sotto costante minaccia di un uso incontrollato dei propri dati personali all’estero.