In occasione della Biennale d’Arte di Venezia, Banksy è passato in laguna. A testimoniarlo, due post su Instagram che accendono la curiosità e provocano, ancora una volta, il pensiero collettivo.

Per un artista che ha fatto del mistero una delle sue carte iconiche, due post sui social sono una rarità. E proprio per questo motivo i due contributi di Banksy acquistano ancora più rilievo in un modo digitale che spreca selfie, foto & Co. a più non posso. Siamo a Venezia in occasione della Biennale, evento che richiama artisti da tutto il mondo.

E proprio qui, a quanto pare, sarebbe passato anche Banksy (con lui il condizionale è d’obbligo ma in questo caso la veridicità dei fatti non è messa in discussione). Il più discusso e sfuggevole artista contemporaneo ha lasciato lungo le calli veneziane tracce del suo passaggio. E come sempre si è preso beffe dell’establishment culturale in senso lato.

Il primo post risale a un fatto di inizio maggio ed è una clip video in cui Banksy si mostrerebbe (o chi per lui) mentre allestisce la tela Venice on oil. L’opera è un quadro che si compone di diversi elementi a costruire nell’insieme una nave da crociera che attraversa il bacino di San Marco. Quindi i fotogrammi raccontano l’intervento delle forze dell’ordine che intimano all’artista ben coperto da abiti pesanti di levare l’opera da via Garibaldi perché privo di permesso.

Il paradosso e lo spirito artisticamente provocatorio sono evidenti: da una parte un “mostro del mare” che deturpa col suo passaggio una delle piazze più belle e delicate del mondo e, dall’altra, un artista che non può esporre perché senza licenza. Ovviamente, il video ha scatenato la curiosità anche per un altro motivo: è davvero il famigerato Banksy quello che compare, irriconoscibile dietro un quotidiano, nella clip di Instagram?

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E allora via di supposizioni, rewind e zoom che possiamo immaginare non possano che far sorridere un artista che sa troppo bene come prendersi gioco del pensiero comune. “Allestendo la mia bancarella alla Biennale di Venezia – si legge nella caption, con l’aggiunta – Nonostante sia l’evento d’arte maggiore e più prestigioso al mondo, per qualche motivo non sono mai stato invitato.”

Ecco quello che conta, al di là dell’identità di Banksy accanto alla sua opera. Le parole su IG fanno, forse, rileggere l’intera clip come una provocatoria performance artistica proprio per il suo disallestimento richiesto dalla Polizia Locale, oltre che per il soggetto navale del quadro scomposto. Del resto come succede con Banksy, le interpretazioni sono molteplici e tutte aprono alla riflessione, alla curiosità, al dubbio.

Questa volta poi l’artista ha fatto di più. Un paio di giorni dopo il video, ecco una foto che toglie ogni dubbio sulla paternità del murale comparso a metà maggio sul muro esterno di un palazzo veneziano. Il Naufrago bambino è opera di Banksy: avvistato lungo il canale di Ca’ Foscari, vicino all’Università, il graffito è stato rivendicato via social senza alcun bisogno di didascalie.

L’opera ritrae un piccolo migrante in bianco/nero mentre sorregge una torcia che emette una nuvola di fumo di colore rosso cangiante. Secondo alcuni sarebbe una dimostrazione di vicinanza dell’artista ai veneziani che da anni lamentano serie difficoltà a continuare a vivere in laguna. Che sia vero o meno, è già corsa all’acquisto del palazzo, già in vendita, la cui valutazione è pari a 4 milioni e mezzo di euro. E chissà se il graffito servirà da volano per le trattative.