Critiche e dietrofront: al coro contro il M5S si aggiunge anche Claudio Santamaria. L’attore sostiene di essere stato “strumentalizzato”.

Pochi giorni fa, il tweet di un utente era diventato virale e poi finito sui giornali, con tanto di polemiche a corredo della presunta notiziabilità del commento di un cittadino, particolarmente critico nei confronti del Movimento 5 Stelle.

“Faccio outing. Da sempre di sinistra in una famiglia di sinistra. Ho votato m5s ed è stato l’errore più grande della mia vita, ancora non ci dormo. Questi mesi mi hanno aiutato a capire che non ho nulla da spartire con questi imbecilli arroganti. E pure fascisti”.

Il tweet è a firma di Massimo Vitagliano. Ha 8000 like e più di 1000 condivisioni. Un cinguettio duro, diventato virale per la diffusione di un sentimento a quanto pare condiviso da molti. Il dibattito politico è, di fatto, vivissimo e il tema delle promesse non mantenute dal M5S e della sua grandissima capacità di attrattiva agli esordi, diventata poi per molti solo uno specchio per le allodole, è ferocemente attuale.

Lo dimostra anche l’orda di personaggi noti che si sono uniti al coro, dopo essersi schierati e aver partecipato con entusiasmo alla nascita del partito di Beppe Grillo.

Claudio Santamaria, dalle pagine dell’inserto Liberi Tutti de Il Corriere della Sera, dice – senza mezzi termini – di essere stato strumentalizzato.

“Ho creduto in un sogno, ho sperato in un progetto. In generale mi sono pentito di essermi esposto politicamente – dichiara l’attore – Non salirei più sul palco per sostenere Virginia Raggi. Sono stato strumentalizzato. E poi visto l’andazzo generale non lo rifarei. Non mi piace quando mi etichettano come grillino”.

Non è tanto differente la posizione dell’attore Michele Riondino, che – in una lunga intervista rilasciata al Globalist critica il M5S, toccando questioni come le trivellazioni in mare e l’Ilva, specchio di tutte le promesse non mantenute dal partito.

“Non li voto più ma noi, che in questo territorio moriamo, adesso moriamo per colpa nostra perché abbiamo difeso un soggetto politico che ha promesso di aiutarci e non ci aiuta. – si legge sul GlobalistSe ci fosse una legge che permette allʼelettorato di rivendicare il diritto di voto questo sarebbe un motivo per denunciare i Cinque Stelle. SullʼIlva hanno parlato di chiusura degli impianti, hanno preso il mio voto, oltre tutto per governare con qualcuno a cui non avrei mai dato il mio voto, e ora sono colpevole addirittura anche del decreto sicurezza: se quel decreto esiste oggi è anche per causa mia”.

Meno recente la rabbia del collega Ivano Marescotti, che a settembre si era dichiarato fortemente deluso dall’alleanza con la Lega (tanto da dire in un’intervista a Repubblica che non rivoterebbe il partito, “a meno che il Movimento non si spaccasse prendendo le distanze dalla componente di destra”), e di Fiorella Mannoia, come sottolineato da Mattia Feltri in un editoriale su La Stampa.

Un generale dietrofront, sintomo di un diffuso malessere che si riflette anche sui dati dei consensi del partito, decisamente in calo. Il 12,6% degli elettori del M5S considera infatti ormai la Lega più affidabile. Un buon 13,8% preferisce invece l’astensione.