Arriverà in esclusiva su Prime Video il 12 novembre il documentario ‘Ben: Respira’. La nostra intervista a Benjamin Mascolo.

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Arriverà su Prime Video in esclusiva dal 12 novembre il documentario Ben: Respira, in cui emerge un lato di Benjamin Mascolo decisamente inedito. Negli ultimi mesi, l’artista ha rilasciato il suo primo album da solista con il nome di B3N e ha recitato – insieme alla compagna Bella Thorne – in Time is Up, ma tra i progetti ad emergere è proprio questo ritratto senza filtri, in cui Ben mostra le sue fragilità.

Dalla rarissima malattia – l’Istiocitosi X – che lo ha colpito quando era ancora un ragazzino compromettendo la sua capacità polmonare al concerto in Arena con Fede fino alla vita ad Hollywood con il sogno di correre finalmente la maratona di New York.

«Paura ne ho tanta nella vita, di tante cose. – ci dice subito Ben – Emotivamente, la mia più grande paura è quella di non essere amato. Ma se penso alla maratona e alla malattia, ho paura di fallire e impormi un obiettivo più grande di me. Per tanti anni non mi è neanche passata per l’anticamera del cervello di fare una cosa simile. Eppure, credo che un uomo scopra chi è veramente quando affronta le sue paure. L’idea di correre mi è venuta proprio quando volevo fare qualcosa che mi faceva molta paura».

Coraggio e fallimento diventano così per Ben – in questo documentario diretto da Gianluigi Carella – due facce della stessa medaglia. E – come sempre in questi casi – il viaggio (interiore) conta alla fine più della meta.

«Mi ero liberato dell’idea del fallimento, ma sapevo che c’era comunque la possibilità. – dice Ben – Anche parlando con il regista, avevamo deciso che se avessi fallito lo avremo comunque fatto vedere nel documentario. La scelta di non mettere la maratona in sé nel doc è arrivata dopo. E per me dà valore al progetto. Il messaggio che voglio mandare è che ho sfidato me stesso e ci ho provato fino in fondo».

Ben: Respira

Ben: Respira, maschere e fragilità

Eppure, approcciarsi alla sua stessa storia per Ben non è stato subito semplicissimo. E vedendo il documentario lo si intuisce, perché l’artista evidenzia tutte le sue sfumature e fragilità senza nasconderle.

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«Credo che tutti abbiamo un’armatura e una maschera. – ci spiega – Per quanto io voglia essere onesto, quando sei davanti a una telecamera, è facile alzare una barriera. E durante i primi mesi di riprese, quando iniziavo a fare le interviste, era difficile per me esprimermi ed aprirmi completamente. Non quando correvo o lavoravo perché la telecamera non esisteva in quel momento per me. Negli altri momenti, però, avevo paura a farmi vedere per chi ero realmente».

«Ma il regista è stato molto bravo, perché è riuscito a prendermi nell’ambiente giusto in una situazione giusta. Mi ha beccato con le difese abbassate ed è lì che è venuto fuori chi ero veramente. Bella, invece, la metti davanti a una telecamera o la togli ed è sempre la stessa persona. E anche mia mamma. Io non ero lì tutti i momenti e, nel documentario, ho scoperto cose che non sapevo neanche io di me e della mia malattia. Parlare con lei in questo doc mi ha fatto scoprire tante cose di me. Ho imparato tanto, è stata un’esperienza importante».

Per Ben, in un certo senso, è stato come guardarsi allo specchio e affrontare i propri demoni.

«Voglio sempre essere perfetto ed è difficile far vedere queste imperfezioni. – commenta Ben – Ho sempre cercato di nasconderle. I social sono, ad esempio, un mezzo di comunicazione potente in cui si dà un’immagine perfetta di sé che non è quella vera. Da quando ho conosciuto Bella, ho iniziato ad accettare più me stesso perché mi ama per come sono. E mi ha dato la forza di coltivare i lati di me che non volevo affrontare. Credo sia in quegli aspetti che troviamo particolarità che ci rendono unici e speciali. Il consiglio che posso dare a tanti giovani che si sentono insicuri come lo ero io è quello di coltivare le imperfezioni».

Ben: Respira

Ben e la musica tra amore e odio

Parla a lungo Ben del suo talento. Nel documentario, in una scena molto bella, Bella e Benjamin discutono proprio della bellezza o meno della voce dell’artista. È un punto cruciale del racconto, perché ad emergere è un Ben insicuro nonostante il successo. E, nello stesso tempo, quella scena sottolinea quanto sia importante avere accanto persone in grado di spronarti.

«Sminuivo la mia arte sentendomi inferiore. – confessa – Mi vedevo come una persona con cose da dire, un bravo comunicatore. Con le canzoni, a parole, con il pubblico. Non un cantante, perché secondo me non ero all’altezza. Ma ora so che se hai qualcosa da dire conta il contenuto. Non è solo la bellezza della voce ,ma il sentimento che ci metti dentro».

È forte nel doc quello che Ben definisce un rapporto di «amore e odio» con la musica. «Amo la musica, ma certe volte sento che vorrei fare di più anche se faccio fatica. – spiega poi Ben – In alcuni momenti scrivo e sono orgoglioso, altre volte non esce niente. È un rapporto in continua evoluzione, ma sto cercando di tornare ragazzo, quando tutto era una scoperta. Voglio lavorare con persone nuove e con una mentalità diversa. La passione, quando rincorri la classifica, la perdi. A volte devi far scelte più commerciali che artistiche. Voglio ricominciare da zero. E spero di riuscirci piano piano».

Tra le scene del documentario e le parole di Ben, l’amicizia con Fede è innegabile. Eppure, Ben sottolinea che l’ultimo concerto all’Arena di Verona è stato, per lui, la «chiusura di un capitolo, il più importante della mia vita».

«È stato emotivamente molto intenso e malinconico. – aggiunge – All’ultima canzone ho capito che era la fine di un capitolo gigante e che dal giorno dopo avrei avuto una certezza in meno».

E il futuro come sarà? «Sto ancora scoprendo cosa voglio fare, perché non lo so. – ci risponde Ben – Mi sono tolto grandi soddisfazioni, ma per me è una ricerca costante. Porto tutto avanti in parallelo, e voglio trovare cose che mi piace fare».

«Anche nella musica sto sperimentando, sto uscendo dagli schemi. Voglio fare cose diverse per capire cosa mi piace e qual è la mia prossima fase. Amo Benji & Fede e non rimpiango niente. Come artista, però, non voglio essere sempre la stessa persona. Ho la fortuna di poter sopravvivere lavorando senza avere deadline».

Maratone e demoni

Ben: Respira

Alla fine, il Ben che ci racconta il documentario Ben: Respira non ha molte certezze, ma porta con sé una grande consapevolezza. Dal peso del talento («È un fattore, ma non è così importante. – dice – I risultati si ottengono con il lavoro quotidiano») all’amore per Bella Thorne («Quando l’ho conosciuto sono cambiate le mie priorità»). Tutto conduce alla necessità di affrontare i propri demoni, le proprie debolezze.

«Ognuno ha dei demoni che deve affrontare. – ci dice Ben – Forse questo documentario può dare a qualcuno il coraggio di affrontare i propri. Bisogna cercare se stessi e capire che è la diversità il tuo vero potenziale. Io cerco sempre di rimanere il ragazzo di Modena legato ai valori che mi ha insegnato la mia famiglia e agli amici di sempre. Anche se li vedo di meno. È facile cambiare in negativo. Io voglio crescere, ma non voglio perdermi».

La corsa nel documentario diventa quindi, alla fine, una metafora. Perché – come dice Ben – «mi ha insegnato che è la vita stessa ad essere una maratona. La vita è una maratona fatta di piccoli sforzi quotidiani, non dobbiamo dimenticarcelo».