Dal 25 settembre – e fino al 21 novembre –, la Galleria 10 A.M. ART di Milano ospita Risonanze, mostra personale di Elisa Alberti, curata da Gianluca Ranzi. L’esposizione presenta un corpus di opere che distillano la complessità della natura e della vita psichica in un linguaggio pittorico essenziale, modulare e vibrante.
Attraverso un metodo rigoroso ma mai asettico, Alberti crea un piano simbolico che intreccia forma, colore e luce, trasformando la tela in un campo dinamico di relazioni. La pittura, come natura viva, si apre a un dialogo continuo tra spazio e tempo, invitando il pubblico a immergersi in un’esperienza visiva e sensoriale che celebra la fluidità della vita.
Elisa Alberti, infatti, approccia l’arte come un processo di filtraggio della realtà, dove il metodo – dall’etimologia “via da percorrere” – diventa un’esplorazione della natura e delle emozioni. Le sue opere si distinguono per un rigore formale che non si riduce a un’astrazione sterile, ma si anima attraverso la ripetizione ritmico-modulare e l’enfatizzazione della superficie pittorica.
Così, i rapporti tra concavo e convesso, linearità e curvature, pieni e vuoti cromatici creano un gioco di contrappunti che rende ogni quadro reattivo e concreto. E la pittura di Alberti si configura come un sistema organico, un “giardino di forme” che germinano e si intrecciano, collegando opere e serie in un flusso continuo di echi e rimandi.
Colore e superficie: un dialogo sensoriale
Le tele di Alberti pulsano di vita grazie a una palette cromatica che spazia dai blu profondi ai beige cristallini, talvolta sfumati di rosa antico, fino a neri intensi che evocano pittogrammi. Questi colori, accostati a superfici che alternano lucido e opaco, creano un’esperienza che unisce vista e tatto, armonia e dissonanza.
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La stratificazione del colore e la modulazione della luce trasformano lo spazio pittorico in un campo fluido, multidirezionale, dove figura e sfondo si scambiano ruoli. Ne nascono opere che sono atti mentali e manuali, un equilibrio tra programmazione e deviazione, che invita lo spettatore a scoprire la bellezza della variazione continua, senza mai chiudersi in schemi ripetitivi.
E la serialità, lungi dall’essere meccanica, nasce da momenti irripetibili di concentrazione, dove l’idea si traduce in forma. Un’immersione attiva in un universo di corrispondenze che celebra la coesistenza delle differenze e la vitalità dell’arte.
Immagini da Ufficio Stampa