La prima retrospettiva italiana su Leonora Carrington a Palazzo Reale di Milano: oltre 60 opere tra surrealismo, esoterismo e visioni alchemiche.
C’è una soglia, tra incanto e inquietudine, in cui la realtà si dissolve e prende forma l’invisibile. È in questo spazio che si muove Leonora Carrington, artista visionaria, strega gentile e sapiente alchimista dell’immaginario. A Palazzo Reale di Milano, dal 20 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, la grande retrospettiva a lei dedicata invita a varcare quella soglia e a lasciarsi trasformare. Non si esce indenni da questa mostra: si entra spettatori, si esce iniziati.
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È la prima volta che l’Italia ospita un’antologica della Carrington, e lo fa nel segno di un racconto potente e stratificato: più di 60 opere, provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, restituiscono non solo il talento pittorico di un’artista difficile da incasellare, ma anche il suo pensiero radicale, le sue visioni magiche, la sua capacita di fondere vita, trauma, sogno e spiritualità in un linguaggio unico. La mostra, curata da Tere Arcq e Carlos Martín, è un viaggio nella mente e nel cosmo creativo di una donna che ha fatto della metamorfosi una filosofia.

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Leonora Carrington: chi era l’artista visionaria del Novecento
Nata in Inghilterra nel 1917, morta in Messico nel 2011, Leonora Carrington fu pittrice, scrittrice, attivista, intellettuale e pioniera dell’ecofemminismo. La sua biografia è essa stessa un romanzo di formazione: cresciuta in una famiglia aristocratica e rigida, studiò arte a Firenze, incontrò i surrealisti a Parigi, visse l’amore con Max Ernst, fuggì dalla guerra e dalla repressione psichiatrica, visse l’esilio e infine scelse il Messico come patria spirituale, luogo in cui ricominciare e fiorire. Ma non è la cronologia a guidare il percorso espositivo. È piuttosto una geografia dell’anima: ogni sezione della mostra esplora un arcipelago della sua mente e della sua opera, in cui si intrecciano arte e mistica, simboli e archetipi, fiabe e tarocchi, visioni alchemiche e racconti interiori.
La mostra a Palazzo Reale: un viaggio tra arte e magia
Tra le prime opere esposte spicca la serie Sisters of the Moon (1932-33), realizzata quando Leonora aveva appena quindici anni. Sono lavori ancora acerbi, ma già profondamente evocativi: donne-luna, creature ibride, figure siderali che preannunciano un mondo governato dal femminile, dalla magia e dalla metamorfosi.
La seconda sezione si concentra sul periodo surrealista e sull’amore tumultuoso con Max Ernst, che la soprannominò la sposa del vento. Opere come Caballos o Garden Bedroom raccontano il desiderio di liberazione e il trauma della guerra. L’internamento psichiatrico a Santander, nella Spagna franchista, è una ferita profonda che segna per sempre la sua produzione. Ma è anche l’inizio di una trasformazione radicale: l’artista narrerà quell’esperienza in uno dei suoi testi più potenti, Down Below, un diario visionario di caduta e rinascita.

Il trasferimento in Messico non è solo geografico: è cosmico. Inizia qui la fase più matura del suo lavoro, quella in cui la Carrington raggiunge una voce compiuta e personale. Nella sezione intitolata Spaesamento, l’artista mette in scena un senso di bi-locazione onirica: l’infanzia inglese si mescola con l’energia simbolica del nuovo mondo, in cui antichi riti e miti indigeni risuonano con le sue letture esoteriche europee. I quadri Las tentaciones de San Antonio (1945), The Elements (1946) e Night Nursery Everything (1947) sono affreschi sospesi tra incubo e favola, dove il tempo è ciclico, gli oggetti parlano e le leggi della fisica si piegano a una logica misterica.
Opere e temi: surrealismo, alchimia, femminismo
Ogni quadro di Leonora Carrington è un enigma e un sortilegio. Le figure non sono mai ciò che sembrano. Dietro una ragazza, una iena. Dietro una cucina, un tempio iniziatico. La mostra approfondisce questo aspetto nella sezione La cucina alchemica, ispirata dagli studi di Susan Aberth. Qui, opere come Grandmother Moorhead’s Aromatic Kitchen (1974) svelano il potere trasmutativo dello spazio domestico, trasformando il cibo in rito, la cura in magia, la quotidianità in atto sacro.
Il femminismo della Carrington non è ideologico, ma simbolico. È una riscoperta dei saperi ancestrali, una riconnessione con la natura, un’eco della Grande Madre. Nelle sue opere si avverte l’influenza dell’alchimia, dei tarocchi, dell’astrologia, dei miti perduti. Le fonti si stratificano senza mai diventare didascaliche. La sezione L’Oscurità luminosa racconta proprio questa dimensione arcana e iniziatica, dove incantesimi e sigilli si nascondono dietro apparenti scene quotidiane. Non è un caso che molte delle sue immagini più criptiche evochino il concetto gnostico della conoscenza come rivelazione oscura.

Leonora Carrington: sacerdotessa e narratrice
Ma la Carrington non è solo sacerdotessa. È anche narratrice. I suoi racconti, spesso pubblicati in raccolte minori o tradotti tardi in Italia, sono favole anarchiche, in cui bambini parlano con animali, regine si ribellano ai padri e le leggi morali sono sovvertite. Il suo universo letterario è parte integrante della mostra, che presenta anche documenti, fotografie, manoscritti e disegni preparatori.
Chiude il percorso la sezione Il viaggio dell’eroina, un omaggio al suo cammino spirituale e intellettuale, raccontato attraverso opere simboliche come The Magus Zoroaster Meeting his Own Image in the Garden (1960) o Under the Compass Rose (1955), testimonianza del suo interesse per gli insegnamenti di Gurdjieff, Blavatsky e l’occultismo novecentesco.
La mostra restituisce Leonora Carrington nella sua interezza, senza tentare di semplificarla. È un’esperienza immersiva e densa, che esige attenzione, lentezza e apertura. Non si tratta solo di osservare dei quadri, ma di entrare in una mappa interiore, una cartografia mistica in cui ogni spettatore è invitato a compiere il proprio viaggio.
Come in ogni rituale iniziatico, si parte dal buio per giungere alla luce. E tra le visioni di Leonora Carrington, forse, si riconoscerà qualcosa di noi stessi.
La mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale, MondoMostre, Civita Mostre e Musei ed Electa, e realizzata grazie al Gruppo Unipol, main partner, e a Pirola Pennuto Zei & Associati, premium partner. L’iniziativa rientra nel programma dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. Il catalogo della mostra è edito da Electa.
Foto Preview: Leonora Carrington, La joie de patinage, 1941. Olio su tela, 45.7 x 60.9 cm. Madrid, Collection Peréz Simón © Estate of Leonora Carrington, by SIAE 2025