A Palazzo Samone di Cuneo, oltre 50 artisti riflettono sul sacro con immagini e visioni interiori. La mostra è visitabile fino al 21 settembre 2025.
È stata inaugurata venerdì 18 luglio 2025, a Palazzo Samone di Cuneo, la mostra La spiritualità dello sguardo, a cura di Massimo Scaringella, nell’ambito della rassegna OMG – grandArte 2025-2026 – I confini del sacro. Un percorso espositivo che riunisce oltre 50 artisti internazionali e italiani – attivi tra pittura, scultura, fotografia e installazioni – con l’obiettivo di indagare il confine, oggi sempre più mobile, tra visibile e invisibile, materia e trascendenza, corpo e spirito.
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La mostra sarà visitabile fino al 21 settembre 2025, ogni sabato e domenica dalle ore 15:00 alle 18:00, con ingresso libero.
Lo sguardo come meditazione
In tempi in cui la secolarizzazione domina la cultura occidentale, La spiritualità dello sguardo cerca di riaprire un dialogo intimo e radicale con l’interiorità. A partire da una riflessione sul potere dell’immagine e del guardare, l’arte diventa qui veicolo di una ricerca di senso. Non una spiritualità dogmatica, ma un’indagine profonda sul ruolo che l’arte può avere nel restituire spessore simbolico alla nostra esperienza quotidiana.
Come scrive Sergio Givone nel suo saggio La ragionevole speranza (2025), «vediamo di restare in ascolto sempre, fino all’ultimo»: è in questo spirito che si inserisce il progetto di grandArte, dando voce a una pluralità di artisti che interpretano lo sguardo come gesto contemplativo, apertura all’altro, pratica di attenzione e silenzio.

Un’esperienza collettiva tra tecniche e visioni
Le opere in mostra, spesso figurative ma mai statiche, si articolano in un racconto visivo che attraversa stili e linguaggi. La pittura figurativa – tornata centrale dagli anni ’80 come spazio per la narrazione e l’introspezione – è affiancata da lavori installativi, fotografie e oggetti che invitano a un rallentamento percettivo, necessario per accedere a una dimensione altra dell’immagine.
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Tra gli artisti presenti: Angelo Accardi, A. Abate, R. Barni, K. Blom, E. Chiricozzi, D. Galliano, P. Gandolfi, Milot, E. Morales, V. Vuckovic e molti altri.
Tra visibile e invisibile: la sacralità dell’arte
Ne La spiritualità dello sguardo, ogni opera si fa soglia. La sacralità non è mai imposta, ma suggerita: è nel vuoto di uno spazio, nella tensione di una linea, nella ripetizione di un gesto pittorico che si manifesta una possibilità di senso. Non a caso, molte delle opere richiamano l’atto rituale, non come cerimonia, ma come processo di trasformazione: l’arte diventa un linguaggio attraverso cui l’essere umano tenta di leggere il mistero.
Il progetto espositivo insiste su una convinzione fondamentale: la contemplazione è un atto sovversivo, che resiste all’immediatezza, alla velocità e alla superficialità. Per questo motivo, il rallentamento imposto dall’opera d’arte – e dallo sguardo che l’accoglie – è già un’esperienza spirituale.
Una mostra, molte visioni
La pluralità di approcci e provenienze permette alla mostra di costruire un discorso a più voci, capace di attraversare culture, generazioni e sensibilità. Se alcune opere parlano di trascendenza in senso esplicito, altre interrogano lo sguardo nella sua dimensione umana e psicologica. Ne emerge un percorso visivo avventuroso, talvolta spiazzante, che ci invita a rileggere la realtà attraverso un filtro più profondo.
In questo contesto, lo sguardo diventa non solo un tema, ma un atto. Un modo di essere nel mondo. E ogni opera – anche la più minimale – ci interroga: quanto tempo siamo disposti a dedicare a ciò che non possiamo misurare?
La mostra è patrocinata dal Comune di Cuneo e sostenuta da Fondazione CRC.
Per info: www.grandarte.it – info@grandarte.it