La mostra collettiva ‘Oltre l’ultimo cielo’ porta a Casa Sponge (Pergola, PU) un’esplorazione del confine tra terra e cielo.
Dal 14 luglio al 21 settembre 2025, Casa Sponge a Pergola (PU) ospita Oltre l’ultimo cielo, lprima tappa di un progetto ambizioso che indaga il concetto di confine attraverso l’arte contemporanea. Curata da Francesco Perozzi e Marcella Russo, la mostra collettiva riunisce nove artisti e rende omaggio a Massimo Uberti, scomparso nel 2024.
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Ispirata a un verso del poeta palestinese Maḥmūd Darwīsh, l’esposizione si inserisce in una riflessione avviata da Casa Sponge nel 2020 con Cielo riservato al Cielo, quando una raccolta firme propose simbolicamente una no-fly zone sopra la sede, un gesto poetico per un cielo libero da sorveglianza e conflitti.

Obiettivo di Oltre l’ultimo cielo è trasformare gli spazi domestici e naturali di Casa Sponge in un laboratorio di idee. Dove il cielo diventa una soglia contesa e condivisa, simbolo di tensione e possibilità. Le opere, disseminate tra stanze, giardino e sottotetto, si uniscono in un gesto collettivo che invita a sollevare lo sguardo, non per fuggire, ma per resistere attraverso la poesia e la politica dell’arte. “In un presente segnato da guerre, sorveglianza e fratture, la mostra riafferma il ruolo dell’arte come atto necessario e partecipativo. Capace di connettere la dimensione locale a quella globale”, spiegano i curatori.
Il percorso espositivo
Il viaggio inizia con Mario Consiglio, che trasforma le aperture architettoniche di Casa Sponge in soglie visive. Interstizi che esplorano il rapporto tra interno ed esterno, invitando il visitatore a riflettere sul proprio sguardo. Nel giardino, l’installazione di Antonello Ghezzi orienta l’attenzione verso l’alto, avvolgendo oggetti quotidiani in un segno che evoca una comunità cosmica oltre le frontiere. All’interno, Michele Alberto Sereni cerca margini incontaminati nel caos urbano, aprendo varchi contemplativi, mentre Nobuyoshi Araki lascia che la luce irrompa come un corpo, carica di energia inquieta e delicata.
Giovanni Gaggia, fondatore di Casa Sponge, espone per la prima volta nel suo spazio con un ricamo su coperta, frutto di un processo collettivo ancora in corso. L’opera, nata dalla domanda in arabo Com’è il cielo in Palestina?, trasforma la cura in un atto di relazione, fatto di urgenza e speranza. Gedske Ramløv, nel sottotetto, evoca un cielo interrotto con ombre di uccelli su pareti chiuse, suggerendo un volo fragile e trattenuto. E ancora, Stefania Galegati presenta un video che raccoglie voci e desideri del lockdown, un coro disordinato che si eleva come un pensiero necessario.
Davide Mancini Zanchi e Grazia Toderi, tra cucina e soggiorno, aprono fenditure nell’abitato: Zanchi crea costellazioni minime e disorientanti, Toderi spinge lo sguardo verso l’altrove, con un ritorno intimo alla vita e alle sue possibilità. Infine, le piccole opere di Massimo Uberti, disseminate nella casa, guidano il visitatore come tracce silenziose, culminando in un’altalena rivestita di foglia d’oro sul colle di Mezzanotte, una soglia tra terra e infinito.


Tra gli eventi in loco, il 25 luglio alle 19:00, Transumanza Gotica, tour in bicicletta di Andrea Satta dei Têtes de Bois, che farà tappa a Casa Sponge, raggiungendo simbolicamente “l’ultimo cielo” della Palestina, come gesto di pace e comunanza.
Immagini da Ufficio Stampa