Il Kumu Museum di Tallinn è molto più di un museo: è un viaggio nella storia, nell’identità e nelle visioni dell’Estonia, dall’arte classica alle sperimentazioni contemporanee.

Per gli amanti dell’arte di passaggio a Tallinn, capitale dell’Estonia, c’è un museo che va assolutamente visitato: è il Kumu Kunstimuuseum (meglio noto come Kumu Museum), uno dei più grandi musei del Nord Europa. Ci si arriva dopo una piacevole passeggiata nel giardino giapponese del Kadriorg Park (progettato a sua volta dal garden designer Masao Sone) e, nella sua imponenza, quasi si nasconde alla vista tra il verde e gli alberi del parco. Il Kumu sembra infatti la continuazione contemporanea del pendio della collina Lasnamäe: arte nell’arte, potremmo dire, ammirando il gioiello architettonico che ci troviamo di fronte. Il progetto è del finlandese Pekka Vapaavuori, che vinse una gara ufficiale nel 1994.
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Per tanto tempo, il Museo d’Arte dell’Estonia è stato infatti ospite del Palazzo Kadriorg all’interno dell’omonimo parco. Quando, tuttavia, l’Estonia ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, lo storico edificio fu chiuso per essere restaurato e la neo-nata Repubblica decise di costruire un nuovo luogo – più o meno nella stessa area – che contenesse tutta l’arte estone. Al Kumu troverete infatti tutto ciò che l’Estonia ha prodotto – da un punto di vista artistico – dal 18esimo secolo in poi, oltre ad un auditorium e ad un centro educativo per bambini e appassionati d’arte. Nel 2019 ha persino esposto lo sperma di Tommy Cash (sì, avete letto bene) in occasione di una mostra congiunta tra il terzo classificato all’Eurovision 2025 e Rick Owens. Arte classica dunque, ma anche cultura profondamente pop, come dimostra il fatto che il Museo è stato selezionato come una delle location del film Tenet.
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Tallinn, tutto ciò che troverete al Kumu Museum
Il Kumu è di per sé vastissimo, ma ben suddiviso. Al primo piano trovate l’ala destinata alle mostre temporanee, al secondo piano l’arte estone classica dal 18esimo secolo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, al terzo piano l’arte dal 1945 al 1991 e al quarto piano l’arte dopo il 1991, oltre a mostre temporanee di arte contemporanea.
Di piano in piano, il Kumu si snoda come un viaggio nella storia estone e nelle sue influenze, tra ispirazioni (anche italiane) e dissidi, come l’arte che si fa voce di protesta contro l’Unione Sovietica che ha occupato il paese fino al 1991. Il 19esimo secolo è, ad esempio, il periodo d’oro dell’arte baltica: l’Estonia era parte della Russia, ma i governi locali erano nelle mani della nobiltà di lingua tedesca.

Contrasti che si manifestano anche nelle ispirazioni nate dai viaggi in Italia (con quadri paesaggistici e quotidiani). Più avanti, l’arte estone si legherà invece per lo più alla scuola di Dusseldorf e, nel 20esimo secolo, farà finalmente la sua comparsa un’arte estone indipendente e autentica i cui valori sono più legati ad ambienti rurali e alla cultura folk. Allo stesso modo, l’arte del dopoguerra è invece intrisa da un sentimento anti-sovietico mentre la contemporaneità sembra attingere nuovamente alle radici, elogiando tradizioni e identità.
Cinque opere da non perdere al Kumu Museum
Perdersi in questo museo potrebbe essere auspicabile, ma vi segnaliamo qui cinque opere che non dovete assolutamente saltare.
L’Antica Terra dei Vichinghi (Viikingid muinasmaal) – Nikolai Triik – Secondo Piano
Un quadro simbolico: Triik è stato il primo tra gli artisti estoni a servirsi dell’immaginario vichingo per rappresentare il poema epico estone Kalevipoeg. Scritto da Friedrich Reinhold Kreutzwald e pubblicato la prima volta nel 1857, Kalevipoeg narra delle avventure del figlio di Kalev, gigante della mitologia estone e finlandese. La saga di Kalevipoeg – anch’egli un gigante – in questo dipinto diventa il passato stesso del popolo estone.
Ne L’Antica Terra dei Vichinghi, Triik dipinge il suo viaggio fino alla fine del mondo a bordo della sua nave. A destra uomini con teste di cane gettano sassi, a sinistra appaiono invece montagne che eruttano fuoco. Al centro, la vela rossa e la nave argentea, circondate da un arco di aurora boreale. L’idea di Triik è così potente da aver portato altri artisti ad associare Kalevipoeg ad una nave vichinga, influenzando anche l’arte scandinava e russa.

The Sail (Puri) – Neeme Külm, Tõnis Saadoja – Secondo Piano
È un’installazione contemporanea (del 2021), probabilmente l’angolo più fotografato e instagrammato dell’intero museo. Un antro concavo con una parete altissima che omaggia i ritratti, uno dei generi più importanti nell’arte baltica. E nell’immaginario estone, è un elemento imprescindibile: dai ritratti degli zar russi a quelli dei baroni e intellettuali baltici, passando per famiglie, bambini e persino animali domestici. Sono proprio le gallerie ricche di ritratti tipiche delle case padronali ad aver ispirato questa installazione di Neeme Külm e Tõnis Saadoja, oltre a un certo senso romantico di nostalgia. In questo angolo particolarissimo del Kumu, troverete 52 ritratti: il muro – come dice il titolo – ricorda una nave.

Head of a Man (Piero Della Francesca) (Mehe Pea) – Ülo Sooster – Quarto Piano
Un quadro interessante per noi italiani, se non altro perché riprende il celebre Doppio ritratto dei duchi di Urbino con i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, opera di Piero della Francesca. Sooster, in particolare, fu uno dei principali rappresentanti dell’arte non ufficiale sovietica e uno dei creatori dell’arte concettuale russa. Descritto spesso come un uomo solitario, Sooster si trova meritatamente nella sezione che il Kumu dedica all’arte estone dell’era sovietica (che va assolutamente vista). Dopo dieci anni in un campo a Karaganda, Ülo Sooster decise infatti di stabilirsi a Mosca diventando un vero e proprio faro per un’intera generazione di artisti sovietici anti-convenzionali.
In questo caso, l’opera di Piero Della Francesca viene deformata in modo astratto, secondo i canoni tanto cari a Sooster. Una reinterpretazione del classicismo rinascimentale: il ritratto solido, il profilo marcato, il paesaggio essenziale richiamano Piero, ma la cifra stilistica – surreale, psicologica – è unica, profondamente moderna e personale.

I paesaggi di Konrad Mägi – Terzo Piano
Al Kumu troverete anche diverse opere di Konrad Mägi, uno dei primi pittori modernisti in Estonia, celebre per i suoi paesaggi visionari. Mägi ha sempre, del resto, cercato attraverso l’arte di penetrare le forze mistiche della natura tentando di mettersi in contatto con l’irreale. Recentemente, il pittore (scomparso nel 1925) è diventato un vero e proprio fenomeno anche nell’Europa occidentale, tanto da meritarsi una mostra dedicata anche a Roma e al Musée d’Orsay di Parigi.
Del resto, l’artista vanta un vero e proprio periodo italiano, grazie ai suoi viaggi a Capri, Roma e Venezia. Tra le sue opere esposte, segnaliamo Võrumaa Landscape. Lake Valgjä: qui vediamo l’essenza misteriosa della natura per l’artista e, nello stesso tempo, la sua spettacolarizzazione. Siamo nel sud dell’Estonia e Mägi fu il primo a rappresentare questi paesaggi, tanto da influenzare anche il marketing successivo, teso a pubblicizzare questa zona come area turistica.

Ragnar Kjartansson – Temporanea (fino al 21 settembre 2025)
Avete tempo fino a settembre per ammirare, infine, la mostra temporanea dell’artista contemporaneo islandese Ragnar Kjartansson, alla sua prima personale in Estonia. L’esposizione – sparpagliata tra i vari piani del Museo – include sei opere a larga scala – realizzate tra il 2004 e il 2025 – ed è curata da Anders Härm.
In mostra le video-installazioni No Tomorrow (2022) e A Boy and a Girl and a Bush and a Bird (2025), la serie di dipinti Weekdays in Arcadia (2025), Mercy (2004), Variation on Meat Joy (2013) e Figures in the Landscape (2018). Un’immersione nell’arte di Kjartansson, fortemente influenzato dalla cultura pop, dalla musica e dal format video.

Foto: GC