Jacopo Di Cera porta la mostra ‘White Entropy’ negli spazi dell’Aeroporto di Milano Malpensa per far riflettere sull’overtourism e sulla fragilità dei ghiacciai, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale Milano-Cortina 2026.
La montagna che ci osserva, invece di essere osservata. È da questo ribaltamento dello sguardo che nasce White Entropy, la nuova grande mostra di Jacopo Di Cera, a cura di Massimo Ciampa, che fino al 31 marzo 2026 trasforma l’area PhotoSquare dell’Aeroporto di Milano Malpensa in una soglia di contemplazione. Qui, nel crocevia internazionale attraversato ogni giorno da milioni di passeggeri, la montagna diventa specchio del nostro tempo. Non solo scenario sportivo in vista dei prossimi Giochi Olimpici ma organismo vivente, segnato dal nostro passaggio.
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Inserita nel programma dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 la mostra prosegue il percorso di ricerca zenitale con cui Di Cera ha portato il suo sguardo da Dubai a Roma, da Parigi a Milano. Protagonista assoluta è la montagna, dai ghiacciai del Monte Bianco all’Alpe di Siusi, dalla Val di Fassa alla Val Badia. Passando per Cortina, Roccaraso e Madonna di Campiglio: un viaggio nel bianco e nella sua dissoluzione.
A raccontarlo è lo stesso artista, che spiega: «Il lavoro di White Entropy è diviso in due grandi aree.
La prima è quella fotografica, che raccoglie la mia ricerca degli ultimi dieci anni. Un occhio zenitale che indaga il rapporto tra l’essere umano e i luoghi, i territori, le tradizioni, i momenti. In questo caso, il focus è il rapporto tra l’uomo e la montagna».

Le immagini seguono un percorso in quattro fasi. «Si parte dalla montagna senza alcuna presenza umana, poi questa presenza aumenta gradualmente fino ad arrivare a un sovraffollamento. L’ultima fase è dedicata alla notte, che chiude idealmente il ciclo».
Ma White Entropy è anche un’esperienza fisica e immersiva. Nello spazio di transito dell’aeroporto prende forma un’installazione monumentale che riproduce il letto di un ghiacciaio del Monte Bianco, destinato a consumarsi sotto il passaggio dei visitatori. «La seconda parte della mostra è invece l’installazione site-specific. Ha lo scopo di sensibilizzare chi la guarda – e soprattutto chi la calpesta – sul rapporto fragilissimo tra natura ed essere umano.
La montagna, in particolare, negli ultimi anni ci sta mandando segnali molto forti: i ghiacciai si stanno ritirando e lo vediamo a vista d’occhio, stagione dopo stagione. L’obiettivo dell’installazione, che i visitatori attraverseranno e che nei quattro mesi della mostra verrà progressivamente distrutta, è proprio quello di aumentare questa consapevolezza».
Montagna e overtourism: ciò che lo sguardo zenitale rivela
Il lavoro di Di Cera mostra la montagna come un corpo che muta sotto la pressione dell’uomo. Un tema che l’artista studia in relazione anche all’overtourism. «La montagna è stata vittima di overtourism, così come tanti altri luoghi, spesso seguendo tendenze e mode. Dall’alto, ciò che vediamo è una fragilità enorme: la necessità di prenderci cura dei luoghi, di trovare soluzioni ed equilibri nuovi che permettano di proteggerli. Alcuni dei paesaggi che oggi osserviamo, tra qualche anno potrebbero non esistere più o essere completamente diversi. Per questo l’obiettivo è creare sensibilizzazione, creare protezione».
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La scelta dell’aeroporto non è casuale: qui, nel flusso incessante dei viaggiatori, l’opera diventa un invito a rallentare, in un luogo normalmente dedicato alla velocità. «Fino al 31 marzo transiteranno qui circa un milione e ottocentomila persone, e da febbraio – con Olimpiadi e Paralimpiadi – il numero aumenterà ulteriormente. È un’opportunità enorme, e l’arte deve raccontare tutto questo. La scienza ci dà i numeri, ed è fondamentale, ma non basta. L’arte può scuotere, può generare un’emozione interiore che non è misurabile ma che può far nascere consapevolezza».

Consapevolezza come scintilla. «E dalla consapevolezza, spesso, nasce l’azione. Per questo abbiamo il dovere di portare avanti questo messaggio». Una riflessione che assume un peso particolare proprio in un aeroporto: luogo di partenze, cambiamenti, sguardi sul mondo. Qui, nello spazio tra un volo e l’altro, Di Cera invita ciascuno a interrogarsi sulla fragilità degli ecosistemi che attraversiamo senza pensarci. White Entropy diventa così un varco – fisico e mentale – tra arte, geografia e responsabilità collettiva.
La mostra è promossa da SEA Milan Airports con GLAC Consulting e la collaborazione di Deodato Arte. Proprio nella sede principale della galleria, l’artista sarà protagonista di una personale a gennaio 2026, a conferma di un percorso che unisce linguaggio estetico e urgenza ambientale.
White Entropy di Jacopo Di Cera
A cura di Massimo Ciampa
Fino al 31 marzo 2026
Spazio espositivo PhotoSquare all’interno dell’Aeroporto di Milano Malpensa – Terminal 1
Ingresso libero
Foto di Luca Pompei da Ufficio Stampa