‘Atonement’: l’amore, il perdono e la paura nelle visioni di Godwin

Si intitola Atonement (Sony Music), l’album di debutto del cantautore nigeriano Godwin, che ha esordito anche dal vivo in Italia in occasione di JazzMI come opening dell’Orchestra Baobab. Atonement – lo diciamo subito – è più di un album: Godwin Josiah – nome completo dell’artista – ha iniziato la sua carriera come regista (nel 2015 ha fondato il collettivo cinematografico The Critics Company) e questo approccio cinematografico influenza molto l’intera prospettiva del progetto discografico. Il punto di partenza – come ci dice lo stesso Godwin – è l’ispirazione di un «nuovo amore».

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«È l’idea di trovare un nuovo amore o di amare qualcuno per la prima volta. – continua – Ovviamente mi ispiro alla mia vera vita, alla sensazione agrodolce di innamorarsi di qualcuno, ma anche dover avere i piccoli litigi e discussioni e forse una rottura. Tutto si è evoluto in una cosa sola e questo è ciò che l’album rappresenta». Atonement – letteralmente espiazione – è anche la prima traccia dell’album, «una canzone puramente sul perdono – dice il cantautore – perché mi sono attenuto alla credenza che, se non perdoni tutte le cose passate che ti sono successe, potresti non imparare mai ad amare pienamente. Apriamo l’album con il perdono e poi esploriamo tutte le sfumature dell’amore. Per me è stata un’esperienza bellissima la scrittura di Atonement».

L’album di debutto di Godwin, tra musica e cinema

Dicevamo che, in pieno stile cinematografico, Atonement è – di fatto – uno storytelling. Godwin ringrazia soprattutto i producer tedeschi KITSCHKRIEG per questo: «Mentre eravamo in studio, sono arrivati con molti materiali dai miei sample, canzoni che ho registrato in versione demo. – racconta – Abbiamo messo tutto questo in una cartella e abbiamo visto cosa funzionava. Per la maggior parte delle cose, prima ancora di andare in studio per registrare l’album, avevo già in mente l’idea dell’amore in una forma circolare. L’odio, la rabbia, l’infatuazione totale sono uniti in un cerchio, ma non ho mai saputo quale canzone avrebbe rappresentato cosa. Abbiamo deciso in studio».

Tanti dettagli sonori impreziosiscono un progetto che è interamente da scoprire: Permit Me – la traccia finale – che si ricollega alla prima o anche messaggi vocali e registrazioni per dare la sensazione di «un amore moderno, in cui le persone potessero riconoscersi». «Piccole cose che mi emozionano», dice Godwin. Ancora più intrigante è tuttavia il mondo visivo di Atonement, un vero e proprio universo che viaggia tra le maschere e la fotografia.

Le maschere, la fotografia e il linguaggio visivo

«Avere una visione per me è il fondamento di tutto. – dice Godwin – La mia introduzione alle arti è stato il cinema e quindi anche il mio approccio alla musica è prima di tutto molto visivo. Vedo cosa devo scrivere prima di scriverlo e, quando lo scrivo, devo renderlo come l’ho visto all’inizio. Tutto ciò mi fa capire che sarò sempre prima un regista, perché è la prima cosa di cui mi sono innamorato, ma ciò aiuta tantissimo la mia musica».

Qualche esempio: il video di Atonement «è stato ispirato dalla storia della mia vita. – racconta – Sono cresciuto in una famiglia molto piccola, in un piccolo villaggio. Da piccolo, una delle mie più grandi paure erano le maschere tradizionali. Ogni cultura ha una maschera diversa: nella mia, se la maschera ti becca all’esterno in un momento particolare è giustificata a colpirti con un bastone o qualcosa del genere. Quindi ho sempre avuto paura delle maschere e ho cercato di rappresentare nel video quel senso di paura generale. Non solo la paura di essere un ragazzo, ma anche la paura di essere adulti e di invecchiare».

Per la fotografia, Godwin ringrazia il fratello minore Victor, da sempre responsabile dei suoi video. «Abbiamo parlato così tanto e così a lungo – dice il cantautore – su come volevamo realizzare ogni singolo scatto. Le impostazioni fotografiche che vedi nella maggior parte dei video recenti che ho realizzato sono opera sua». Sulla cover, infine, l’artista ringrazia la casa di design di Bruxelles e Jules Renault.

«Mi piace – commenta – che l’immagine del progetto sembri lo scatto preso da un film. Avevamo tanti riferimenti. Atonement è la perfetta incarnazione di una collaborazione generale, quindi sono molto felice».