Alex Proba, in collaborazione con SolidNature, debutta ad Art D’Egypte con ‘Echoes of the Infinite’: un viaggio tra simboli antichi, pietra viva e percezioni in trasformazione accanto alle Piramidi. L’intervista.
Per la nuova edizione di Art d’Egypte dal titolo Forever Is Now, l’artista multidisciplinare Alex Proba presenta Echoes of the Infinite, un’installazione scultorea che nasce dall’incontro tra materia, mito e tempo. L’opera, realizzata in collaborazione con SolidNature, si compone di tre sculture che, da alcune prospettive, si ricompongono in un’unica forma monumentale, evocando l’armonia visiva delle Piramidi. Da altre angolazioni, invece, la struttura rivela tutta la sua complessità: un intreccio di pieni e vuoti, ombra e luce, superfici grezze e piane lucidate che pulsano al movimento dello spettatore.
L’articolo continua più sotto

La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Il lavoro attinge a marmi, onici, arenarie e pietre ricche di minerali, esibendo colori intensi, venature intricate e inlay naturali. All’interno delle forme compaiono simboli dell’antico Egitto come il loto blu, la Via Lattea e lo scarabeo, che evocano rinascita, navigazione cosmica e cicli eterni. Il tutto riflette il principio di Ma’at, l’antica idea egiziana di equilibrio e ordine universale.
L’installazione non è un passaggio fisico, ma un passaggio percettivo. Spinge il pubblico a interrogarsi sulla natura della permanenza, mostrandola non come fissità, ma come trasformazione continua.ù

L’intervista
L’installazione Echoes of the Infinite gioca con percezione, movimento e materia per riflettere i cicli di trasformazione. In che modo l’interazione tra pietra e simbolismo ha guidato il processo creativo, soprattutto in relazione alla geometria monumentale delle Piramidi?
«Il dialogo tra pietra e simbolismo ha guidato ogni passo di Echoes of the Infinite. Lavorare con la pietra naturale significa arrendersi a qualcosa di molto più antico e saggio di te: ogni vena e imperfezione contiene il tempo al suo interno. Le nostre forme sono fluide e organiche, l’esatto opposto della geometria monumentale delle piramidi, e tuttavia insieme trovano un equilibrio. Le piramidi parlano di permanenza; le mie sculture parlano di trasformazione. Tra loro, emerge un nuovo linguaggio, in cui immobilità e movimento coesistono, e lo spettatore diventa parte di quel ritmo. Stando lì, si può davvero percepire la storia vibrare nell’aria. È come collaborare direttamente con la Terra stessa».
LEGGI ANCHE: — ‘Forever Is Now’, Nadine Abdel Ghaffar: «Uno spazio dove tutti possono incontrarsi»
Motivi dell’antico Egitto come il loto blu, lo scarabeo e riferimenti cosmici sono presenti nel suo lavoro. Come dialogano questi simboli con le idee contemporanee di tempo, memoria e immortalità nelle sculture?
«Sono sempre stato attratta da simboli come il loto blu e lo scarabeo perché incarnano la trasformazione. Un ciclo di vita, morte e rinascita che oggi è altrettanto rilevante quanto migliaia di anni fa. Inoltre, abbiamo l’Occhio di Horus, che nel mio lavoro simboleggia protezione, guarigione ed equilibrio. È meno una questione di direzione e più una questione di presenza; un guardiano silenzioso che ancora l’installazione e porta armonia al paesaggio circostante. Questi simboli collegano l’antico al contemporaneo, riecheggiando lo stesso senso di meraviglia che ho provato facendo parte di Forever Is Now 5, un momento in cui arte, storia e cosmo si incontrano. Per noi, la pietra è un materiale vivo che contiene sia il passato che la possibilità di ciò che verrà».

L’installazione passa dall’unità alla complessità a seconda della prospettiva dello spettatore. Come spera che il pubblico viva queste trasformazioni percettive, e cosa desidera che porti con sé riguardo alla permanenza, al cambiamento e alla storia?
«Speriamo che gli spettatori vivano Echoes of the Infinite come qualcosa che cambia costantemente. Da una prospettiva è un tutto unificato, da un’altra, una costellazione di forme indipendenti. Questo cambiamento rispecchia il modo in cui percepiamo il tempo e la storia: sempre in movimento, sempre stratificati. Collocata accanto alle piramidi, l’opera invita le persone a vedere il contrasto e la connessione, come qualcosa di antico e geometrico possa coesistere con qualcosa di organico e fluido, e come entrambi possano parlare di eternità a modo loro. Speriamo che le persone camminino tra le sculture, le tocchino e sentano quella stessa connessione. Non solo con noi come artisti, ma con la bellezza senza tempo della Terra stessa. L’opera, in definitiva, parla del trovare bellezza nell’impermanenza e del capire che il cambiamento non è perdita, ma continuazione».
L’artista
Artista multidisciplinare e fondatrice di Studio Proba, Alex Proba è nota per i suoi iconici art pools, le grandi installazioni pubbliche e i murales monumentali che trasformano spazi quotidiani in esperienze immersive. Nata in Germania e oggi divisa tra Portland e New York, ha studiato all’Akademie Mode & Design e alla Design Academy Eindhoven, costruendo dal 2013 una pratica che attraversa pittura, scultura, design, textile art e arti applicate.
Il suo lavoro si sviluppa all’intersezione tra astrazione grafica, natura e un’idea di bellezza che diventa esperienza sensoriale. Le sue opere vivono nelle città – da Shenzhen al Canada, fino a molte grandi metropoli statunitensi – e funzionano come portali di colore, curiosità e connessione.
Partner del progetto, SolidNature è un marchio internazionale specializzato in pietra naturale e progetti architettonici d’eccellenza, al fianco di realtà come Prada, Fendi, Dior, Cartier, OMA e Stone Island.
Copertina da Ufficio Stampa