L’arte classica che dialoga con il contemporaneo, ma anche il teatro e i luoghi «vivi»: intervista a Luigi Biondo, Direttore del Parco di Segesta.

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Passeggiando nel Parco Archeologico di Segesta – a Calatafimi (Trapani) – può capitare di trovarsi all’ombra di una colonna del Tempio del 430-420 a.C., guardando di fronte a voi una recentissima aragosta di Philip Colbert. Oppure di salire in cima all’anfiteatro e imbattersi in un’opera di Silvia Scaringella. Passato e presente si fondono in un luogo senza tempo, che sfida i preconcetti e ciò che siamo abituati a ritenere debba essere l’arte, in tutte le sue forme. È la strada scelta per Segesta dalla direzione di Luigi Biondo, fautore di incontri e contrario alle dicotomie.

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«Segesta è il luogo dei valori che partono dalla storia e arrivano al contemporaneo. – ci dice il Direttore del Parco Archeologico – Sembra quasi un ossimoro o una gag, ma è così. La linea che abbiamo cercato di seguire in questi anni, strategica da quando il Parco è autonomo e ha una sua gestione, è innanzi tutto rendere contemporaneo tutto ciò che è antico. A ciò si incrocia un’altra linea strategica che ha un vocabolo ben preciso: territorio. Coinvolgiamo il territorio e gli artisti che interagiscono con esso. Siamo così riusciti a fare installazioni e abbiamo coinvolto scuole, anziani, centri sociali, pro loco. Credo che chi si appropria di arte contemporanea o antica abbia il senso vero di ciò che possiede. E quelli sono i valori veri».

L’arte contemporanea vive dunque in questi spazi e dialoga con i monumenti del passato, in un continuum temporale ma anche artistico. «Spesso – dice Biondo – l’arte contemporanea viene parcheggiata in siti stranieri o posti distanti, che non dialogano per niente con queste opere. Il nostro lavoro, quello più complicato, è stato far leggere agli artisti il territorio. Dalla storia della coltivazione del grano all’arte della tessitura: tutto ciò ha rilasciato negli scavi testimonianze incredibili. Le opere della Scaringella, ad esempio, hanno dialogato con ciò che abbiamo trovato negli scavi. Vi siete accorti di questo cubo che racconta la storia del primo sciopero di donne della storia? Questa narrazione ha valori che vogliamo continuare a trasmettere ai giovani e a chi è indifferente e vede solo barriere e recinzioni».

Un tentativo di «abbattere barriere tra antico e moderno», che possa portare ad un’integrazione, «come se fosse una fusione assoluta». «Le scoperte numerosissime in questi anni di resti archeologici si fondono con la natura. – aggiunge Luigi Biondo – Perché la natura entra nei monumenti a Segesta. E poi abbiamo letto tutto questo e lo abbiamo attualizzato per renderlo più fruibile possibile. L’arte contemporanea è partecipazione, non solo ammirazione».

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Mentre l’attualità genera fusione, il passato continua a risvegliarsi e a mostrarsi. Insomma Segesta, dopo 25 secoli, è ancora viva. «E restituisce in continuazione testimonianze. – continua Biondo – La prima fase ha comportato la scoperta di grandi monumenti. Il nuovo passaggio adesso è l’urbanistica, capire questa città e la vita quotidiana di queste persone. Alcune di loro ancora ci parlano. Le pietre parlano e non è un luogo comune. Qui è vero. Quest’anno abbiamo scoperto il sistema dell’agorà nella parte alta della collina nord, che ci ha restituito un percorso dell’acqua che è di una modernità incredibile. Magari lo avessimo nelle nostre città! Convogliava l’acqua e finiva in grandi vasche che regalavano l’acqua al ginnasio e alla natura».

Segesta, tuttavia, è molto più di archeologia e studio. È un luogo vivo, in cui l’arte si manifesta in ogni forma. Il Teatro di Segesta vanta, ad esempio, una stagione ricca di spettacoli incredibili. «Ci sono due modi per vivere o far vivere un luogo come un parco archeologico. – ci dice in merito il Direttore – Puoi aprire i cancelli e mostrarlo a quanti più visitatori possibili oppure puoi creare attività e movimento che abbiano una sola discriminante: la qualità. La nostra stagione teatrale ha sempre prime nazionali e giovani che lavorano, ma anche rappresentazioni di teatro, balletto, musica importanti. Il 2025 è un anno veramente storico perché abbiamo superato ogni record, anche di introiti. Parliamo di oltre 16mila spettatori soddisfatti. Ci ripaga delle fatiche che non sono poche».

Eppure forse proprio di introiti bisognerebbe parlare se la strada imboccata può essere d’esempio. «Segesta è una struttura strana, ha un suo bilancio. – precisa Biondo – Quest’anno i primi dati danno oltre 260mila euro di incassi e tantissima gente che ha assistito a spettacoli non leggeri, ma ad una ricerca profondissima sul passato che diventa contemporaneo. Credo che sia una strada da seguire».

Anche per far crollare l’ennesimo inutile pregiudizio, vale a dire che il pubblico – oggi – rifugga dalla cultura. «Bisogna farla scoprire. – chiosa Luigi Biondo – Anzi, riscoprire. La mia generazione ricorda le gite scolastiche a Siracusa per seguire programmi di teatro in lingua greca antica. Confesso e spoilero l’idea di produrre noi uno spettacolo da portare in giro per il Mediterraneo, che abbia la sonorità della lingua greca. Credo sia la strada maestra e la Sicilia ce lo permette. Certo, bisogna avere coraggio».

Foto di Olivia Rainaldi

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