A Bienno prima per una mostra e poi per una residenza, Valentina Manzoni ci racconta il progetto a cui sta lavorando.

Tra i vicoli di Bienno incrociamo spesso Valentina Manzoni, video artist già protagonista di Bienno Borgovisioni 2025 che – proprio nel borgo – sta continuando la propria ricerca, tra visioni di ferro e ribellione adolescenziale. «Sono arrivata a Bienno a maggio in due momenti diversi. – ci racconta – Sono stata quasi una settimana per installare le mie opere, perché per Borgovisioni Cinzia Bontempi e Matteo Delai mi hanno invitata a fare una mostra personale. Poi sono tornata in residenza una settimana. E adesso sono qua».

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Ricercatrice italo-svizzera, Valentina Manzoni si è formata tra Chicago, Cuba e Milano. Ad attrarla a Bienno – oltre alla proposta di Cinzia e Matteo – è il legame del borgo con l’arte del ferro: le fucine ancora funzionanti, l’artigianato e – ciliegina sulla torta – la miniera di rame abbandonata di Campolungo. «Sto preparando un video che ho iniziato a filmare a maggio e che lega due aspetti del paesaggio del territorio. – ci racconta – Da un lato, la miniera abbandonata di Campolungo. Dall’altro le performance degli adolescenti che vanno in motocross nel borgo. Abbiamo già filmato con uno di loro ed è stato bravissimo. Abbiamo delle riprese molto belle fatte a maggio e poi dovrò tornare a farne altre. Voglio piano piano costruire una narrazione che vuole tessere un po’ questi due aspetti del territorio».

Valentina Manzoni, Bienno tra quiete e contrasti

Valentina ci anticipa subito che lavorerà in ultima istanza alle gare di motocross: «Fanno rumore – spiega – e non sono amatissimi a Bienno. Ci ho messo un po’ ad approcciare questi ragazzi. Ho chiesto in giro se qualcuno li conosceva e nessuno voleva mettermi il contatto. Sembrava che nessuno li conoscesse. Effettivamente, fanno motocross per divertirsi la sera tra rumore e impennate. Sono quelle bravate giovanili che a me divertono ancora». Al netto delle difficoltà, per Valentina scoprire questo aspetto di Bienno è stato quasi illuminante.

«C’è questo rapporto con la vita che è molto estremo, adrenalinico. – ci dice – Devo ancora lavorarci, ma a me ricorda il limite della caducità della vita. È come vivere sul ciglio di una caduta, come il vuoto di una miniera abbandonata o quello di una frattura nella montagna. Inizialmente, il mio progetto era partito da una ricerca sulla miniera abbandonata. L’obiettivo era quello di costruire quasi un personaggio che rappresentasse il cuore della montagna, il vuoto dentro a questa frattura che si è creata. E che forse si rigenera proprio perché è rimasta incolta dall’essere umano. Nel suo essere abbandonata, riesce a rigenerarsi».

«Volevo costruire questa narrazione – continua – ma mentre ero qui in residenza sentivo questi ragazzi passare continuamente. È diventato caratteristico, una sorta di scenografia sonora. Non potevo non inserirli nel mio progetto. Sono un taglio nel tessuto sonoro che altrimenti è molto tranquillo e che mi riporta alla possibilità di una voce da dentro». 

La miniera e la passione dei ragazzi di Bienno per il motocross al momento – ci racconta la video artist – «sono sviluppati come due tracce diverse, ma sono un unicum». E poi c’è anche «un progetto fotografico che esporrò alla Mostra Mercato, sempre legato al ferro». In questo caso, il progetto «cerca nella narrazione del ferro di ritrovare un po’ la tensione tra la fragilità e l’ideale di forza di questo elemento. Il ferro è infatti molto malleabile in natura, ma attraverso la sua lavorazione acquisisce resistenza. Sto facendo delle fotografie a elementi, oggetti legati alla tradizione della lavorazione del ferro, per arrivare poi a costruire questa tensione. Anche a livello materiale nelle stampe: sto infatti lavorando con diversi spessori di carta o di tessuto per cercare di creare il contrasto tra fragilità è forza».

Intelligenza artificiale e risorse naturali

Una ricerca partita proprio a Bienno, dopo aver esposto a maggio un video in realtà sul tema dell’intelligenza artificiale. «Un progetto che mi ha portato a prendere coscienza di come i processi fotografici siano sempre dipesi dallo sfruttamento di una risorsa naturale, che rimane nascosta all’interno dell’immagine. – ci spiega Valentina – In realtà è molto presente, perché il materiale stesso, i sali di ferro e i sali d’argento restano, però non vediamo più la materialità. Nel video parlo di come anche l’intelligenza artificiale dipenda dallo sfruttamento di risorse naturali. Tuttavia ho capito che è così dalle origini della fotografia».

Nel video in questione, Valentina Manzoni mette a confronto immagini stampate attraverso la tecnica della cianotipia. «Tentavo – racconta – di generale le stesse immagini con l’intelligenza artificiale. Quando sono stata invitata a Bienno, si è accesa la lampadina. Perché potevo capire ancora di più questo processo».

A tutto ciò si aggiunge l’anima stessa di Bienno Borgo degli Artisti 2.0. «La vicinanza con gli altri artisti mi ispira moltissimo. Così come la possibilità di concentrarmi sulla mia ricerca. – ci dice Valentina Manzoni – È uno spazio aperto, per cui mi sento libera di muovermi. Nei momenti in cui hai un blocco, prendi e cammini. E poi gli abitanti del borgo sono generosissimi con il loro tempo, con le informazioni, consigli. Ti senti molto accolto. Per me che arrivo da Milano è più tranquillo e ti permette un livello di concentrazione che a volte in città è più difficile da raggiungere».

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