Andrea Rizzolini ci racconta lo spettacolo ‘Incanti’: l’illusionismo a teatro in dialogo con altre forme d’arte.

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L’illusionismo inteso come arte, nel contesto alto dei più affascinanti teatri d’Italia: è questo (e molto altro) Incanti, lo spettacolo che unisce teatro e illusionismo contemporaneo che torna in scena a Roma – città dove ha debuttato per la prima volta, nel 2023 – al Teatro Olimpico per sei imperdibili appuntamenti dal 2 al 5 maggio. Scritto e diretto dal campione italiano di mentalismo Andrea Rizzolini e prodotto da Officine dell’IncantoIncanti riunisce sul palco sei dei più giovani e premiati illusionisti italiani under 30. Oltre a Rizzolini, in scena Dario Adiletta, Francesco Della Bona, Niccolò Fontana, Filiberto Selvi e Piero Venesia.

«Incanti nasce dalla volontà comune di cercare di nobilitare l’illusionismo come forma d’arte. – ci dice Andrea Rizzolini – Il modo in cui stavamo iniziando a concepire l’illusionismo era molto simile a come drammaturghi o scrittori concepiscono il loro lavoro. È dunque la nostra espressione e il nostro punto di vista sul mondo e sul nostro essere umani. Volevamo unire quel carattere già fortemente teatrale delle nostre performance al teatro tradizionale e a testi di grandi drammaturghi come Shakespeare o Pirandello».

Incanti e il pregiudizio nei confronti dell’illusionismo

Partendo dalle riflessioni di alcuni dei più grandi autori del teatro, tra cui Shakespeare, Cartesio, Goethe, Pirandello e tanti altri, il pubblico – parte attiva dello show – è dunque chiamato a risvegliare il «fanciullino» che è in ognuno di noi per riscoprire nelle piccole cose la capacità di meravigliarci di ciò che troppo spesso diamo per scontato. «Per tanto tempo avevo l’idea di iniziare lo spettacolo con la frase siamo fatti anche noi della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. – dice Andrea – Volevamo concepire Incanti come una ricerca della sostanza dei sogni. Dico sempre che il pubblico si aspetta la magia e io vorrei che si trovi davanti a uno spettacolo di illusionismo».

Chiediamo ad Andrea se questa esigenza non nasca anche da una forma di pregiudizio nei confronti dell’illusionismo. «C’è ed è contro il pregiudizio che ci scagliamo. – ci risponde – Siamo consapevoli che ci sia un divario tra ciò che accade qui e uno spettacolo di magia. Non è così in tutti i paesi. In Spagna e Francia, ad esempio, negli anni scorsi sono state attuate operazioni culturali che hanno nobilitato l’illusionismo come forma d’arte. Penso alla Magie Nouvelle. In Italia c’è stata una tradizione televisiva incapace di evolversi e che non ha saputo presentare il mago se non in forma comica e ridicolizzata. La magia non può che essere divertimento, mentre l’intrattenimento non è qualcosa di negativo. Anche il teatro intrattiene, tiene dentro per lasciare. La centralità di trucco è problematica in questo senso: se vedi un quadro non ti chiedi come sia stato realizzato».

Eppure, l’arte contemporanea al giorno d’oggi è più che mai performativa. «La tecnologia ha influito. – commenta Andrea – Un tempo si diceva che l’illusionista fosse avanti rispetto ai propri tempi, ma io credo che qualsiasi tecnica sia al servizio di un contenuto. Bisogna quindi cercare contenuti che esprimano emozioni a parole. Le illusioni che noi stessi viviamo quotidianamente fanno parte della nostra umanità. Fa parte di noi essere illusi e sperare».

Lo spettacolo

Nella pratica, in che modo i protagonisti di Incanti metteranno in scena questi principi artistici e ideologici? «Ci appropriamo – dice Andrea – di una forma di spettacolo che è il gala dell’illusionismo. Utilizziamo questa forma inflazionata, che il pubblico conosce e a cui è abituato, e cerchiamo di forzarne i limiti per fare qualcosa di diverso. Siamo sei ed è una scelta artistica difficile perché dobbiamo coordinare le vite di tutti, ma il testo è stato scritto per loro e con loro e non possono essere sostituiti. Se c’è una cosa che ci accomuna è il lavoro sulle forme di illusionismo per esplorarne i limiti e la propensione teatrale».

Francesco Della Bona – manipolatore di oggetti – ha un numero sul tema del tempo («La sua è una vera indagine artistica – dice Andrea – con linguaggio nostro»). Niccolò Fontana, psicologo clinico, «mette in dialogo un automa con una spettatrice indagando l’origine delle emozioni umane». Filiberto Selvi, che suona il violino, «interpreta un violinista di strada che ha un sogno. Si scontra con la realtà dei fatti e riscopre il valore della sua arte». Piero Venesia viene dalla filosofia ed è attore di prosa: «Interpreta un personaggio – dice Andrea – che è alle prese con una nuvola che gli fa capitare le peggiori sfortune». Infine Dario Adiletta «porta in scena un suo trauma. Interpreta uno sciamano che sa dominare l’acqua e mette in scena una danza della pioggia».

«L’obiettivo – conclude Andrea – era mettere in dialogo questa forma d’arte con altre forme d’arte. La bellezza la valuta chi conosce la tecnica. È difficile per il pubblico distinguere il bello dal brutto, ma è possibile paragonare l’illusionismo ad altre forme d’altre. Riscontrare una similitudine e una consonanza e riconoscere alla nostra arte la stessa dignità artistica. L’emotività è importante come la riflessione. Se esci dal teatro con una domanda più interessante di qual è il trucco, il nostro obiettivo è stato raggiunto».

I biglietti sono acquistabili su www.teatroolimpico.it
Oltre alle date romane, il tour primaverile di Incanti arriva anche il 30 aprile al Teatro Moderno di Grosseto, il 7 maggio al Teatro Puccini di Firenze, l’8 al Teatro Nuovo di Ferrara, il 9 al Teatro Duse di Bologna e l’11 al Teatro Michelangelo di Modena.
Per info: https://incantishow.com/events/

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