Illustrazioni, murales, libri e design: Camilla Falsini ci racconta la sua arte (arrivata anche in Corea del Sud) e i progetti del 2024.

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Linee e colori che campeggiano su muri, libri e tele: le illustrazioni di Camilla Falsini sono arrivate fino in Corea del Sud («Sto iniziando adesso una collaborazione con un’agenzia, la E&I Arts Media or dArtworks, che lavora appunto principalmente in Corea», ci dice) e si preparano ad invadere il mondo del design. «Ho sempre disegnato tanto da piccola. – ci racconta l’illustratrice – Non avevo l’idea di poterne fare una professione, anche perché ai miei tempi l’illustrazione in Italia non era così lanciata. A differenza per esempio degli Stati Uniti dove ha radici proprio molto più antiche e dove, già nei primi del Novecento, nascevano le riviste che favorivano l’illustrazione».

Romana, Camilla Falsini descrive come sia cresciuta sempre a contatto con l’arte: «Mio padre collezionava la rivista di fumetti Linus – dice – e io mi sono formata con Altan, La Pimpa, Munari e i libri di Gianni Rodari. L’Accademia però non faceva per me così ho scelto lo IED. E da lì è nato tutto, nel senso che ho iniziato a lavorare molto nell’editoria, quindi per riviste legate soprattutto all’area bolognese».

Camilla Falsini: le rivoluzioni tecnologiche e i diversi media

Oggi potremmo dire che ogni superficie è pronta ad accogliere le linee nette e stilizzate di Camilla Falsini: c’è l’editoria, ma anche il lavoro per le aziende e i muri («Ho iniziato un po’ per caso e poi mi sono trovata a farne parecchi», dice). Un percorso lungo vent’anni in cui anche la tecnologia ha giocato un suo ruolo, così come il peso sempre più rilevante dell’illustrazione. «Se c’è forse una cosa che è rimasta per me sempre abbastanza simile – commenta Camilla – è l’utilizzo del colore. Non ho mai fatto illustrazioni cupe o con colori pastello. Forse perché i colori molto accesi mi ricordano le ispirazioni della mia infanzia».

Di contro, è cambiato il mezzo: «Quando sono uscita dall’Istituto Europeo di Design neanche si usava il computer. – ricorda la Falsini – I primi libri li ho realizzati a tempera, olio su cartoncino. All’inizio, curavo ogni mese un fumetto sulla rivista ZigZAC, che parlava di arte per bambini. Ogni mese dovevo fare una tavola complicatissima, piena di vignette minuscole. E lì ho iniziato a dire Ma forse è meglio usare il computer». 

«Spesso mi dicono che a un certo punto sono andata sempre più stilizzando e tirando fuori linee più nette. Si potrebbe pensare che sia una conseguenza dall’utilizzo dei mezzi digitali. – continua – In realtà deriva dal fatto che, a un certo punto della mia vita, ho iniziato a fare delle sculture di legno. Mi hanno costretto a lavorare con delle linee dritte e più squadrate che poi piano piano si sono infilate anche nel disegno». Ovvio che abbia avuto un ruolo anche una certa maturazione artistica, figlia di una maggiore «sicurezza»: «Nel tempo – dice Camilla – si impara anche a togliere molto. Io ho sottratto fino ad arrivare proprio all’essenziale».

Il 2024 di Camilla Falsini

Tra i progetti che vedono attualmente impegnata Camilla, sembrano prevalere nel 2024 «cose diverse dall’applicazione classica dell’illustrazione, perché sono più immersive». Allestimenti di luoghi e design – come anticipato in apertura – che coinvolgono un’area privata a Milano (in collaborazione con l’architetto Massimo Gianquitto e Level Office Landscape), la sede dell’azienda romana Satisfactory con la curatela di Annalisa Ferraro e lo store di iBLUES a Milano, con un allestimento che vedrà la luce in occasione del prossimo Salone del Mobile.

«È strano – dice Camilla – perché sto lavorando con diversi materiali e diversi supporti». Infine, la collaborazione col Balloon Museum: «Ho realizzato un’area molto grande che a New York era posta proprio all’ingresso del Museo – spiega – con sculture gonfiabili, in alcune delle quali si poteva entrare. La mostra si è ora spostata ad Atlanta e alla mia area si è aggiunto un lungo tunnel colorato. Probabilmente in ognuna delle altre tappe future della mostra, sempre in USA, dovremo adattare gli allestimenti agli spazi sempre diversi». 

Una nuova sfida, che per Camilla è comunque divertente: «È qualcosa di nuovo per me, mi diverto. – conferma – L’importante è avere accanto una squadra che aiuta a livello tecnico». E, soprattutto, restare fedele a se stessa: «Bisogna trovare un equilibrio – dice Camilla Falsini – tra la soddisfazione del committente e la mia. Il prodotto deve funzionare però cerco sempre di creare un’immagine che mi piaccia e che mi rappresenti. A costo di rinunciare al lavoro, se vedo che viene snaturato troppo».