Dalla vittoria a ‘The Voice Senior’ al nuovo singolo ‘La Terrazza’. La nostra lunga chiacchierata con Erminio Sinni.

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Il 2020 per Erminio Sinni è stato sicuramente un anno bizzarro, da ricordare. Erminio è infatti il vincitore della prima edizione di The Voice Senior, un’avventura arrivata dopo una vita di musica, sacrifici e tantissimi viaggi. E la tv gli ha donato anche un po’ di notorietà, tanto che – nel 2021 – la vita del cantautore è fatta di live, nuova musica (è uscito da poco il singolo La Terrazza) e grandi soddisfazioni. Il 28 luglio Erminio Sinni si è esibito, intanto, alla Stadio di Baseball Roberto Jannella di Grosseto («Una grandissima botta di energia. – ci dice – Mi sono ricaricato come un telefonino ed è stato bello»).

«Pensa – riflette – che era il mio primo stadio, anche se era quello del baseball e non l’Olimpico. Ma c’erano 600 persone in tutto, di cui 400 paganti. C’è stata un’emozione collettiva. È stato un esorcismo, una pulizia d’animo».

Grosseto è, del resto, il luogo in cui Erminio è nato. Per quanto il cantautore sottolinei che solo «a due città devo dire Grazie, Roma e Napoli».

«Roma mi ha accolto a 18 anni dopo che ero scappato di casa. Chiedevo l’elemosina in Via del Corso. Da allora, Roma mi ha fatto crescere come persona e artista. Napoli invece ha creduto in me come cantautore. Ho continuato a scrivere dopo il 1993 grazie alla Campania, dove è stata scoperta Tu davanti a me e divenne un cult. Mi fece sentire che sapevo fare qualcosa, anche se con tanti sacrifici. Sono i matti che mandano avanti il mondo, alla fine».

Erminio Sinni, la vittoria a The Voice Senior

Dopo il 1993, Erminio ha viaggiato moltissimo in cerca di ispirazioni e di nuove sonorità.

«Lavoravo con Geoff Westley, ma a un certo punto ho avuto il bisogno di togliere gli strumenti elettrici e ho cambiato emisfero. Sono volato in Argentina. – ci racconta Erminio Sinni – Sono andato dall’altra parte del mondo e ho iniziato a conoscere i segreti del tango, degli strumenti andini e di un altro tipo di cultura fatta di strumenti veri e meno artefatti. Mi sono innamorato di questa tipologia di musica e ho continuato, da allora, con concerti acustici. Ho bisogno di essenza, verità e trasparenza. È come se, con tanti strumenti, mettessi la maionese su qualcosa che mi piace tanto già senza».

The Voice Senior è arrivato poi nel 2020.

«È stato un puzzle che si è messo a posto da solo. La prima call c’è stata a luglio, ma non sapevo cosa fosse. Sono andato a lavorare in Sardegna, poi ho preso il Covid. Quando ho iniziato a respirare più tranquillamente, mi hanno richiamato. Credo che a volerla organizzare con questo tempismo, solo Dio ci sarebbe riuscito».

«Ero meravigliato. Normalmente va sempre tutto storto e avevo quasi paura che andasse tutto liscio. Quando ho vinto, hai visto come stavo? Come Fantozzi» scherza Erminio, che alla fine non può non celebrare l’intera esperienza.

«È stata un’esperienza bella perché ho conosciuto tanta gente brava, che ha imparato a cantare in un periodo in cui o cantavi o facevi il pubblico in silenzio. Era un mondo incredibile e tutti erano anime pulite, è stato bellissimo e doloroso. Perché vincere è penalizzare qualcun altro. Sono rimasto male per Massimo Vita, ad esempio, che fa concerti che neanche Michael Bolton. È stata un’esperienza bellissima e anche i coach sono stati meravigliosi. Ci hanno trattato come colleghi. Ti danno una fiducia incredibile».

Il nuovo singolo La Terrazza

Il nuovo singolo, La Terrazza, è uscito il 23 luglio ed è stato scritto interamente da Erminio Sinni.

«Poco prima del lockdown, ho trovato una casa in affitto con una terrazza. – ci racconta Erminio – Ho fatto la piccola vedetta lombarda, vedendo ciò che non succedeva. Ma mi ha dato anche un punto di vista diverso d’osservazione. Come i gabbiani, che dall’alto hanno altri percorsi. Ho iniziato a scrivere e a pensare a come tutto si ripete. A come Roma sia stata sempre lì mentre noi passiamo. È una bellezza dolorosa, perché sai che tutto ti sopravvivrà. La vita alla fine è ripetizione. Gli amori dei ragazzi di oggi sono quelli dei nostri nonni. Forse con un’etica diversa. Ho cercato però di raccontare la luce in questo momento, perché ne avevo bisogno. Volevo uscire dal tunnel, vedere uno spazio senza nuvole dove far crescere la piantina dell’amore».

Del resto, la musica per Erminio «è terapia». Nel suo cassetto – non a caso – giacciono più di 500 canzoni.

«La musica è un modo per togliermi qualcosa di pesante dall’animo e appoggiarlo sul foglio. Mi rende felice e mi fa stare bene. Se scrivo una canzone sono soddisfatto un mesetto, anche se la canto solo io. È appagante».

«Sì, ho una marea di brani. – sottolinea il cantautore quando gli chiediamo conferma – Il problema non è scriverli, ma farli arrivare alla gente. Ho una facilità nello scrivere, mi sono accorto che puoi scrivere di tutto. A volte una cosa ordinaria, in musica diventa straordinaria. Me lo insegnò Paolo Cassella, l’autore di Maledetta Primavera e Bella senz’anima. Quando ero ragazzino mi disse Scrivi bene, ma devo insegnatte ‘na cosa. Mi abbracciò e mi chiese Che provi?. Io ero tutto intirizzito. Lui mi disse Stai usando me per abbracciare te stesso. E così sono le canzoni. Ognuno vuole ascoltare la propria storia».

E di fatto poi per Erminio la soddisfazione più grande è «trovare un affetto incredibile, mi sta facendo bene».

«Quando mi dicono che sono una grande persona, mi si riempie l’animo. E mi sta succedendo spesso. – ci confessa – Mi capita ovunque, e questo è il più grande applauso per me. I commenti su La Terrazza sono tutti positivi. Dopo i miei trascorsi in Argentina e col jazz e dopo aver sperimentato tutte le salse, sono voluto tornare al vecchio pop di quando ho iniziato a Sanremo nel 1993. Perché avevo bisogno di leggerezza e credo che anche la gente abbia bisogno di una finestra aperta sul cuore, dove cambiare l’aria viziata di questo periodo».

«La musica è curativa. – conclude Erminio – Dovrei ritrovare tutti i messaggi della gente. Mi scrivono ogni tanto che gli ha fatto bene qualche canzoncina mia. A volte è successo qualcosa di magico. Ti fa sentire utile e importante. Capisci che il tempo che hai speso davanti ai tasti non è tempo perso. Così come l’ostinazione di mettersi in gioco, bussare alle porte e trovarle chiuse. Basta qualcuno che dice che i loro bambini sono nati grazie alle tue canzoni. Non ci sono soldi che ripaghino l’affetto che incontro».