Maru ci racconta ‘Toi’, il nuovo album. Nove tracce che sottolineano quanto sia bello prendersi poco sul serio.

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Il 27 novembre è uscito Toi, il nuovo album di Maru (per Bravo Dischi). Anticipato dai singoli Quechua e Zitta, TOI è un grido di libertà e rappresenta la voglia di non prendersi troppo sul serio.

«Toi è l’analisi di ciò che sono stati questi anni, durante i quali non mi sono fatta sentire. – ci dice Maru – Scrivere per me è un’urgenza. Sento la necessità di conoscermi e capire cosa voglio, così butto giù una sorta di lista della spesa. In questo modo, do un nome a ciò che provo e le scelte sono più facili. Il titolo è stato ostico fino all’ultimo minuto, perché i pezzi mi sembravano frammentati. Pensavo che fossero tanti brani diversi nati in periodi diversi. Invece alla fine ho capito che il filo rosso era l’idea del gioco. In passato, anche con la musica, mi prendevo troppo sul serio e questo mi ha fatto soffrire tanti. Siamo talmente tanti a voler vincere che non ci stiamo concentrando sulla bellezza del gioco».

E così sono nate immagini e pensieri sparsi, uniti però dal terreno comune dell’ironia. Nove tracce che raccontano di scelte sbagliate ed errori, relazioni che forse potevano essere evitate. «L’ironia mi salva. – dice Maru – Posso dire cose che potrebbero risultare pesanti come una martellata sui denti, ma che con l’ironia si smussano».

«Molti di questi pezzi sono nati la mattina mentre andavo a lavoro. Mi venivano in mente frasi e facevo note vocali sul telefono. Dopo, a casa, mi mettevo al pianoforte. Quechua, ad esempio, è nata così».

«Prendere le cose con più leggerezza o con un occhio esterno ti fa andare avanti. – conclude Maru – Bisogna stare bene nonostante le delusioni. Bisogna affrontare la perdita ed è meglio affrontarla con ironia. Molto di ciò che ho scritto dipende dei miei amori, dalle passate relazioni e anche dalla musica, che mi ha fatto soffrire più dell’amore».

Eppure non c’è solo leggerezza in questo album. In Zitta, Maru parte dalla sua esperienza intima e personale per fotografare momenti e quotidianità del mondo LGBTQ+ e denunciare pregiudizi e discriminazioni ancora in atto, nonostante i passi avanti sul tema. Di ispirazione i versi della poetessa americana Andrea Gibson, Ci vogliono più muscoli a restare che ad andarsene.

«In passato ho parlato dei miei rapporti con le donne e ho fatto bandiera di questo concetto, perché mi appartiene. – ci spiega Maru – Non ne ho parlato, però, nel modo che meritavano. E Zitta vuole essere una dichiarazione di guerra contro l’omofobia e la disparità di genere».

«È inutile cercare all’esterno, bisogna guardarsi dentro e analizzarsi».

Foto: Francesca Burrani