Venerdì 4 dicembre esce ‘Viola Nocenzi’, il primo album eponimo della cantautrice e compositrice, che qui ce lo racconta.

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Esce il 4 dicembre Viola Nocenzi, il primo progetto discografico (omonimo) della cantante e compositrice (su etichetta Santeria e distribuzione Audioglobe). Figlia d’arte, con un cognome inequivocabile che fa parte della dinastia del rock italiano, Viola si presenta al grande pubblico con un disco d’esordio intitolato a se stessa.

«Ho fatto questa scelta di far uscire un disco eponimo perché non credo molto nelle parafrasi. – ci dice Viola – Credo però nella possibilità di vivere o di non vivere. Queste canzoni hanno una genesi alternata e sono sette. Non è un caso, perché credo nella possibilità di vedere le cose oltre la concretezza. Li considero sette distillati di magia, quella con cui cerco di guardare le cose del mondo. Sono state scelte su 40-50 brani e sono molto emozionata».

Viola Nocenzi vanta il prezioso lavoro svolto da Gianni Nocenzi (arrangiamenti, produzione artistica, supervisione missaggi, mastering), e la collaborazione di Andrea Pettinelli e dello ZOO di Berlino. Lo stesso papà Vittorio Nocenzi è supervisore dell’intero progetto.

«Le sonorità sono state gestite da mio zio Gianni, che è un musicista eccezionale, e dallo Zoo di Berlino. Hanno esaltato e tradotto i brani, senza deformare l’intento originale della scrittura. Il disco propone un’esaltazione della natura che c’era nei provini e questa è una rara magia».

Viola Nocenzi, sette manifesti

Sono sette i brani di Viola Nocenzi, tutti composti da lei, con testi di Alessio Pracanica (eccetto Bellezza firmato interamente da Viola).

«Bellezza è il mio testamento attuale. – ci dice Viola – Se non dovessi esserci più domani, è ciò che vorrei lasciare di me. Ho sempre cercato nella vita la possibilità di trasformare le cose in meraviglia. La soluzione credo stia nell’amore e nella bellezza, intesi in senso profondo. La bellezza del cuore pulito, dello sguardo limpido. Credo che l’amore ne sia un veicolo. Dare amore non può che far bene».

«Credo fortemente nell’umiltà e nel ringraziamento, perché penso che ogni persona può creare consapevolezze e farti crescere. Poi perché siamo in questo mondo non lo so, ma abbiamo due scelte: vivere con coraggio o vivere senza. Ho sempre scelto la prima opzione. Il filo rosso che unisce i sette brani sono, quindi, l’amore e la bellezza».

Anticipato lo scorso 12 novembre dal brano Lettera da Marte («Mi è stato regalato da Alessio Pracanica come una poesia da tenere da parte» dice la cantautrice), Viola regala all’ascoltatore un viaggio dolce e fantastico fra le magiche trame dell’amore e della bellezza, due valori in cui crede fermamente e che sono il fil rouge dell’intero lavoro.

«Queste canzoni sono sette mondi diversi, sette manifesti. – conclude Viola – A seconda di chi ascolta, si può attingere a sette note, sette colori. Ho voglia di credere nell’amore e nel senso del destino, nel fatto di potersi incontrare e nella capacità di essere un proiettore della realtà. Passando da un brano all’altro è possibile vedere sfumature diverse. C’è molta dicotomia. C’è molto di me».