Venerdì 27 novembre esce ‘Italian Songbook’ di Mina, un viaggio tra ‘costellazioni di canzoni’. Ce lo racconta Massimiliano Pani.

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Venerdì 27 novembre esce Italian Songbook presentato da PDU in digipack e doppio vinile, il nuovo progetto di Mina. Cassiopea (PDU/distr. Sony Music) e Orione (PDU/distr. Warner Music) sono le prime due antologie del progetto discografico di riordino e riscoperta dell’immenso repertorio dell’artista, che si declinerà filologicamente nel tempo. Cassiopea e Orione sono due delle 88 costellazioni del nostro cielo, l’una boreale e l’altra equatoriale. Prendono i loro nomi da una leggendaria regina d’Etiopia, bellissima, vanitosa e crudele, e da un figlio di Poseidone, nerboruto e temibile cacciatore. Cassiopea e Orione sono i titoli di questi due dischi, che vengono narrati come costellazioni di canzoni.

Le canzoni sono 28, tra cui spiccano due inediti. Quello che chiude Cassiopea si intitola Un tempo piccolo, ed è una canzone scritta da Antonio Gaudino, Alberto Laurenti e Franco Califano, interpretata da Mina con il testo rimaneggiato della versione dei Tiromancino (datata 2005). Quello che chiude Orione si intitola Nel cielo dei bars ed è una canzone a suo tempo scritta (con Chiosso) e interpretata da Fred Buscaglione.

«Italian Songbook è un progetto che continuerà. – dice Massimiliano Pani – Quando mia madre ha capito che la televisione stava cambiando, ha deciso di fare altro. Si è concentrata su ciò che fa meglio, i dischi. Da lì in avanti ha prodotto album doppi, quindi due dischi all’anno. Questo materiale non è più reperibile in negozio, quindi l’idea di raccogliere i pezzi e renderli disponibili permette di guardarli, ripensarli e mettere a posto suoni ormai passati. È un’esigenza anche sua. In un mondo dove i dischi non esistono più, si può comunque rimettere mano ai suoni».

Nello sterminato firmamento delle canzoni da lei incise, Mina ne ha scelte alcune, disegnando con esse due percorsi costituiti da stelle sonore di diversa magnitudine e posizione astrale, e tracciando con esse due diversi ma complementari percorsi di ascolto.

«I best of, come sapete, non li fanno gli artisti ma le case discografiche che hanno i cataloghi. – continua a spiegare Pani – Questo è il primo vero Best of fatto proprio da lei. L’idea è quella di prendere successi suoi, grandi successi della musica italiana e perle sparse nei vari dischi che, secondo lei, non hanno avuto la stessa luce o sono stati oscurati da pezzi più di successo. L’uomo dell’autunno o Compagna di viaggio sono pezzi minori che però in un progetto come questo ci devono essere e rappresentano ciò che piace a lei. Del resto, lei ha sempre fatto ciò che le andava di fare».

Insomma, assoluta libertà creativa per Mina nello stabilire cosa proporre ai suoi ascoltatori nel progetto Italian Songbook.

«Cerca di mettere dentro cose che le piacciono e, accanto a un pezzo pop, mette anche qualcosa che parte del pubblico non comprerebbe. In questo modo, però, gliela porge e magari c’è chi apprezza. Il bello di questi album è la varietà, ed è la stessa idea dietro agli album doppi degli anni ’80 e ’90».

Sono due gli elementi, secondo Pani, su cui Mina ha fondato la sua carriera. La fiducia e il coraggio. «Lei ha sempre avuto fiducia in chi ha coraggio e, in tutta la sua carriera, ha sempre agito seguendo questo principio. – dice Pani – Se arriva una cosa bella si fa e basta. Avendo massimo rispetto per chi l’ha scritta e per il coraggio di fare ciò in cui si crede. L’hanno massacrata quando sono nato io, ma lei ha due palle così. Ha la giusta dose di provocazione e follia per fare ciò che la diverte».

E no, di sicuro l’idea di riapparire in pubblico non è tra le priorità di Mina.

«Un’apparizione estemporanea non avrebbe senso. Tra le tante cose che ha capito prima degli altri, c’era il fatto che spesso le persone avessero un’idea stereotipata di lei che odiava tantissimo. – continua – È una donna intelligente e molto ironica e la promozione dei dischi non la fa per principio. Quando prese questa decisione, le scissero il contratto. Il suo però era un principio artistico». Non a caso – conclude Pani – Mina è, di fatto, «la più famosa sconosciuta d’Italia».