Cara ci racconta il suo primo EP, ’99’, uscito il 6 novembre per Polydor. Un progetto generazionale, tra stimoli e silenzi.

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Dopo il successo di Mi serve feat. Samuel Heron, Le feste di Pablo con Fedez (ad oggi Disco di Platino con quasi 20 mln di stream) e Lentamente, venerdì 6 novembre esce 99 (Polydor), il primo ep di Cara. Sei brani – tra cui tre inediti – in cui la cantautrice racconta e canta senza filtri la sua generazione.

«Questo EP è un viaggio iniziato col mio primo brano Mi serve. – ci racconta Cara – Direi che è stato una viaggio senza confini, dall’incontro con d.whale. Con lui ho da subito giocato con le sonorità e le parole, partendo dal mio mondo. Abbiamo sperimentato senza mai porci limiti. Per me questo EP rappresenta la mia volontà di aver tirato fuori lati di me molto diversi tra loro. Mi presento con tutta la mia gamma di sfumature. Ho dato voce a ogni parte di me».

99 si apre con Tevere, focus track e motore trainante dell’intero progetto discografico. Nel singolo, romantico e malinconico allo stesso tempo, Cara ripercorre i ricordi di una relazione passata, soffermandosi su quei dettagli apparentemente insignificanti, dalle disperate labbra screpolate agli strappi sui jeans, che poi sono quelli che maggiormente rimangono impressi nella mente a distanza di tempo, come impronte di vita vissuta che rendono indimenticabili i momenti.

«C’è stata un’evoluzione, ogni brano è un mondo a parte. – continua la cantautrice – In Tevere metto a nudo la mia parte più fragile, che mi ha fatto perdere tanto ma mi ha anche dato tanto. Tevere parla anche di questo, dei miei 20 anni, del ritrovarsi in situazione imprevista. La colpa è dell’essere giovane».

L’altro inedito è Scemo, che Cara descrive come «una dedica. Vuol dire che voglio essere indipendente».

«Voglio sempre guardarmi dentro e questo mi fa vivere in una sorta di bolla, che mi fa vedere con distacco ciò che succede fuori. Mi aiuta però anche ad avere le mie parole e a buttare fuori ciò che dico con la musica. La mia condizione di bolla mi serve e fa parte del mio modo di essere».

99 – la title track – è una traccia dal sapore punk rock che, non a caso, dà anche il nome all’ep. Il singolo, infatti, è una sorta di manifesto di Cara e della sua musica, della sua vita e degli anni in cui è cresciuta, un biglietto da visita, una mappa che guida l’ascoltatore nel personale mondo dell’artista.

«L’EP si chiama 99 perché il filo conduttore sono i miei 21 anni. – ci spiega Cara – In tutto ciò che vivo, nonostante ognuno abbia il suo modo di essere, l’età mi condiziona. Avere 20 anni è essere a cavallo tra consapevolezza e ingenuità. Hai gli occhi ancora del bambino e hai bisogno di sbagliare di più. Nella traccia 99 ci sono i vent’anni al giorno d’oggi, c’è la mia generazione. Siamo circondati da stimoli sempre nuovi e diversi e questo vuol dire avere tanti accessi. Tanti stimoli ti fanno però sentire quasi il bisogno di difenderti. Ci sono momenti sconforto che ti fanno ripartire sempre da zero. Il grido di oggi parte proprio da questo stato d’animo. La rabbia dei 20 anni oggi nasce da qui».

«Ho bisogno di silenzio, anche se è essenziale ricevere stimoli dall’esterno. La vita è il pane della musica. Senza silenzio non potrei fare ciò che faccio».

Lentamente è invece un viaggio all’interno del flusso di coscienza della cantante e del turbinio di pensieri che si susseguono nella sua mente, in cui si alternano immagini più chiare e definite di vita quotidiana e notturna.

«Lentamente nasce in lockdown da un audio di d.whale. – conclude Cara – Da lì io ho iniziato a viaggiare con l’immaginazione e Lentamente è diventato ciò che è. C’è uno stato d’animo di sospensione che dipende dal periodo che stiamo vivendo, c’è molto distacco. Spero che chi la ascolti scandisca il proprio ritmo».