Venerdì 30 ottobre esce ‘Qualcosa di Nuovo’, il nuovo album di Max Pezzali, che ce lo racconta parlando di live e generazioni.

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Venerdì 30 ottobre esce Qualcosa di nuovo, il nuovo album di Max Pezzali. Un album dalla lunga gestazione, riuscito però a racchiudere tutta la filosofia del Max Pezzali del 2020. Qualcosa di nuovo è, in un certo senso, un progetto generazionale, facilmente condivisibile da chi – come il cantautore – ha diversi decenni alle spalle. Senza rinunciare, però, al confronto con il nuovo che è di fatto indispensabile per arrivare a precise conclusioni su se stessi.

«Qualcosa di nuovo – ci dice Max – è il rapporto di uno della mia età con la situazione che stiamo vivendo. Tutto si è accelerato in maniera vorticosa. Ero abituato a un tempo in cui la velocità era di 20km all’ora e ora si va a 350km orari. Una visione condizionata dal fatto che ho un figlio di 12 anni, nativo di un’epoca che va così veloce. Il rapporto tra il mio mondo e il mondo dei nativi è l’elemento chiave di questo album».

In brani come Qualcosa di nuovo, Non smettere mai e Sembro Matto Max si confronta anche con l’amore. Visto, però, sempre dal punto di vista di chi – con maggiore consapevolezza – riesce a dare un peso specifico ai sentimenti.

«Mi capita spesso di pensare, riascoltando le vecchie canzoni, a come vedevo l’amore a 25 anni e a come lo vedo oggi. – ci racconta Max – Avevo un atteggiamento quasi eroico tipico dell’età giovanile. Oggi l’amore è più completo di allora. Se avessi vissuto un momento come il lockdown senza la persona giusta al mio fianco, sarebbe finita malissimo. In quelle situazioni capisci se il rapporto funziona. Questa consapevolezza ce l’ho solo oggi. Forse sono maturato un po’ tardi».

«Siamo arrivati troppo giovani per essere vecchi e troppo vecchi per essere giovani. Non apparteniamo a nessuna era e non siamo perfetti né per quella geologica né per quella attuale, ma possiamo vivere in entrambe. A 52 anni non senti il bisogno di fare un album nuovo se non hai qualcosa da dire. Mi sono riconosciuto molto nelle canzoni di questo disco, raccontano il me stesso di oggi, chiariscono questioni irrisolte nate nel vivere in questo tempo».

Max Pezzali: Qualcosa di Nuovo e il confronto con le nuove generazioni

Qualcosa di nuovo è la riflessione di un artista maturo, ma anche l’analisi che nasce dal confronto con le nuove generazioni.

«Sono curiosissimo di comprendere il mondo dei giovani, senza però volerne far parte. – ci dice in proposito Max Pezzali – La mia intenzione è decodificare le loro istanze e le loro passioni. C’è sempre una sorta di clima di sospetto dei più vecchi, ma bisogna avere la capacità di lasciar parlare i giovani e sentirli raccontare. Quando mi confronto con i colleghi giovani, come quelli della trap, non parto mai dall’idea che siamo diversi. Cerco di capire il loro punto di vista e di trovare un terreno d’incontro. Capire come i ragazzi si approcciano a fare musica, capire la loro tecnica e le loro qualità è figo. Mi stimola e mi fa comprendere non solo il mondo contemporaneo, ma anche la musica».

Da qui nasce la collaborazione e lo scambio con GionnyScandal nella traccia Siamo quel che siamo, ma anche il peso degli altri due featuring contenuti nell’album: Sembro Matto con Tormento e Big Fish e 7080902000 con J-Ax.

«Il featuring deve avere un senso, un perché. Alla mia età non ha senso pensare di fare più visualizzazioni. Deve esserci un motivo. L’idea di collaborare con Big Fish e Tormento era un perfetta sintesi di quello che ho vissuto musicalmente da ascoltatore. I Sottotono e gli Articolo 31 sono gli elementi più caratterizzanti della scena rap degli anni ’90. I campioni, quando li metti nella condizione di giocare bene, segnano».

Max Pezzali e il Senso del Tempo

Se l’album avesse potuto avere un sottotitolo o una traccia che tirasse, in un certo senso, le somme tutti gli occhi sarebbero puntati su Il Senso del Tempo.

«Quel pezzo – ci dice Max – nasconde un significato complesso. Si tratta di un dialogo ideale, di un monologo che vede dall’altra parte – nei panni di un inconsapevole ascoltatore – un giovane. Cerco di far arrivare la mia conclusione. Puoi essere chi vuoi, puoi essere fighissimo, ma purtroppo alla fine devi avere il senso del tempo, della storia, del sincronismo. Non avere il senso di entrare e uscire da una situazione può fare una differenza enorme tra l’avere un posto nel mondo e il non averlo».

Il lockdown e la situazione dei live in Italia

L’album Qualcosa di nuovo – ci dice Max – sarebbe dovuto uscire ad aprile. «Ma non si è fatto nulla e ho messo in discussione un po’ tutto. Mi sembrava macroscopico quello che stava accadendo intorno a noi. Era inutile parlare di cose come l’amore lo scorrere del tempo, è come se stessi ignorando una cosa gigantesca e totalizzante».

«Meglio non parlare di niente, avevo un rifiuto nei confronti della forma canzone. Con il passare del tempo ho fatto pace con me stesso. Ogni tempo ha una sua narrazione. Qualcuno narrerà il Covid. Le mie canzoni sono nate in un tempo diverso e credo che non siamo ancora abbastanza lontani da tutto questo per raccontarlo. Poi è arrivata Qualcosa di nuovo: era il pretesto narrativo che mi serviva per giustificare il bisogno del nostro tempo di immaginare che, oltre alla linea dell’orizzonte, c’è una luce da inseguire».

Sui live e soprattutto sullo show attesissimo a San Siro, Max sembra essere tuttavia più amareggiato.

«Lodo Guenzi, durante il lockdown, diceva che era una cosa incredibile. Il fatto che Pezzali dovesse fare due concerti a San Siro a coronamento della carriera e poi che fosse scoppiata la pandemia era la perfetta sintesi della poetica della sfiga degli 883. – scherza Max – Dopo tanti anni non credevo di poter fare San Siro e invece la risposta è stata pazzesca. Mi son detto che fondamentalmente forse le persone mi vogliono anche bene. Non mi sentivo così carico da tempo».

«Spero che si possa arrivare all’agognato traguardo di salire su quel palco. Ma il discorso è più generale. Tutti gli operatori della musica dal vivo stanno soffrendo in maniera devastante. I live non sono ripartiti e si sta facendo l’uno per mille di quello che serve al settore per stare in piedi».