‘Forever’ è il primo lavoro solista di Francesco Bianconi che ha scelto la via di una pulizia quasi classica dei suoni e dell’intimità testuale. La nostra intervista.

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“Come se fosse un primo disco”: così Francesco Bianconi (Baustelle) ha vissuto la vigilia della pubblicazione di ‘Forever’, suo debutto discografico solista. Chiuso già a febbraio 2020, l’album è rimasto in latenza fino al 16 ottobre giorno in cui è diventato bene comune. “È una bella sensazione – ci racconta il cantautore dalla sua casa-studio – forse perché c’è ancora più carico, dovuto al fatto che questo album doveva uscire ad aprile. Stiamo stillando queste carte da un sacco di tempo.”

Da una parte la pulizia, quasi classica, dei suoni e dall’altra l’intimità dei testi sono i capisaldi di ‘Forever’, che è stato anticipato dai brani Il Bene, L’abisso e Certi uomini. “Il processo di scrittura è stato diverso – spiega Bianconi – anche solo per il fatto che in un gruppo ti relazioni sempre. Mi sono sentito più solo ma con una maggiore libertà di manovra. È stato quasi più veloce, naturale, in un certo senso più libero.”

Di solito sono molto controllato e preciso con i Baustelle; stavolta non è stato così. Ci sono state canzoni nate più liberamente. A volte parole e musica sono nate insieme, a volte il contrario. C’è stata una maggiore perdita del controllo.

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E a questa libertà ha contribuito anche “l’uscita dal ruolo di controllore come produttore artistico – continua l’artista – Sono contento di aver trovato Amedeo Pace, una persona molto simile a me, quasi un fratello maggiore. Stavolta era lui che controllava e io mi fidavo ciecamente. Così sono potuto uscire dal rigore. Certo, poi, la responsabilità la senti perché sei tu che tieni tutta la carrozza, però, nella lavorazione è un grande vantaggio trovare un produttore artistico di cui ti fidi.”

“Volevo trascendere l’Italia ed essere ultra-italiano in questo disco – ci racconta poi Bianconi in merito al progetto che ispira ‘Forever’ – Volevo guardare al mondo: riducendo gli elementi di arrangiamento e limitando la canzone, musicalmente parlando, era come ridurla a una forma minimale slegata dalle epoche e dalle mode.”

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Può appartenere a tante geografie, in questo senso parlo di folk universale, enfatizzato anche dalla scelta di aggiungere lingue diverse dall’italiano.

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“Registrare utilizzando il mondo come campo di gioco si può fare, perché no? Andare a pescare il meglio del mondo: credo che ci sia un messaggio di fondo di cui sono molto soddisfatto – afferma il cantautore – Essere ultra-italiani, nel senso di extra-italiani oltre che italiani, lo trovo un buon messaggio senza fare retorica.”

In un momento come questo, di chiusure, di nazionalismi, di sovranismi, di muri, sono molto orgoglioso di aver fatto un disco che se ne frega. Che pensa in maniera universale e non localmente.

‘Forever’ è “un disco radicale, che pensa in controtendenza perché  è fatto come forse non si usa più tanto – prosegue Francesco Bianconi – Ti costringe a un ascolto attento e non ti assale, non è compresso. Mi rendo conto che è musica che non siamo più abituati ad ascoltare. Lo trovo diverso perché fatto di dettagli se uno ha la pazienza di cercarli e provare il piacere dell’ascoltare le sfumature.”

Musica, teatro, letteratura, cinema: cosa manca nel percorso artistico di Bianconi? “Vorrei tanto dipingere, ma per me e non per diventare un pittore – ci confessa – Lo facevo ed ero bravo alle medie (sorride, ndr) però ho abbandonato; adesso mia figlia è molto brava a disegnare e mi ha fatto venire voglia. Ecco, mi sa che mi metto a dipingere” Ovviamente solo nell’attesa di poter tornare a suonare dal vivo.

Foto di Laura Villa Baroncelli da Ufficio Stampa MA9PROMOTION