Il 27 marzo è uscito il nuovo singolo di Philip, ‘Dalla Zona (Intro). Un nuovo inizio per l’artista con la direzione artistica di Don Joe. L’intervista.

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Venerdì 27 marzo è uscito il nuovo singolo di Philip, Dalla zona (Intro), che mette a confronto due generazioni della storia della musica urban milanese. Philip ha infatti affidato la direzione artistica a Don Joe, mentre la produzione è firmata da Quentin Malandrino.

Ciao Philip, penso sia sempre bello ascoltare nuova musica. Vuol dire che le cose si muovono, in un modo o nell’altro.
Infatti. All’inizio mi son detto Minchia, chissà come saranno le cose. Ho pensato a tutte le difficoltà che questa situazione poteva creare. Però credo che la musica serva, soprattutto in questo periodo. Quindi ci sta. In questo momento poi la gente ha più tempo a disposizione e può stare più attenta all’ascolto vero e proprio.

Tu fai musica da sempre, però questo singolo rappresenta un nuovo inizio. Nel titolo c’è quell’Intro, tra parentesi, che in effetti lo dichiara apertamente.
Sicuramente è un nuovo inizio, soprattutto per quanto riguarda il sound. In termini di percorso, sento di aver fatto dei passi e son pronto a farne degli altri. Don Joe è un valore aggiunto.

Come stai lavorando con lui? Il sound è particolarissimo, soprattutto se paragonato al panorama italiano attuale.
Il bello è questo. La gente si aspettava la solita cosa, ma a me piace l’idea di far rimanere le persone un po’ spiazzate. Voglio puntare al fatto che dicano Che cos’è? e si rispondano Non lo so, ma spacca.

Io l’ho pensato.
Che poi non ho cambiato genere. Il sound è un po’ diverso, ma le tematiche sono sempre quelle del quartiere e della zona. Mi piace questo mix e vorrei farlo piacere anche ai miei ascoltatori o almeno capire cosa ne pensano.

Nei testi sicuramente c’è una continuità rispetto al passato. Quanto è importante per te tradurre in musica il tuo rapporto con il quartiere?
Ho passato tutte le fasi del quartiere, da quando nasci e quando inizi a uscirne, dal cortile alla piazzetta, dalle amicizie a scuola agli sbattimenti. Vorrei portare nella musica tutto questo, e far rispecchiare chi magari ha vissuto le mie stesse cose. Vorrei che ciò che dico fosse una sveglia e una motivazione. In fondo, la musica mi è sempre stata accanto nel rapporto col quartiere e con la gente.

Ma la cover del singolo, esattamente, cosa immortala?
Si tratta proprio di Piazza Prealpi, dove sono nato e dove è nato il primo video. Piazza Prealpi è zona 8 ed è il mio punto di partenza.

Tu hai una scrittura particolarissima. Come butti giù i tuoi testi? 
Mi piace che il ritornello sia semplice e le strofe un po’ più giocate. Mi piace giocare con le altre lingue che hanno a che fare con me e, sicuramente, amo la musica francese.

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Si sente.
Amo anche la Spagna, sento un legame perché è una terra che mi piace. Nei testi mi piace descrivere le situazioni che vivo e, nello stesso tempo, regalare ciò che vivo. Però in fondo butto dentro quello che mi passa per la testa in quel momento. Mi piace avere riferimenti veri e, che quando ascolto i miei brani, sono contento di ciò che ho scritto.

Senti, questa è una prima fase. Verso che direzione stai andando?
Questa nuova fase porterà sicuramente nei club.

Evviva!
Punto sempre a spiegare alcune problematiche e ad andare avanti col mio solito sfondo, ma nello stesso tempo voglio anche che la gente si diverta. Sicuramente – tra club e radio – voglio che tutto questo venga compreso come è compreso già in Francia e in Europa.

Beh, intanto hai portato il club nelle case degli italiani.
È questo ciò che voglio fare.

Portare la zona ovunque?
Sì, sia nel bene che nel male. Voglio che la gente sia contenta, ma che nello stesso tempo rifletta. Questa è musica che puoi ascoltare pensando affacciato alla finestra, o muovendoti un po’.