Il mercato musicale quanto le abitudini di ascolto sono in evoluzione e il rischio è quello di una sempre maggiore liquidità. Da qui l’idea di coniugare fisico e digitale: ecco i-Disc.

Tra le novità del mercato musicale, che ha annunciato per il 2020 anche l’innalzamento delle soglie per le certificazioni oro e platino nei singoli, si è distinto negli ultimi mesi un supporto inedito. Si chiama i-Disc e promette di coniugare le abitudini di ascolto in digitale con il formato fisico. Il dispositivo è stato presentato, infatti, come strumento che vuole mettere d’accordo gli amanti del disco come oggetto e chi invece sceglie il digitale (streaming e download) per la sua praticità.

Ribattezzato con il neologismo phigital, i-Disc si presenta come un 45 giri e contiene un file per l’ascolto digitale. Per capire meglio come è nato e quali sono le ambizioni sul mercato, ci siamo fatti raccontare di più dal responsabile comunicazione Alex Petroni.

i-Disc: dal progetto alla realizzazione

Supporto fisico e ascolto digitale: come stanno insieme questi due elementi in i-Disc?

Va innanzitutto specificato che in questo settore dell’industria il supporto fisico, per essere definito tale, deve contenere “materialmente” file musicali per essere commercialmente certificato GfK. Nel caso dell’i-Disc la parte fisica è in una memoria solida, utilizzabile su qualsiasi device che abbia un attacco USB, e contiene file di musica non compressa (ovvero di qualità molto superiore allo streaming e al vinile) il che farà felici anche gli audiofili più appassionati.

La stessa musica, in formato digitale, potrà subito essere ascoltata anche sul proprio telefono dopo aver avuto accesso, tramite un QR code, a una piattaforma che contiene gli stessi brani, il che farà felici i fruitori di musica “portatile” sul telefono.

i-Disc SRL via Ufficio Stampa

E qual è stata la prima scintilla da cui è partito il progetto, certamente ambizioso?

Sicuramente l’osservazione sul campo durante le centinaia di eventi firmacopie svolti negli ultimi 5 anni in tutta Italia, dove il comportamento e le dichiarazioni dirette delle centinaia di migliaia di persone partecipanti hanno rivelato chiaramente due cose: di non volere più il compact disc per evidenti ragioni di inutilizzo (più dell’83% dichiara di non avere modo di ascoltarlo) e di desiderare comunque di possedere un oggetto legato all’artista/band di riferimento, che possa anche essere un mezzo per avvicinarsi all’artista stesso.

Ma dall’idea iniziale al progetto finale quali sono state le difficoltà maggiori? E come si è sviluppato il lavoro?

Come in tutte le start-up, i passaggi sono stati tantissimi. Si è partiti dall’immaginare come potessero convivere le due opzioni di ascolto, passando per numerosi test e prove sul campo con persone di diverse età, per arrivare a decidere quale fosse il formato di confezione migliore. 

Fra le difficoltà da menzionare si può citare anche l’impegno per ridurre al minimo i click necessari per la fruizione, e cercare per questo prodotto innovativo una collocazione di categoria nelle società di collecting, che ancora non prevedono un formato phigital, ovvero fisico+digitale.

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Sulla carta, i-Disc potenzialmente può accontentare gli appassionati del buon vecchio prodotto fisico e dall’altra andare incontro alla tecnologia di ascolto attuale: non temete, però, che i puristi più nostalgici possano storcere il naso?

Eh no, perché siamo proprio noi i puristi nostalgici che non vogliono che la musica diventi solo liquida! Abbiamo lavorato due anni confrontandoci con i fruitori del digitale, e non per un compromesso, ma per unire il meglio dei due mondi. Gli amanti del vinile sono fuori da questa equazione anche se, solo per fare un esempio, la qualità audio è ben superiore sia allo streaming che allo stesso vinile.

Non solo: il formato di confezione modello 45 giri sicuramente non mancherà di emozionare i nostalgici, che avranno quello che non si trova certo usufruendo dello streaming, ovvero: foto, grafiche, credits, eccetera. A questo si aggiunge un’ulteriore novità: un numero limitato di i-Disc sarà firmato dall’artista ed inquadrando il QR code allegato si avrà immediatamente accesso al video che riprende l’artista mentre firma proprio quella copia specifica e si congeda con un saluto, il che aggiunge al tutto una potente contributo emotivo. 

Ci sono inoltre nell’i-Disc così tante altre opportunità che coniugano fisicità ed interattività, da farci affermare che la fantasia sarà l’unico limite.

Quale mercato per i-Disc?

Quale ampiezza di mercato e di diffusione progettate di raggiungere nell’arco del breve e medio termine?

Anche in questo caso sono i numeri a parlare: la diffusione musicale di massa sarà su streaming con il 70% del mercato; noi ci rivolgiamo al rimanente 30% (e non è davvero poco) che ama e desidera avere sempre di più un oggetto fisico riferito all’artista.

In un interessante articolo del Sole 24 ore di novembre, la testata rivela di aver commissionato una ricerca di mercato specifica sulle modalità di consumo dei millennials e della cosiddetta “generazione Z” (i nativi digitali). Per questi ultimi l’esperienza di acquisto “fisica” è un qualcosa da scoprire, il che li porta a desiderare di possedere e collezionare gli oggetti legati alle emozioni. Proprio in questo articolo viene citato l’hashtag phigital, che inserito su Google apre e conferma un mondo di potenzialità tutto da scoprire.

La reazione della discografia ad i-Disc

Oltre all’ascolto i-Disc rende possibile anche una nuova forma di interazione tra artista e pubblico: cosa offre da questo punto di vista?

Sulla piattaforma social chiamata “i-fan” alla quale si accede al momento dell’acquisto con due click, si trovano contenuti in anteprima ed esclusivi (versioni acustiche di brani editi, backstage di studio e di set fotografici o making of di video, etc). E poi tutta una serie di opportunità emozionali che si concretizzano nell’interazione con il canale attraverso il quale l’artista comunica i suoi messaggi.

Questa piattaforma è simile nella struttura grafica e nel funzionamento alle “timeline” dei social più conosciuti, con un’unica ma sostanziale differenza: qui non interagiscono semplici “follower”, ma veri e propri fan.

Sarà possibile per esempio non solo leggere ma anche lasciare “like”, commentare, e in alcuni casi speciali addirittura postare, oppure partecipare a contest organizzati per partecipare a particolari eventi dell’artista (come essere presenti sul set di un video, avere la possibilità di parlare con l’artista per cinque minuti in una video call, o ascoltare in anteprima privata un brano prima della sua pubblicazione, eccetera). 

Inoltre il fan che parteciperà attivamente alle attività dell’artista e che si distingue per numero di ascolti (verificati attraverso un counter personale) o interazioni (presenza agli eventi, acquisto di i-disc e merchandising, partecipazione a concerti, etc.) acquisirà una sorta di punteggio che vedrà collocarsi in fasce di livello crescente, identificate con un colore. 

Ogni livello raggiunto consentirà poi di avvicinarsi sempre di più al mondo dell’artista, con limiti e regole ben definite. Insomma, per la prima volta il pubblico appassionato di musica sarà attivo nei confronti della musica che acquisterà, possedendo un vero e proprio contenitore di opportunità emozionali.

L’acquisto di i-Disc inciderà anche sulle classifiche di vendita entrando nei conteggi FIMI/Gfk: quale sarà il peso rispetto alle altre forme di acquisto e fruizione musicale?

 I CD sono nella sfortunata posizione di avere tutti i difetti di un formato fisico senza più avere alcuno appeal, tanto che molti distributori stanno rifiutando di stoccarli. E questo nonostante siano ancora la musica non digitale più venduta con oltre 60 milioni di pezzi; il calo di vendite nel 2018 è del 18,5%” e per il 2020 è previsto un ulteriore calo del 35%! È evidente che solo contrastare anche minimamente questi numeri negativi del CD, comporterà di fatto un aumento del fisico venduto e certificato. 

E rispetto invece ai produttori di musica (discografiche e artisti) quale tipo di accoglienza avete registrato?

Curiosità e partecipazione attiva. Come se ognuno, non solo secondo il suo punto di vista lavorativo ma anche come appassionato, volesse contribuire ad aggiungere qualcosa, o a modificare, soprattutto arricchire l’esperienza fisico-digitale.

Ovviamente e come sempre succede quando si propone qualcosa di innovativo, c’è stato anche qualcuno che ha mostrato diffidenza, ma in tutti i casi ci è sembrata più che altro una certa amara rassegnazione allo strapotere della fruizione digitale. 

La realtà è che a tutti sono brillati gli occhi di sincero interesse quando hanno avuto in mano un i-Disc, e il saluto finale è stato sempre stato accompagnato dalla richiesta di averne una copia.

Quindi il futuro è phigital?

Le ricerche, i numeri, l’osservazione diretta sul campo e il buon senso ci dicono di sì.