Abbiamo incontrato Nicolò Targhetta per farci raccontare l’idea di “Non è successo niente”: da facebook al libro, arrivando in teatro.

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Da Facebook al libro, dal libro a teatro. Così potremmo riassumere il percorso di Non è successo niente, il fenomeno del web nato dalla mente di Nicolò Targhetta e diventato poi un volume uscito il 16 maggio, edito da BeccoGiallo.

L’omonimo spettacolo teatrale è invece partito in Veneto, terra natale dell’autore, per fare poi tappa a Bologna (23 maggio), Torino (27 maggio), Milano (28 maggio), Roma (19 luglio), Firenze e Napoli (date da definire).

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“Dopo essermi laureato in Scienze della Comunicazione, ho scritto un libro. Due scelte terribili una dietro l’altra. – racconta ai nostri microfoni Nicolò – Il libro era bruttissimo e, a quel punto, mi sono detto che non sapevo scrivere. Quindi o mi trovavo un lavoro serio o provavo a scrivere tutti i giorni qualcosa, 365 giorni l’anno. Sono una personcina molto equilibrata per cui ho scelto quest’ultima via… Scrivevo cose che andavano contro tutti i principi dell’algoritmo di Facebook, racconti molto lunghi. All’inizio infatti mi seguivano 200 persone, tra cui mia mamma. Pian piano però la gente ha iniziato forse a capire e ha deciso di investire il suo tempo nella lettura di ciò che scrivevo. Ricordo le persone che taggavano gli amici sotto i post scrivendo Sì, è lunga ma leggila“.

“L’85% di ciò che racconto è vero – continua Targhetta – poi c’è qualcosa di romanzato per aiutare il racconto. Lo stesso titolo viene fuori dal fatto che dopo l’università, il momento in cui doveva succedere qualcosa nella mia vita, è iniziato a non succedere niente. Mi sembrava di essere sempre indietro in una gara e ho iniziato a raccontare questi momenti. Perché qualcosa succede sempre, si ha solo paura di raccontarlo. Il tutto con molta ironia, perché io non riesco a essere serio neanche a un funerale”.

“Non sono capace di farmi dei complimenti – precisa poi – perché ho fatto un lungo training per non avere autostima, ma credo che un aspetto che piace alla gente di ciò che scrivo è che dico la verità. Su Facebook si tende a voler apparire la versione migliore di se stessi, ma io qui dico chiaramente che non so come vivere la vita e lo spiego con meno filtri possibili. Esporre le proprie paure fa capire a chi mi legge che sono una persona vera”.

Da Facebook all’editoria il passo è stato facile soprattutto grazie alla casa editrice BeccoGiallo (“Una casa editrice avvinazzata – scherza Nicolò – che mi ha coccolato nell’entrata nel mondo dell’editoria. Sono un daino davanti ai fari del camion, questa è la mia vita e loro hanno capito la mia incapacità di gestire me stesso”), mentre lo spettacolo teatrale è stata una naturale conseguenza di un percorso ormai già avviato.

“Ci siamo stupiti di scoprire che i pezzi recitati funzionavano molto bene. – ci racconta l’autore – Durante il primo spettacolo ero in apnea, ma quando la gente si è messa a ridere mi sono sciolto. La selezione dei pezzi è stata fatta sulla base di ciò che ritenevamo un percorso all’interno del blog che raccontasse la mitologia del 30enne in ciabatte e vestaglia, simbolo tragicamente autobiografico“.