Nicoletta Dentico, Europa Verde: “Con i giovani si può fare un patto di riscatto da questa dimensione della paura”, l’intervista

Con Generazione Europee abbiamo incontrato Nicoletta Dentico, Europa Verde, ex-direttrice di Medici Senza Frontiere Italia e candidata alle elezioni europee con Europa Verde.

In quale campo bisogna intervenire in Europa in questo momento e come intende farlo Europa Verde?

Bisogna intervenire sicuramente sugli aspetti della finanza.
Questa è, direi, la prima questione macroscopica che comprende tutte le altre.
Intervenire in modo tale che BCE e BEI non sostengano più attività speculative, ma sostengano un’economia nuova.
Un’economia circolare, rigeneratrice, che non pensa alla crescita lineare, ma che riutilizza quello che già esiste in un modello totalmente nuovo.
Un’economia che deve coinvolgere generazioni nuove, che hanno un pensiero su un’economia non liberista.
Generazioni, che sanno immaginare, attraverso anche l’uso della tecnologia, tutto un nuovo paradigma dell’economia.
Che preservi l’ambiente, salvaguardi la biodiversità, che sia al servizio del suolo, al servizio di un’agricoltura non più industriale, al servizio, per esempio, di un grande piano di trasporto pubblico.
Un’economia che sia al servizio di rimettere a posto tutto ciò che è stato danneggiato finora.

Infatti, il vostro impegno è prima di tutto ambientale, lei parla “New Green Deal”, riguardo a questa misura, cosa ci può dire?

Sì, quando parlo dell’ambiente, non parlo solo dell’ambiente.
Parlare dell’ambiente, secondo me, significa parlare anche delle disuguaglianze sociali.
Significa parlare di un progetto serio per la salvezza dell’Europa.
L’Europa oggi è assediata dai sovranismi, dopo dieci anni di crisi finanziaria ed economica, in cui non si è pensato alle persone.
Si è pensato soltanto alla massimizzazione dei profitti.
Bisogna veramente cercare di lavorare per rimettere in piedi un progetto europeo che parta da una tutela dell’interesse delle società, di quello che è l’interesse dell’economia.
L’Europa è un attore economico potentissimo nel mondo, però con un paradigma circolare, un paradigma sostenibile.
Questo implica un ripensamento generale di cos’è l’Europa, di cosa deve essere l’Europa e del ruolo che i singoli governi devono mettere in campo per pensarsi europei.
Cosa che ancora non c’è, anzi, in un certo senso stiamo regredendo.

La questione ambientale, oltre a questo, è anche collegata a quella della salute pubblica. Riguardo a questo argomento, quali sono le misure che ne permettono una sua salvaguardia al meglio?

L’Europa sta già difendendo i cittadini europei sulle questioni ambientali.
Oggi ci sono solo le direttive europee sulla gestione dei rifiuti, delle acque reflue, sulla qualità dell’aria, sulla tutela dei cittadini rispetto all’inquinamento e allo smog.
Fanno abbattere le cifre di morti che ci sono in tutti i paesi europei, compresa l’Italia, a causa di questi problemi come le polveri sottili.
Quindi noi dobbiamo rafforzare questo ruolo dell’Europa.
Non esiste una politica unitaria europea, questo è uno dei traguardi su cui dobbiamo lavorare.
Ci vuole un Piano Europeo di salute pubblica.
Oggi sulla salute si sta intervenendo considerando la salute ancillare alle ragioni dell’economia.
Quindi si considera un costo invece di considerarlo un investimento.


Si sta smantellando il sistema sanitario pubblico che esiste in molti paesi.
Si sta optando per un sistema assicurativo che non funziona, che è molto più costoso per lo Stato e che produce disuguaglianze in campo sanitario.
Guarda caso, potrebbero fare il paio con quelle in campo climatico, cioè chi dalla crisi climatica lo fa, chi invece non può fuggire, anche in Europa sarà costretto a convivere con le sfide di un clima che toccherà l’Europa.
Toccherà soprattutto soprattutto l’Italia.
Questa lingua lunga circondata dal Mediterraneo, che è la prima ad essere soggetta all’inondazione e anche alla desertificazione.
Già esistono i primi segnali.

Come ex-direttrice di Medici Senza Frontiere Italia, il tema dell’immigrazione e dei diritti la tocca particolar modo. Su questo tema, quali sono le proposte sue e di Europa Verde?

Su questo tema, l’immigrazione e l’Europa, rischia di inciampare, cadere, farsi male e distruggersi.
L’Europa deve mettere in piedi delle politiche europee sulle migrazioni.
Ce n’era una che è stata decisa dal Parlamento Europeo, già in questa legislatura che si sta concludendo.
Era la riforma del Regolamento di Dublino, che stabiliva un sistema automatico e regolato, disciplinato di suddivisione di quelli che sono i rifugiati, i profughi che arrivano nel nostro continente.
Questo è stato rigettato dai governi europei.
Dobbiamo ripartire da lì.

Vedi anche: Politiche Economiche Europee, i programmi dei partiti

Dobbiamo anche sapere che a causa del cambiamento climatico, ci saranno centinaia di migliaia di persone che si sposteranno, perché cercheranno un’opzione di vita laddove non ce l’hanno più.
Pertanto le politiche, gli hashtag dei porti chiusi, che non sono neanche politiche, non hanno nessun contatto con la realtà, con la storia, la complessità della vicenda, che è un esodo strutturale.
Io credo che i governi, prima si mettono davanti alla realtà vera e concordano insieme una politica per le migrazioni, che deve essere una politica aperta, una politica di accoglienza.
Noi abbiamo bisogno di queste persone e soltanto con vie legali di transito, con vie legali di arrivo, queste persone potranno anche tornare nei loro paesi se vogliono. Oggi fanno un viaggio feroce, ne muoiono due su tre, non possono tornare indietro.
Questa è una follia assoluta dalla quale dobbiamo uscire.

Votare Europa Verde significa votare ambiente, sostenibilità e molte altre cose. Però su questo tema, le aspettative dei giovani, in questo momento, sono molto alte. Cosa si sente di dire ai giovani riguardo a questo tema?

Penso che votare Europa Verde significa, in questo momento, votare la realtà più progressista. Più legata alla realtà, vicina e competente su tutta la questione climatica, sociale, ambientale ed umana, che colpisce oggi il nostro pianeta. E’ una sfida per tutti, ma sicuramente è una sfida per voi giovani. Purtroppo i rapporti degli scienziati dicono che non abbiamo molto tempo davanti a noi. Quindi, la mia generazione si deve impegnare per garantire, insieme alla vostra, la costruzione di un nuovo paradigma.
Un paradigma di gestione di questa parte del mondo, che ha molte competenze, molti soldi, molta conoscenza. Quindi lavorare per Europa Verde significa lavorare per chi, in tutti questi anni, ha sviluppato competenze nel campo ambientale e sociale. Per chi vuole accogliere, per chi ha una visione aperta dell’Europa, non alimenta le paure, non alimenta i sovranismi, ma pensa all’Europa come ad una Federazione di Stati.
E’ l’unica entità che può stare, oggettivamente, in campo in questa geopolitica complessa che è quella del mondo di oggi.

Vedi anche: Made in Italy, un tema sovranista?

Quindi lavorare per l’Europa, significa, lavorare per i giovani.
L’Europa è un progetto relativamente giovane e forse i giovani possono più di ogni altro capire l’importanza di essere europei.
Io penso che la mia generazione, ma anche quella precedente, ormai è chiusa in questa paura sovranista.
Soltanto con i giovani si può fare un patto di riscatto e di uscita da questa dimensione, anche un po’ psicotica della paura e della sicurezza.