Arriva la cyberagricoltura: l’intelligenza artificiale scende in campo e regala il miglior basilico senza modifiche al DNA.

Suona come un paradosso ma il basilico di migliore qualità ha poco a che fare con la natura e più con la cyberagricoltura. Per la prima volta, infatti, l’intelligenza artificiale è stata applicata in ambito agrario e si è rivelata addirittura al di sopra dell’uomo. Oggetto del primo esperimento letteralmente messo in campo è stato il basilico.

Un algoritmo ha individuato, senza modificarne il DNA, le caratteristiche migliori e le condizioni ideali per garantire la crescita delle piantine. Sulla base di questi dati, quindi, il MIT (Massachussets Institute of Technology) ha allestito una serra controllata da sistemi di intelligenza artificiale dando vita alla prima sperimentazione cyber in agricoltura.

Sotto la guida di Arielle Johnson ed Elliot Meyerson, gli studi sono stati condotti con rigidi e costanti controlli automatici che hanno permesso ai ricercatori di raccogliere tutte le informazioni necessarie a definire l’habitat migliore in cui far crescere il basilico. E non sono mancate le sorprese per gli studiosi.

Secondo i risultati pubblicati su Plos One, infatti, le piantine acquisirebbero il sapore più intenso e gradevole se esposte alla luce solare in maniera continua, ventiquattr’ore su ventiquattro. Addio, quindi, alla naturale alternanza del dì e della notte.

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Al di là delle eventuali applicazioni commerciali o sul breve termine, la ricerca tramite intelligenza artificiale potrebbe aprire la strada a nuovi approfondimenti soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici in corso. Incrementare le proprietà benefiche delle piante medicinali e sostenerle nel processo di adattamento alle variazioni del clima sono, di fatto, gli obiettivi di questa cyberagricoltura.

Allo stesso tempo, si punta a far crescere erbe ricche di sostanze capaci di difendere da malattie quali il diabete. Perché la tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, non il contrario.