Dalle rovine alla rinascita: concept visivo e scenografie del tour di Marco Mengoni

τραγῳδία. È da qui, dall’antica e rituale tradizione della tragedia ellenica, che Marco Mengoni ha attinto per costruire il suo Marco negli Stadi 2025. Un tour ambizioso, viscerale e identitario con cui l’artista va oltre la narrazione musicale. È un’autobiografia, un’autoanalisi, una radiografia del sé che diventa noi per ritrovarsi, secondo quello stesso principio di condivisione che era alla base della rappresentazione tragica. Dalla vicenda del singolo a un itinerario che si sostanzia in un divenire plurale per una catarsi collettiva.

Nella tragedia classica la trama voleva sul palco vittime da piangere e carnefici da punire per portare il pubblico a sanare il suo senso di giustizia e purificare anche gli istinti più delittuosi. Nello show di Mengoni, la tragedia si è già compiuta: la perdita, il lutto e il pianto diventano macerie sulle quali (ri)costruirsi. È tutta la difficoltà umana che sta nel mezzo – un viaggio che prevede scivolamenti, solitudini ma anche incontri, ancore di salvezza, resurrezioni – a diventare vita che si svolge in scena. Non solo quella di Marco, ma quella di chiunque vi si riconosca e, in fondo, di ciascuno di noi.

Così, se la forma è quella tragica (secondo la struttura che chi ha avuto a che fare con la Poetica di Aristotele ricorderà bene, dal prologo all’esodo), la sostanza non può che essere la musica. Quel ‘gancio nel cielo’ che è il linguaggio con cui portare il pubblico a vivere, sentire, compatire – nel suo significato etimologico di cum-patire, ‘soffrire con’ – in un saliscendi emotivo condiviso di quasi tre ore. Per risalire insieme, dantescamente, a riveder le stelle.

Marco negli stadi tourMarco negli stadi tour
Foto Comunicarlo da Ufficio Stampa

Questo tour sono io, la mia esperienza, la mia visione del mondo. Ciò che ho imparato negli anni: la vita è un necessario processo di decostruzione per ricostruire, e lo stesso avviene alla società. La musica è il mio modo per raccontare tutto ciò e rendermi consapevole, trovando la bellezza anche nella fragilità”, racconta l’artista.

Ecco, a fronte di  questa necessaria premessa, è chiaro che trasformare tali intenti originari in uno show organico e coerente ha richiesto un lungo lavoro. Con maestranze, professionalità e team creativi che hanno tradotto l’idea del cantautore in quadri scenografici dall’impatto epico. Lo stesso artista, del resto, ha realizzato i disegni di partenza, dedicando oltre un anno alla creazione del progetto e plasmando ogni elemento con cura artigianale. Un esempio? L’asta del microfono è stata decorata dallo stesso Mengoni mentre i look, cuciti secondo la sua immaginazione, sono frammenti di un mosaico che unisce arte e narrazione.

Lo show capitolo per capitolo

Prologo: macerie in rovina e un’installazione di cristallo

Il primo capitolo della narrazione tragica è il prologo, che Marco traduce visivamente in un muro di led che illumina uno stage spoglio, dove un telo cela un mistero. L’atmosfera si fa presto post-apocalittica con un paesaggio onirico che si frantuma e svela rovine mobili svettanti che rappresentano il passato da cui ripartire. Con la supervisione creativa de LaTarma Entertaniment, a realizzare questi monoliti – su progetto di Eleonora Peronetti e Blearred, rispettivamente scenic design e set and light design – è FM SCENOGRAFIE, realtà italiana che opera nell’ambito delle strutture scenografiche.

In una serie di post su Instagram, si racconta l’impegno per il Marco negli Stadi 2025. “Abbiamo realizzato una scenografia che nasce da un’idea precisa dell’artista”, si legge, “raccontare un’umanità in bilico tra macerie e rinascita. Lo show si apre con rovine mobili scolpite a partire da un bozzetto 3D e trasformate in elementi scenici in carpenteria mista, progettati per essere suddivisi in carri movimentabili. Non semplice ‘effetto edile’, ma un’atmosfera cementizia e lievemente metafisica, pensata per sostenere la narrazione visiva dello spettacolo”.

E ancora: “Ci siamo occupati dell’ingegnerizzazione completa degli elementi, dalla realizzazione strutturale alla logistica, dalla protezione durante il trasporto […] alla movimentazione meccanizzata a traslazione laterale. Con regolazione della velocità, per consentire un’apertura parziale o completa delle scenografie, in linea con l’evoluzione narrativa dello show”.

Foto Comunicarlo da Ufficio Stampa

LaTarma Entertainment spiega ulteriormente la  costruzione visiva: “Uno specchio sul fondo amplia lo spazio scenico, creando un effetto di profondità e illusione. Al centro del palco emerge un’installazione trasparente di edifici in cristallo, simbolo dell’umanità, che grazie a luci e fumo si trasformano in architetture in continua mutazione”.

  • Ti Ho Voluto Bene Veramente
  • Guerriero
  • Sai Che

Parodo, Episodi e Stasimi: una scenografia in movimento tra azione e introspezione

Nel Parodo la scenografia trasforma il palco in una vallata franata, simbolo di distruzione che anticipa una rinascita. Così, mentre le macerie si spostano ai margini, ecco emergere una città in rovina supportata da visual che evocano crepe da cui filtra luce, evidente metafora di speranza.  “Ogni visual segue la narrazione dello show – spiega ancora LaTarma nel suo post socialcon immagini che accompagnano l’artista nel suo viaggio. Nei grandi led alle sue spalle scorrono immagini che danno forza alla narrazione”.

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  • La valle dei Re
  • Non me ne accorgo
  • Tutti hanno paura
  • No stress
  • Voglio
  • Muhammad Ali

Si prosegue, quindi, con gli Episodi caratterizzati da un paesaggio di transizione. È il momento dell’azione e dei dialoghi, dell’elaborazione e dello sguardo che inizia ad aprirsi al futuro. Nella città distrutta si fanno, dunque, spazio nuovi edifici di vetro: sono fragili e instabili ma inondati dalla luce a rappresentare una rinascita che lentamente prende forma. Emotivamente, è il momento dell’anima soul di Mengoni che invade lo spazio, nel quale si muovono anche performer con i volti coperti da maschere (elemento, anche questo, che arriva dalla tradizione antica) che amplificano il dramma. I visual sullo sfondo riflettono fragilità e speranze di un mondo in ricostruzione.

  • Fuoco di Paglia
  • Cambia un uomo
  • Luce
  • Proteggiti da me
  • In due minuti
  • Un’altra storia
  • Tonight
  • Hola

A questo punto, negli Stasimi, la scenografia si spoglia per lasciare spazio all’intimità in un monologo struggente in cui Marco Mengoni condivide il suo dolore personale. A innalzarsi sul pubblico è, quindi, una passerella di 26 metri che avvicina l’artista al pubblico “rendendo lo spettacolo un’esperienza immersiva e collettiva”. La città, mattone dopo mattone, si rimette in piedi, esplorata da una nuova prospettiva comunitaria. Tra immagini di vita reale e una scenografia minimalista ma potente, luci e proiezioni enfatizzano il viaggio interiore, trasformando lo stadio in uno spazio di riflessione comune.

Foto Comunicarlo da Ufficio Stampa
  • Due vite
  • L’essenziale
  • Mi fiderò
  • La casa Azul
  • Onde
  • Unatoka Wapi

Esodo e Catarsi: l’essenzialità di un mondo in rinascita

Dalle macerie ai colori della rinascita, si attraversano paesaggi naturali, si scoprono poco a poco colori, appaiono immagini di vita reale che portano alla ricostruzione nel finale” (LaTarma Entertainment). Siamo arrivati all’Esodo, che nella tragedia classica corrispondeva all’uscita del coro. Nello spettacolo di Mengoni, la scenografia si trasforma in un’ode alla resilienza, con una città ricostruita che pulsa di vita. L’artista si eleva, sospeso tra edifici di luce, diventando parte integrante del paesaggio. Con tanto di ballo liberatorio sotto un temporale simbolico. La scenografia, con visual di edifici che si illuminano, riflette pienamente la forza di ripartire, imperfetti ma determinati.

  • Un fiore contro il diluvio
  • Proibito
  • Non sono questo
  • Incenso

La Catarsi, infine,  è il culmine, un’esplosione di vita e condivisione. Il palco vibra con Mengoni, la band e il pubblico uniti. La città nei visual si anima, si muove, esplode di colori. È la festa del nuovo che avanza, dopo il buio e la fatica. La chiusura è un messaggio universale: credere negli esseri umani, nel coraggio di restare umani, è la salvezza. La scenografia, con luci pulsanti e visual dinamici, amplifica questa purificazione collettiva, trasformando lo stadio in un abbraccio luminoso.

  • Mandare tutto all’aria
  • Pazza musica
  • Ma stasera
  • Pronto a correre
  • Io ti aspetto

BIS

  • Sto bene al mare
  • Esseri umani

Marco Mengoni si reinventa con uno spettacolo che trascende il semplice concerto, elevando il palco in un’opera d’arte totale, curata in ogni dettaglio dalla sua visione creativa. Ogni suono, colore e immagine riflette un universo interiore, in un dialogo tra musica, scenografia e narrazione.  Intimità e collettività si specchiano, a volte trattandosi da antagoniste altre dandosi la mano. Esattamente come succede nell’esperienza di ogni singolo essere umano.

Immagini da Ufficio Stampa