‘Mediterraneo 2050’, la mostra immersiva del Museo Oceanografico di Monaco che racconta il futuro del Mediterraneo tra scienza, tecnologia e tutela ambientale.
«In passato il Mediterraneo era un simbolo di progresso. Oggi rappresenta le tensioni del pianeta. Domani deve diventare il simbolo di nuove soluzioni». Le parole del Principe Alberto II di Monaco, pronunciate alla COP27, hanno inaugurato Mediterranean 2050, la grande mostra immersiva del Museo Oceanografico di Monaco. Un progetto che unisce scienza, tecnologia e storytelling per immaginare il futuro del mare sulle cui sponde ci affacciamo.
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Con oltre 1.000 m² di installazioni, esperienze interattive e simulazioni multisensoriali, l’esposizione accompagna visitatori di tutte le età in un viaggio nello spazio e nel tempo: dal Mediterraneo del passato alle criticità del presente, fino a una visione ottimistica – ma possibile – dell’anno 2050. L’obiettivo è chiaro: mostrare che un Mediterraneo rigenerato può esistere, a patto di agire subito.

Il Mediterraneo sotto pressione: perché serve un cambio di rotta
La mostra si inserisce in un programma pluriennale dedicato alla salvaguardia del Mediterraneo, un ecosistema straordinario che ospita oltre 17.000 specie marine (il 7,5% della fauna mondiale e il 18% della flora). Nonostante questa ricchezza, è uno dei mari più esposti a inquinamento, cambiamento climatico e sfruttamento eccessivo delle risorse.
Oggi solo l’8,33% delle sue acque è formalmente protetto, ma la percentuale reale di aree effettivamente gestite scende al 1,5%. Il progetto guarda al traguardo internazionale del 30×30, che mira a proteggere il 30% delle aree marine e terrestri globali entro il 2030. Un obiettivo che richiede cooperazione tra istituzioni, scienza, privati e cittadini.

Mediterraneo 2050: tra passato e futuro al Museo Oceanografico
L’esperienza espositiva è strutturata come un viaggio attraverso quattro grandi ambienti, guidato da un narratore d’eccezione: i cetacei, simbolo della biodiversità mediterranea. Nella cornice del meraviglioso Museo Oceanografico del Principato di Monaco, la mostra Mediterraneo 2050 appare come una continuazione dello storytelling del Museo stesso, che parte dal passato per mostrarci il futuro.
L’Istituto e museo oceanografico di Monaco nacque infatti nel 1889 per volere del Principe Alberto I di Monaco – il Principe Navigatore – che voleva racchiudere in un unico luogo laboratori, acquari e le collezioni raccolte nel corso delle sue numerose e avanguardistiche esplorazioni. L’obiettivo è sempre stato sensibilizzare il pubblico su temi sostenibili: nel 1906, non a caso, dopo anni di spedizioni, la Fondazione Alberto I fu riconosciuta di pubblica utilità dall’Institut de France.
Un giro dell’intero museo è imperdibile se volete realmente capire il luogo in cui vi trovate e la sua missione: qui, dagli acquari dei piani sotterranei alla temporanea Mediterraneo 2050, tutto parla di un ecosistema da salvare. La mostra in sé, tuttavia, non va vissuta come un caso isolato dal valore complessivo del Museo: ci parla di futuro dopo che gli acquari e Alberto I ci hanno raccontato il passato.

Un’odissea in quattro capitoli: tra storia, scienza e futuro
Oceanomania – La storia del Mediterraneo
Nel grande cabinet of curiosities del museo, il percorso inizia al cospetto di una scultura di capodoglio lunga 4 metri, su cui un sistema di proiezioni attiva contenuti dinamici. È una panoramica affascinante sulla storia naturale e culturale del Mediterraneo, sulle sue esplorazioni scientifiche e sulle soluzioni già esistenti per proteggerlo.

Oceano Monaco – L’impegno dei Principi
Una sezione dedicata al ruolo della famiglia monegasca nella tutela del mare: dal principe Alberto I, pioniere dell’oceanografia moderna, al principe Ranieri III e alla sua Deo Juvante II, fino all’attuale Principe Alberto II. Grazie a schermi interattivi e a un serious game, i visitatori possono sperimentare direttamente l’impatto delle decisioni politiche sulla salute degli ecosistemi, dal 1885 ad oggi. Sul mezzanino, troverete invece tutte le iniziative del Principato e dei suoi partner per la protezione del Mediterraneo.
Oceano Odyssey – Missione Pelagos
La parte centrale dell’esposizione è un viaggio multisensoriale nel futuro. A bordo di un sommergibile virtuale, il pubblico entra nel Santuario Pelagos nel 2050, immaginato come una grande Area Marina Protetta restituita alla vita. È un’esperienza immersiva dall’impatto fortissimo, con tanto di personaggi (Anita, Capitano della Oceano Odyssey e la sua crew): la realizzazione è eccellente, vi sembrerà realmente di trovarvi in un sottomarino.

Tutto merito di un sistema di proiezioni di 310 m² che mostra 30 specie iconiche — dalle tartarughe Caretta ai tonni, dai delfini ai capodogli — immerse in un ambiente in equilibrio. Le simulazioni ultra-realistiche fanno vivere un Mediterraneo rigenerato, risultato di politiche efficaci e protezione reale.
My Oceano Med – Dal sogno all’azione
La mostra si conclude con un invito concreto: scegliere un’azione individuale per la tutela del mare e vedere, grazie a proiezioni interattive, come questa scelta si collega a interventi istituzionali e privati.
Una web app dedicata permette inoltre di proseguire l’esperienza da casa, creando la propria Area Marina Protetta virtuale e partecipando a sfide mensili.

Realtà virtuale: un’immersione totale
Il percorso può essere ampliato con ImmerSEAve VR, un’esperienza in realtà virtuale che permette di nuotare all’interno di una riserva marina e osservare da vicino specie e habitat. L’esperienza richiede un biglietto aggiuntivo, ma anche in questo caso vale la pena.

Mediterraneo 2050 è un invito a immaginare ciò che ancora non esiste, ma potrebbe. A Monaco non si osserva solo una mostra: si entra nella possibilità concreta di un mare restituito alla vita. E quando si riemerge, tra i corridoi del museo e il blu che si intravede dalle terrazze, resta una certezza: il futuro non è scritto, ma possiamo ancora decidere come farlo accadere.
Foto: Museo Oceanografico del Principato di Monaco