L’artista e musicista Rosa Chemical, in collaborazione con Edoardo Bansone, ha inaugurato CURA, uno dei più grandi interventi di restauro urbano in Italia, realizzato su una facciata industriale a Grugliasco (TO) per oltre un chilometro quadrato. Il progetto, nato per ridare vita a uno spazio trascurato, si distingue per la sua capacità di integrarsi nel paesaggio senza sovrastarlo, offrendo nuova dignità a un’area industriale dimenticata.
“Insieme al mio collega e fratello Edoardo Bansone abbiamo portato a termine una delle opere di restauro urbano più estese d’Italia”, ha dichiarato Rosa Chemical. “CURA – prosegue – è nata dal profondo desiderio di restituire bellezza e dignità a una delle città dove sono cresciuto. Un luogo che per me è molto più di un semplice punto sulla mappa”, ha aggiunto.
CURA è, infatti, un vero e proprio atto di responsabilità verso il paesaggio urbano. La facciata industriale, spesso ignorata, diventa una tela monumentale che invita a una fruizione dinamica: un’esperienza da vivere camminando, scoprendo dettagli che emergono nel tempo. L’intervento si distingue per il suo approccio misurato, evitando narrazioni complesse o eccessi visivi. “Sentivo il dovere — prima ancora che il desiderio — di restare vicino alla mia comunità ed Edoardo ha sposato la mia visione”, ha sottolineato Rosa Chemical.
“Questo intervento è un gesto di cura, un segno di riconoscenza, un invito a credere nella trasformazione dei luoghi attraverso l’arte e l’amore”. Il progetto, supportato dalla ditta OMA, dimostra come l’arte possa rigenerare spazi, rendendoli nuovamente significativi per la comunità.
Rosa Chemical, artista eclettico noto per la sua versatilità nel panorama musicale e artistico, torna così alle sue radici con un progetto che unisce estetica e impegno sociale. Insieme a Bansone, che ne condivide la visione, ha dato vita a un intervento che parla di identità e appartenenza. Un lavoro che non sono arricchisce il paesaggio urbano, ma si propone come modello di rigenerazione che può ispirare altre città, dimostrando come l’arte possa essere un atto di cura collettiva.
Immagini da Ufficio Stampa