Il MAMbo di Bologna dedica a John Giorno la prima grande retrospettiva italiana: oltre sessant’anni di poesia, performance e attivismo.
La parola come corpo, la poesia come gesto, la voce come strumento politico e spirituale. Dal 5 febbraio al 3 maggio 2026 il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna dedica la prima grande retrospettiva italiana a John Giorno, una delle figure più radicali e visionarie della cultura contemporanea. John Giorno: The Performative Word, a cura di Lorenzo Balbi, ripercorre oltre sessant’anni di ricerca attraverso cui l’artista newyorkese ha trasformato il linguaggio poetico in un’esperienza viva, performativa e collettiva.
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Allestita nella Sala delle Ciminiere, la mostra si inserisce nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2026, confermando il ruolo del museo come luogo di sperimentazione interdisciplinare. Poeta, performer, artista e attivista, Giorno ha infatti incarnato come pochi altri la possibilità di far uscire la poesia dalla pagina per farle abitare lo spazio pubblico.
Figura centrale della New York d’avanguardia, John Giorno è stato protagonista di una stagione culturale irripetibile. Quella che ha visto attivi artisti come Andy Warhol, Robert Rauschenberg, William Burroughs, John Cage e Patti Smith. Nel 1965 fonda la Giorno Poetry Systems, piattaforma no-profit che rivoluziona la diffusione della poesia contaminandola con musica, arti visive, impegno politico e pratiche comunitarie. Visione che ha anticipato molte delle logiche relazionali e partecipative dell’arte contemporanea.

Il percorso espositivo restituisce la natura multiforme della sua pratica, mostrando come Giorno abbia spinto il linguaggio poetico oltre i confini disciplinari. Estratti delle sue poesie si moltiplicano su supporti diversi, tra colori vibranti e font iconici. Mentre la parola diventa materia visiva e ritmo, capace di generare relazioni e attivare lo spazio.
Dial-A-Poem Italy e le altre opere
Cuore pulsante della mostra è Dial-A-Poem, l’opera interattiva che ha reso celebre Giorno a livello internazionale. Nato nel 1969, il progetto trasformava il telefono in uno strumento di diffusione poetica su larga scala. Componendo un numero, infatti, il pubblico poteva ascoltare registrazioni di poeti, artisti, musicisti e attivisti intenti a leggere le proprie opere. Presentata nel 1970 nella storica mostra Information al MoMA di New York, l’opera è diventata un emblema dell’arte concettuale partecipativa, espandendosi nel tempo in numerose edizioni internazionali.
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In occasione della retrospettiva bolognese nasce Dial-A-Poem Italy, una versione inedita ideata appositamente per il MAMbo. Oltre trenta poete e poeti italiani contemporanei, selezionati da Caterina Molteni, hanno prestato la propria voce al progetto. Fra loro Antonella Anedda, Domenico Brancale, Milo De Angelis, Valerio Magrelli e Patrizia Valduga. Come nell’opera originale, l’ascolto rimane imprevedibile: una chiamata, una voce inattesa, un frammento poetico che trasforma l’esperienza in una performance intima e personale. Il numero telefonico sarà attivo gratuitamente ventiquattr’ore su ventiquattro per tutta la durata della mostra.
Accanto alle opere, una sezione dedicata ai materiali d’archivio – curata da Nicola Ricciardi con la collaborazione di Eleonora Molignani e un allestimento firmato Studio EX – presenta poster, lettere, libri e documenti, in parte inediti, che ricostruiscono la traiettoria di Giorno tra arte, attivismo e reti culturali internazionali.


La mostra mette in luce anche la dimensione profondamente politica e spirituale della sua ricerca. Dall’impegno nella comunità LGBTQ+ all’attivismo durante l’emergenza AIDS negli anni Ottanta. Fino alla fondazione della AIDS Treatment Project, la pratica poetica di Giorno si intreccia con una visione dell’arte come strumento di cambiamento sociale. Allo stesso tempo, l’adesione al buddhismo tibetano introduce nella sua opera una dimensione meditativa, in cui ritmo, respiro e vibrazione diventano veicoli di conoscenza.
Con John Giorno: The Performative Word il MAMbo rende omaggio a un artista che ha reinventato la poesia come linguaggio multidimensionale. Ad accompagnare la mostra è prevista una monografia edita da Mousse Publishing, che raccoglie materiali d’archivio e contributi critici oltre a un’inedita conversazione tra Ugo Rondinone e Laura Hoptman.
Immagini da Ufficio Stampa