L’approccio multidisciplinare del Progetto Changes si esprime al meglio nella ricerca ‘Processi integrati di rilievo digitale, riconoscimento automatico delle tessiture murarie e analisi strutturale avanzata per i beni culturali’, del prof Pietro Meriggi: ecco come ingegneria e archeologia lavorano insieme.

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Proteggere il patrimonio culturale italiano significa prima di tutto conoscerlo. E conoscerlo oggi vuol dire leggere le sue fragilità con nuovi strumenti: droni, laser scanner, fotogrammetria digitale e tecniche avanzate di image processing. A raccontarlo è Pietro Meriggi, ricercatore di ingegneria civile presso l’Università Roma Tre, protagonista di una delle ricerche dello Spoke 7 del progetto CHANGES – Processi integrati di rilievo digitale, riconoscimento automatico delle tessiture murarie e analisi strutturale avanzata per i beni culturali – dedicato alla sicurezza dei beni culturali e alla loro resilienza.

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La sua ricerca affronta una sfida cruciale: riconoscere con precisione difetti e vulnerabilità strutturali all’interno di edifici storici, spesso invisibili a occhio nudo, e farlo con strumenti accessibili, rapidi e ad alta accuratezza. Un lavoro che Meriggi definisce “una sorta di chirurgia digitale”, perché consente di intervenire in profondità, senza toccare la materia fisica.

Tecnologie low-cost per analisi ad alta precisione

L’aspetto più sorprendente del progetto è l’uso di strumenti comuni e non necessariamente costosi: tutto parte da un drone “quasi per gioco”, comprato per diletto personale e diventato poi un alleato fondamentale in laboratorio e sul campo.

«I droni sotto i 250 grammi – spiega Meriggi – non richiedono patentino e, grazie ai sensori fotografici evoluti, consentono rilievi digitali incredibilmente accurati». Le immagini vengono elaborate con software di fotogrammetria digitale, trasformate in modelli 3D navigabili, capaci di restituire l’esatta geometria della struttura e dei suoi difetti: fuori piombo, deformazioni, quadri fessurativi.

Strumenti accessibili infatti aprono la strada a una diagnostica capillare del patrimonio, riducendo costi e tempi senza sacrificare la qualità scientifica.

Image processing e AI: la strada verso modelli strutturali più intelligenti

A differenza di altre ricerche dello stesso Spoke, il lavoro di Meriggi non utilizza direttamente reti neurali, ma si concentra su algoritmi avanzati di image processing, capaci di riconoscere automaticamente l’apparecchiatura muraria.

È un passo necessario: le murature storiche, diversissime per epoca, materiali e condizioni di degrado, non dispongono ancora di database sufficientemente estesi per addestrare un’AI vera e propria. Ma il futuro, spiega il ricercatore, è scritto: «Il nostro lavoro prepara la base per usare l’intelligenza artificiale in modo più consapevole: prima serve costruire i dati, poi potremo educare l’AI a riconoscere in autonomia le diverse murature».

L’obiettivo finale è ottenere modelli strutturali altamente fedeli, su cui simulare il comportamento degli edifici in caso di sisma o cedimento progressivo.

La forza dell’interdisciplinarità

Come in ogni ricerca del progetto CHANGES, anche qui l’approccio è corale: archeologi, storici dell’arte, topografi, ingegneri strutturisti. Tutti necessari per leggere correttamente un edificio.

«Non puoi analizzare un bene storico senza conoscerne le origini, le trasformazioni, le tecniche costruttive dell’epoca», racconta Meriggi.
L’esempio emblematico è la chiesa di Santa Maria Maggiore a Tuscania, dove il contributo degli archeologi ha permesso di individuare le aree più vulnerabili su cui concentrare il rilievo digitale: la ricerca funziona solo quando le competenze si intrecciano.

Santa Maria Maggiore, Tuscania

Uno degli aspetti più vivi del progetto è il coinvolgimento degli studenti, che hanno partecipato attivamente al rilievo, all’elaborazione delle immagini e alla modellazione. Lo racconta Meriggi: «Spesso gli studenti vengono da me dicendo: posso usare il mio drone per la tesi? Ed è la cosa più bella: strumenti che fanno parte della loro quotidianità diventano strumenti scientifici».

È un nuovo modo di avvicinare i giovani all’ingegneria: attraverso la pratica, l’uso di tecnologie immediate e la percezione concreta dell’impatto sociale.

Perché studiare un muro antico non significa guardare al passato: significa costruire il futuro del nostro patrimonio culturale.

Revenews