Un viaggio attraverso la storia e la conoscenza, in compagnia del Prof. Manfredi Merluzzi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre, sulle tracce della “Camera delle Meraviglie”
Ricostruire una incredibile collezione, creata alla metà del 1600, che spaziava in tutti gli ambiti dello scibile umano e che cercava di creare connessioni fra le varie sfere della conoscenza, sviluppando un concetto di “rete” modernissimo e che rimanda a quel Progetto Changes che oggi, nel 2025, finanzia questa ricerca. Questo è AKA PROJECT: ATHANASIUS KIRCHER ATLAS, un progetto che si inserisce nelle linee di ricerca dello Spoke 3 Digital Library and archives del PNNR-PE 5 CHANGES e una ricerca condotta dal Prof. Manfredi Merluzzi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Roma Tre, con l’obiettivo specifico di valorizzare il patrimonio tangibile e intangibile relativo all’opera del gesuita Athanasius Kircher (1602-1680), anche attraverso la ricostruzione del disperso museo kircheriano.
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Athanasius Kircher: l’ultimo uomo che sapeva tutto
Per Athanasius Kircher le definizioni sembrano tutte insufficienti: astronomo, letterato, matematico, egittologo, geologo, ottico e poliglotta sono solo alcuni dei suoi attributi. Possiamo dire che nel 1600 il Gesuita Kircher incarnava non solo il sapere enciclopedico, ma anche la volontà di comprendere come tutte le branche del sapere fossero più o meno segretamente interconnesse.
Chiamato a Roma nel 1635 da Papa Urbano VIII per insegnare scienze matematiche al Collegio Romano, Kircher fonderà proprio qui il Wunderkammer o Camera delle Meraviglie – il Museo Kircheriano – nel 1651, che diventerà un polo di attrazione per gli studiosi provenienti da tutto il mondo: conteneva infatti, negli ambiziosi piani del suo fondatore, il sapere globale. Questa immensa e affascinante collezione, ci spiega il prof. Merluzzi, è stata dispersa perché quando l’Italia fu unificata vennero sequestrati i beni ecclesiastici e tutto quello che si trovava in questo museo venne diviso fra i vari musei romani a seconda dell’appartenenza.

“Quasi tutti i grandi musei romani hanno un pezzetto di questa collezione – ha spiegato il prof. Merluzzi – e noi vorremmo ricostruirla virtualmente per permettere di ricreare la pedagogia di Kircher e validare così la nostra ipotesi di lavoro: abbiamo un’incisione in cui si vede questa collezione e lui che cerca di spiegare, attraverso l’associazione tra i quadri, gli oggetti e i libri, un sistema pedagogico per preparare i missionari a partire per le diverse parti del mondo. Si tratterebbe quindi anche una forma di apprendimento virtuale, con associazioni mnemoniche, e questo sarebbe anche molto interessante da capire”
Kircher e la sua rete
A colpire l’immaginario di chi si approccia a questo interessante campo di ricerca il fatto che nel 1600 Kircher sia riuscito a mettere su una vera e propria rete di informazioni, in un periodo storico in cui le comunicazioni a distanza non erano certo efficienti.
“Kircher è avvantaggiato dal fatto di essere gesuita, perché i gesuiti erano un ordine nuovo all’epoca e sono stati i primi a creare una trama di informazioni costanti da ogni parte del mondo – spiega il Prof. Merluzzi – Quindi lui usa una tecnologia, quella dell’informazione che copre tutto il mondo, che era stata in qualche modo inventata da Ignazio di Loyola e dai gesuiti (…) Per noi la rete è indispensabile ovviamente, perché il progetto CHANGES è costruito da tanti saperi differenti, da archeologi, da ingegneri, da ingegneri dei materiali, ingegneri informatici, storici, archivisti, anche persone che studiano il rischio sismico, quindi i geologi, che devono costruire le fondamenta per conservare il patrimonio culturale dell’Italia. Quindi l’idea è quella di costruire un’infrastruttura di ricerca che tuteli questo: Kircher aveva avuto quest’idea nel Seicento e noi ce l’abbiamo nel ventunesimo secolo”
Digital Humanities: cosa sono e a cosa servono
I Digital Humanities sono un campo di studio transdisciplinare che applica metodi, strumenti e prospettive digitali alle scienze umane e sociali, come storia, letteratura e filosofia: come spiegato dal prof. Merluzzi, possiamo dire che si tratta dell’interazione tra le discipline umanistiche, il mondo digitale e la realtà che viviamo. E’ una sfida cruciale per le discipline umanistiche, perchè è l’aggiornamento di sistema che gli permette di affrontare le sfide che l’oggi gli pone.
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