Un percorso immersivo racconta il collezionismo visionario di Scipione Borghese: dalla pittura veneta al Barocco romano, fino ai primi lavori di Bernini.

Portare la Galleria Borghese fuori da Roma, trasportandone spirito, visione e capolavori in un nuovo scenario. È l’obiettivo ambizioso de La Galleria Borghese. Da Raffaello a Bernini. Storia di una collezione, la grande mostra che Fondazione CRC e Intesa Sanpaolo inaugurano a Cuneo dal 22 novembre 2025 al 29 marzo 2026 negli spazi del Complesso Monumentale di San Francesco. Un progetto che prosegue il percorso iniziato nel 2022 e che, grazie alla collaborazione con MondoMostre e al patrocinio del Ministero della Cultura, porta in Piemonte opere che raramente lasciano la loro sede romana.

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Al centro della narrazione si staglia la figura di Scipione Caffarelli Borghese, cardinale colto, sensibile e sorprendentemente moderno, che all’inizio del Seicento inaugurò un modo nuovo di pensare la collezione. Non più raccolta casuale, ma sistema visivo, dialogo tra epoche, intuizione critica. La sua eredità è una delle radici del museo contemporaneo.

Il curatore Ettore Giovanati racconta così lo spirito del progetto: «C’era una sfida: cercare di portare la Galleria Borghese in un altro luogo. L’ho accettata – l’abbiamo accettata – con grande voglia e grande volontà. Per introdurre il visitatore alla Galleria Borghese nella sua nuova sede, abbiamo pensato di allestire all’ingresso della mostra un video che spiega che cosa significhi entrare nella Galleria Borghese».

Lavinia Fontana, Il sonno di Gesù, 1591, olio su rame © Galleria Borghese / foto Mauro Coen
Lavinia Fontana, Il sonno di Gesù, 1591, olio su rame © Galleria Borghese / foto Mauro Coen

L’obiettivo è stato, fin dall’inizio, «far comprendere come, oltre alla prevenzione dell’arte – ricca e indistruttibile nel suo contenuto e nel suo contenitore, cioè la Palazzina Borghese – ci sia tutto un contesto storico. La produzione della Galleria ebbe inizio nel 1607, grazie alla volontà di Scipione Borghese. E da lì cominciò questa impresa da collezionista. Un collezionista che amava sia l’arte antica sia quella moderna, e quindi il libero dialogo tra le arti», prosegue il curatore.

Le grandi opere a Cuneo

Lo spazio della ex chiesa di San Francesco accoglie, quindi, l’allestimento come un paesaggio immersivo che si apre sulle diverse anime della collezione Borghese. Le sale tracciano un percorso che attraversa scuole, territori e sensibilità artistiche del Cinquecento e del Seicento, restituendo la complessità del gusto di Scipione.

«Anche dal punto di vista espositivo era importantissimo per Scipione avere un’autonomia tra pittura e scultura. E in qualche modo abbiamo cercato di riportare questo principio in mostra, soprattutto dividendo il percorso in due sezioni», specifica Giovanati. «Una prima parte è dedicata alle opere antiche, ai grandi maestri del Cinquecento. Ci sono opere dell’ultimo Tiziano, con quel formalismo tipico della pittura veneziana, ma anche opere del Centro Italia e della Toscana. Da Raffaello a Giorgio Vasari, che non fu soltanto un biografo, ma anche un importantissimo artefice e artista. Fino alla scuola eccentrica ferrarese, rappresentata, tra gli altri, da Battista Dossi».

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Il visitatore si trova così davanti al Ritratto di frate domenicano di Tiziano, all’eleganza narrativa di Autunno e Primavera di Jacopo Bassano, all’intensità del Ritratto di uomo attribuito a Raffaello e al lirismo ferrarese della Sacra Famiglia di Battista Dossi. Una sequenza che testimonia come la collezione si sia formata unendo maestri affermati e personalità innovative, spesso individuate con sorprendente intuito.

Gallerie d'Italia Da Raffaello a Bernini. Storia di una collezione
Foto conferenza stampa

La transizione verso il Seicento emerge con forza nel raffinato rame del Cavalier d’Arpino, Fuga in Egitto, e nel Sonno di Gesù di Lavinia Fontana, prima artista donna a ricevere importanti commissioni pubbliche nella Roma di inizio Seicento, che proprio con Paolo V e Scipione stabilì un dialogo privilegiato.

Questo fluire di linguaggi conduce alla grande stagione barocca. Qui la tela Danza campestre di Guido Reni introduce l’universo emotivo e sensuale del Seicento bolognese. Mentre Gian Lorenzo Bernini – il genio “di casa” della famiglia Borghese – appare in mostra con due opere emblematiche della sua parabola artistica. Ovvero, il suo Autoritratto in età matura e la Capra Amaltea, scultura che molti studiosi considerano una delle prime prove in marmo del giovane artista.

È proprio Giovanati a sottolineare il ruolo di Scipione come talent scout ante litteram. «Si rese conto molto presto del talento di artisti come Gian Lorenzo Bernini. Lo fece l’artista “di casa” quando era ancora giovanissimo… In mostra abbiamo forse una delle prime opere che un giovanissimo Gian Lorenzo realizzò proprio in quel periodo: la Capra Amaltea».

(Attribuito a) Raffaello Sanzio, Ritratto di Uomo, 1502-1504, olio su tavola © Galleria Borghese / foto Mauro Coen
(Attribuito a) Raffaello Sanzio, Ritratto di Uomo, 1502-1504, olio su tavola © Galleria Borghese / foto Mauro Coen

La mostra diventa così non solo un percorso tra capolavori, ma il racconto di un progetto culturale che prese forma quattro secoli fa e che continua a esercitare un fascino sorprendentemente contemporaneo. La collezione di Scipione, onnivora e selettiva, colta e visionaria, appare come un repertorio vivente del cambiamento artistico, un atlante del gusto che ancora oggi parla di dialogo tra le arti, potere delle immagini, capacità di anticipare il tempo.

Completano il progetto un allestimento attento alla sostenibilità – con strutture riutilizzate da precedenti mostre della Fondazione CRC – e un catalogo edito da Allemandi con contributi scientifici di Ettore Giovanati, Lucia Calzona e Antonio Iommelli.

In copertina: Guido Reni, Danza Campestre, 1601-1602 circa, olio su tela. © Galleria Borghese / foto Mauro Coen

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