A Bienno incontriamo lo scultore Augusto Daniel Gallo e ammiriamo le sue sculture in ferro: la nostra intervista.
L’arte di Augusto Daniel Gallo a Bienno vive di nuovi stimoli e nuove sfumature: il ferro – strumento che nell’immaginario e tra le mani dello scultore trova nuove forme – nel borgo della Val Camonica è di casa. E così tradizione e contemporaneo si fondono nella fucina di Augusto, dove lo incontriamo per parlare di ricerca, espressione e monumenti.
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«Sono arrivato nel 2017 la prima volta e ho iniziato a entrare nella realtà delle fucine. – ci dice – All’epoca si puntava a ri-valorizzare quella che era stata la lavorazione del ferro, nel mio caso attraverso l’arte e non l’artigianato. Ho colto quell’opportunità e sono entrato in questa realtà, per essere poi integrato nel 2023 nel progetto di Bienno Borgo degli Artisti 2.0, curato da Cinzia Bontempi. Fortunatamente hanno notato la qualità del mio lavoro».
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Augusto Daniel Gallo: il ferro tra passato e futuro
Ormai di stanza a Bienno, dunque, Augusto Daniel Gallo si lascia influenzare dalla storia del borgo, ma anche dalla presenza massiccia di artisti arrivati grazie alle residenze. «La connessione col posto influisce tantissimo, anche a livello tecnico e non solo pratico. – ci spiega lo scultore – Si impara tanto anche dai fabbri di prima e da alcuni che girano per il borgo. Hanno questa abilità che andrebbe persa senza di loro. Io cerco di integrare il vecchio sapere. In modo limitato, perché devo andare veloce».
Tra commenti sull’internazionalità di Bienno Borgo degli Artisti 2.0 e la nuova gestione di Cinzia Bontempi, Augusto scherza sul fatto che spesso, in paese, si vedono tavolate «in cui si parlano tre o quattro lingue. C’è anche qualcuno che traduce». Nel frattempo, torna a lavorare sulle sue opere – alcuni pezzi per la Mostra Mercato e un progetto per la Francia – ricordandoci che lo Spazio Vuoto (tema di questa edizione del Borgo degli Artisti) «è già totalmente integrato nelle mie creazioni, dalle figure più semplici ai monumenti»: «Sembra pensato per me», ironizza.
Foto di Alexander Diego Gil